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Della Vittoria |
21/09/1947 |
h.15.30 |
BARI - TORINO 1-0 (0-0) Bari: Costagliola, Pellicari, Gianmarco, Carlini, Lucchi, Isetto, Cavone, Maestrelli, Tontodonati, Tavellin, Spadavecchia. Torino: Bacigalupo, Ballarin A., Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris. Arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa. Reti: Tavellin 71'. Spettatori: 30.000 circa per un incasso di 8 milioni di lire. Note: Giornata di pieno sole, leggero vento appena sensibile, terreno solo in parte erboso, calci d'angolo 4-3 per il Bari. Cronaca [Tratto da La Gazzetta dello Sport del 22 settembre 1947] Saltiamo tutto quello che ha composto il finale coreografico dello spettacolo, tappiamoci le orecchie per non sentire quello che avviene qui sotto alla finestra del nostro albergo. La gente sembra impazzita, tutta Bari è invasa di folla esultante, allegra e fragorosa. Dallo stadio al centro è una colonna compatta, hanno sul viso tutta la gioia germogliata lentamente sugli spalti dello stadio. Ma dimentichiamo i tifosi, lasciamoli alla loro fresca ed esuberante esultanza e andiamo alla partita, cercando di cavarne fuori il perché del risultato inaspettato. Tutti sorpresi, tutti meravigliati, eppure non c'è proprio nulla di irregolare, eppure, a dir subito quale l'essenza del successo, bisogna affermare che il Bari, specie nella ripresa, si è dimostrato più pronto, più veloce, più bravo dei campioni. Li ha battuti sul tempo; nelle entrate, nelle azioni, negli attacchi, il giocatore in maglia bianca era sempre più sveglio e più preciso di quello in maglia granata. Incredibile, eppure è stato proprio così. Come gli inglesi. Sistema contro sistema. Il Bari ha un allenatore che conosce assai bene i campioni granata e non bisogna meravigliarsi se è riuscito in un'impresa non certo nuova, ma sempre efficace: imbrogliare, cioè con certi accorgimenti di schieramento, gli avversari troppo sicuri. Ci torna alla mente Rappan, allenatore svizzero, e la virtù dei rossocrociati contro gli inglesi. Stessa sorpresa, stesso risultato, stesso tono di partita. Anche allora i campioni d'oltre manica furono presi in velocità dagli svizzeri e non poterono mai legare il filo delle loro azioni perché gli avversari non lo permisero, sembravano persino superiori in numero tanto erano veloci nello spostarsi e pronti a tappare tutti i buchi attraverso i quali avrebbe potuto passare il pericolo. Così il Torino sul campo del Bari. A un certo momento i granata si accorsero che non era possibile muoversi e giocare con lo stile solito dei corti passaggi, degli spostamenti rapidi e dei collegamenti a rotazione continua. Il discorso dei passaggi non poteva filare perché i baresi erano sempre pronti sulla traiettoria a rompere l'intesa e ad incominciare il discorso per conto loro con vice non certo tenorile, ma pur sempre buona per farsi sentire. E il Torino, un po' per l'impeto degli avversari e un po' per lo stato gibboso e irregolare del terreno, non riuscì mai a mutare il tono delle sue azioni, restò stranamente fermo e impacciato, non riuscì mai a balbettare una sola azione affidando tutto il duro compito di contenere lo slancio impetuoso dell'avversario alla difesa estrema che, per fortuna, aveva un Maroso spettacoloso di tocco e potenza, con in più l'aggiunta di Rigamonti e Ballarin perfettamente in palla. Il resto, come reparto, non esistette, ne' si vide mai il famoso quadrilatero giocare, le due mezze ali furono sempre ferme e i mediani laterali dovettero raddoppiare il loro lavoro senza trarne gran profitto. Tutto, insomma, si sgretolò nel Torino, mentre per contrapposto il Bari, sostenuto dall'inizio alla fine dal caldo entusiasmo della folla, andò via via raddoppiando l'impeto e il vigore del suo gioco. Difficile tirar fuori dal blocco compatto della squadra barese gli atleti migliori. Grande sicurezza in difesa, bella prova di Lucchi, assai abile nel gioco di testa, magnifico Cavone che - si noti bene - aveva per angelo custode Maroso. Insomma, un Bari assai più forte di quello che sembrava e certo meglio attrezzato di quanto s'era voluto far credere. Alla fine gli stessi giocatori hanno issato sulle spalle Kutik: anche lui doveva partecipare al trionfo, al magnifico trionfo nella cornice dello stadio gremito di folla, esultante, quasi come fosse impazzita. Cronaca brevissima, dopo le indispensabili lunghe premesse. Azione iniziale del Bari che finisce in calcio d'angolo. Rispondono i granata: prima Loik è atterrato in area da Lucchi, poi anche Ferraris, spostatosi al centro, viene messo giù in piena area, con una carica alle spalle da Pellicari. Tutti i granata reclamano il rigore, ma l'arbitro dice di no. E di va avanti in piena elettricità. Rigamonti carica Tontodonati, questi si volta con tono irritato e volano quattro pugni da far invidia i più celebri pugilatori. Agnolin vede, ferma il gioco, ma non espelle i colpevoli. Troppo buono, i giocatori lo capiscono e ne approfittano. Gioco falloso, comunque senza incidenti gravi. Nella ripresa il Bari si dimostra ancor più minaccioso. Già all'8' su centro di Cavone, Spadavecchia spedisce la palla verso la rete. Bacigalupo para senza trattenere: grande mischia davanti alla porta. Poi la palla esce a lato. Il Bari riprende decisamente quota per arrivare al successo. Ecco: al 26' Gavone e Maroso lottano fine alla linea di fondo. La palla esce e il guardialinee indica il calcio d'angolo. Batte Cavone, alto e lungo, respinge di testa Rigamonti, corto al centro. Tavellin è solo, si aggiusta la sfera sulla destra e tac: il gran tiro raso terra finisce la sua corsa nell'angolo basso, a destra di Bacigalupo. Inutili contrattacchi del Torino. Non si passa più: il Bari tine salda la sua vittoria. |
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