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Penzo
11/09/1949
h.16.30
VENEZIA - TORINO 0-1 (0-0)
Venezia
: Griffanti, Ferron, Pischianz, Castignani, Lucchi, Ottogalli, Vaccari, Massagrande, Bercarich, Nicolitich, Degano. All.: Galli.
Torino: Moro, Bersia, Cuscela, Depetrini, Nay, Macchi, Frizzi, Santos, Marchetto, Tubaro, Carapellese. All.: Bigogno.
Arbitro: Orlandini di Roma.
Reti: Santos 86'.
Spettatori: 12.000 circa.
Note: Degano ha fallito un calcio di rigore al 26'. Il pubblico veneziano ha accolto con sincero affetto l'arrivo del Torino per la prima gara ufficiale dopo la tragedia di Superga.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 12 settembre 1949]
Tutti i granata sono saltati addosso a Santos, autore del goal decisivo, con lo stesso slancio con cui avevano abbracciato Moro quando era riuscito a parare il rigore tirato da Degano. Nessuno ha pensato invece a stringere la mano a Copernico, che con una trovata tattica era stato l'accorto generale della vittoriosa partita. Eppure tre e non due sono i nomi cui va il merito del successo torinese, magnifico e meritato successo ottenuto nel primo incontro di campionato. Sembrava che una tradizione negativa pesasse sul campo di Sant'Elena. Mai negli anni scorsi lo squadrone che comprendeva Loik e Mazzola, aveva potuto acciuffare il punteggio pieno sull'isoletta veneta dove i venti soffiavano costantemente in direzione avversa al granata. C'è riuscito il Torino attuale e l'affermazione è stata naturalmente dedicata ai due giuocatori i cui nomi, assieme a quelli di Ballarin e di Petron, sono scolpiti sulla lapide inaugurata prima della gara. Tifo per i granata. Si prese a giuocare e il Torino fu salutato da un cordiale grido di incitamento. Da chi proveniva, se un'agenzia piemontese che aveva intenzione di organizzare un torpedone di tifosi non era riuscita a trovare più di 18 persone ed era stata costretta a rinunciare al progetto? Ad ogni modo i granata accettarono anche i "forza Toro" detti con cadenza veneta e presero a tenere il campo con vigore. Si distinsero fin dall'inizio Bersia, per la sua velocità, e Depetrini per chiaro senso del giuoco, i due che dovevano poi confermarsi tra i migliori. Cuscela, invece, sceso in gara con 38 di febbre a causa del suo mal di gola non poteva rendere come è abituato. Nay alle prese con Bercarich, un centravanti duro e tenace che non ha paura ad adoperare i gomiti, doveva impegnarsi con tutte le sue energie, e Macchi era talvolta messo in difficoltà dal veloce Massagrande. L'attacco granata con Tubaro spaesato a mezzo sinistro (ma l'esperimento non è fallito in pieno) e i collegamenti non sempre in funzione, aveva i suol numeri migliori negli spunti individuali di Carapellese e di Frizzi. Diremo subito che, a parte un chiaro miglioramento di Macchi nel secondo tempo, questa è stata nel complesso la fisionomia del giuoco torinese per tutti i 90 minuti. Ad ogni modo l'inizio è stato equilibrato e la pressione fu equamente ripartita. Se Bercaritch al 5' su azione confusa dei difensori torinesi otteneva soltanto un corner anziché un goal, all'8' Marchetto era fermato dall arbitro mentre stava per portar via la palla dalle mani del portiere avversario. Al 28' avvenne il primo del due episodi che dovevano decidere la contesa. Un attacco del reparto veneto terminò in calcio d'angolo. Macchi, nella mischia, si vide capitare la palla su urta mano. Rigore. Degano, un anziano a cui non manca certo l'esperienza, scoccò con tutta flemma il tiro quasi verso il centro della porta. Moro, dopo aver accennato a scattare sulle, destra, si fermò di colpo e con le mani e il ginocchio allontanò il pericolo. Apri la ripresa. Un tiro di Nicolltich finito a tre dita da un montante. Al 6' fu di nuovo un granata a suonare l'allarme. Carapellese iniziò una di quelle serpentine che sembrano portare il suo marchio di fabbrica esclusivo. Passò Pischianz, superò Lucchi. Come un artista troppo innamorato del suo quadro, non seppe però mettere fine ai ritocchi. Avrebbe potuto sparare in uno spiraglio fattosi libero, preferì invece dribblare anche Griffanti, e il "vecio" gli soffiò il pallone di misura. Altra bella e buona occasione l'ebbe Santos quando di sinistro tirò più in aito ancora dell'albero di una nave ancorata proprio dietro ai popolari. Sempre sul piede proibito dell'argentino finì al 32' un pallone che aveva percorso un curioso itinerario: dalla scarpa di Pischianz alla testa di Ottogalli (andato K.O. per la violenza dell'urto) fino a Tubaro. Questi era stato pronto ad allungare a Santos, ma Beniamino con la scarpa mancina aveva calciato troppo adagio. Intanto il Venezia, provato dallo sforzo, andava giù di giri. Copernico fiutò il momento buono: un segno a Marchetto ed ecco il ragazzo finire all'ala; un altro a Frizzi e a Carapellese ed ecco il numero 7 diventare centravanti e il capitano stringere un po' più verso il centro. Era la mossa da scacco matto. Infatti a 4' dalla fine Carappa, dopo avere zigzagato fra i difensori avversari, andò a finire tutto sulla destra. Strinse, verso la porta e passò a Marchetto. Colpo di tacco indietro (un tocco perfetto per intuito e precisione), la palla è a Santos. La palla è sul piede destro di Santos, tanto per intenderci. In un attimo essa diventa un bolide che la rete, non la mano, protesa di Griffanti, può fermare.