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Filadelfia
16/09/1956
h.16.00
TORINO - BOLOGNA 1-1 (1-1)
Torino
: Rigamonti V, Grava, Brancaleoni, Rimbaldo, Grosso, Ganzer, Armano, Ricagni, Pellis, Bodi, Bertoloni. All.: Baldi.
Bologna: Giorcelli, Capra, Pavonato, Bonifaci, Greco I, Pilmark, Cervellati, Pozzan, Pivatelli, Randon, Pascutti. All.: Campatelli.
Arbitro: Orlandini di Roma.
Reti: Pellis 13' (T), Randon 21' (B).
Spettatori: 17.000 circa per un incasso vicino ai 10 milioni.
Note: Cielo sereno, temperatura piuttosto calda, terreno in ottime condizioni, angoli 8-7 per il Bologna.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 17 settembre 1956]
Circa ventimila spettatori presenti sul campo. La massa dei tifosi ha risposto subito al primo appello. Tanto s'era detto sul Torino, sulle sue vicende e le sue grane, che la folla ad un certo momento ha pensato che bisognava vedere. Ed ha visto questo: che la squadra granata è migliore di quello che si credeva, che ha possibilità di gioco superiori a quelle piuttosto magre che le si attribuivano, e che delle due unità in campo non è stata certo quella che abbia figurato peggio, anche se poteva riconoscersi al Bologna, e si può riconoscere tuttora, un maggior potenziale di classe. Se prima della partita il Torino avrebbe potuto ritenersi più che soddisfatto di un pareggio, alla fine le facce scure erano pia numerose di quelle allegre. Ha segnato per primo, ha subito il pareggio in un'azione che può senz'altro essere definita un infortunio, e s'è vista stroncata a cinque minuti dalla fine, nel modo più irregolare, un'azione di Ricagni che aveva novanta probabilità su cento di chiudersi con il gol della vittoria. Orlandini ha detto di no; romano, egli appartiene alla scuola di Dattilo, una scuola che ha i suoi pregi e le sue lacune, ora ti giova ora ti danneggia, ed è inutile ancora discuterne, tanto più che gli errori di Orlandini in fondo ci urtano meno di quelli di altri arbitri essendo evidente la preoccupazione di essere tollerante ed equanime. Cerchiamo di riassumere le fasi dell'incontro, dati i limiti di spazio entra cui dobbiamo restare. Subito al primo minuto l'attacco del Bologna si è abbattuto contro la porta avversaria e ne è nata una situazione di estremo pericolo per il Torino, iniziata da Pivatelli lanciato da Pozzan, continuata dallo stesso Pozzan e da Cervellati e troncata da Rigamonti con una respinta in tuffo su tiro dell'estrema destra: Pivatelli riprendeva da posizione arretrata e tirava alto malgrado che il portiere fosse ancora a terra. Primo brivido per i tifosi granata. E' stato il pericolo corso che ha scatenato il Torino. Nel coro della folla la squadra attaccò, rabberciò il suo gioco, lo alimentò col suo slancio, guadagnò terreno filtrando nei settori avversari, con una carica di energia che dava alla manovra quella tinta unica propria del Torino, squadra più da combattimento che da formule tattiche, che sembra sempre sotto lo stimolo di una fanfara. Il gol venne tuttavia improvviso nella più banale delle azioni. Al 18° Pellis, avuta la palla da Bodi, effettuava da più di 20 metri un tiro rasoterra di sinistro: tiro forte ma non troppo, insidioso perché a filo del montante e che sorprese Giorcelli buttatosi con ritardo in tuffo. La palla finì in fondo alla rete. Stordito il portiere che pensiamo sia stato anche ingannato da una leggera deviazione nella corsa della palla forse per l'urto in qualche zolla smossa, storditi i giocatori, stordita persino la folla. Costretto ora a risalire, il Bologna accelerò il ritmo. Le prime impressioni che la sua manovra suscitava dovevano poi avere conferma nel corso dell'incontro. La capacità di elaborare il gioco era certo superiore a quella del Torino, ma gli indugi ora troncavano la manovra, ora le imponevano delle soste, incertezze negli spostamenti, lentezze, e perditempi, in fondo più manovra che gioco vero, e s'intenda la differenza. Ma la pressione si accentuava edi granata la subivano reagendo a tratti finché al 22° la loro resistenza era vinta. Iniziava l'azione Cervellati da circa metà campo piegando al centro, di fronte ai difensori che arretravano. Ad una trentina di metri egli passava a sinistra, la palla toccava Randon e giungeva a Pascutti che era già in corsa sulla direzione del passaggio. Il tiro di quest'ultimo era intercettato da Rigamonti che non riusciva a trattenere la palla, Grosso la ricuperava e, nella mischia a pochi passi dalla rete e col portiere a terra, cercava (almeno è stata questa la nostra impressione) di cavarsela con un corner, ma il tiro incontrava l'avanzante Randon che riceveva la palla sul ventre deviandola verso la rete. Inutilmente Rigamonti, annaspando, tentava di raggiungerla. Il gioco si stabilizzò allora prevalentemente a mezzo campo. Sfuriate improvvise, tentativi di colpi di mano lanciati con grande decisione dal Torino, abbozzi di manovra più complessa da parte del Bologna. Tre uomini fra i granata animavano particolarmente il gioco: Ganzer, Bertoloni, Bodi, quest'ultimo esuberante e lanciato a perdifiato su tutte le palle, anche se sommario. Dietro, Brancaleone superiore all'attesa, Grosso calmo e preciso,; Grava scattante e tempista. Il punto di riferimento del gioco di Grosso era naturalmente Pivatelli. Contro un avversano simile si può rischiare un'entrata ma non tanto da rendere irrimediabile l'errore. Grosso restò nei limiti del rischio minimo, efu il suo grande merito. Pivatelli rimase bloccato, sfuggì poche volte e male, la precipitazione inevitabile gli guastò i tiri. Situazioni di rilievo non se ne ebbero più, il Torino continuò a tener su il ritmo del gioco perché quella era la sua arma, guai a rallentare, ed a dar corda all'avversario; il Bologna da parte sua ai isterilì nel costruire, Rigamonti ebbe lavoro ma non tale da metterlo in pericolo, e la sola cosa che i tifosi granata potessero temere era l'esaurimento della loro squadra il cui motore, evidentemente, era troppo su di giri. Nella ripresa, infatti, questo timore non tardò a prendere consistenza. La squadra granata, dopo un inizio guardingo, spinse presto l'acceleratore e per un buon quarto d'ora il tono non mutò. Al 9' Bertoloni, intervenendo di testa con gran veemenza su centro di Grava che aveva trovato terreno libero dopo aver vinto, un duello con Pascutti, mandava sopra la traversa da tre o quattro metri e restava poi stordito qualche istante a terra. A metà tempo il Torino cominciò a risentire lo sforzo e fu questo il suo periodo meno brillante. La stanchezza annebbiò la mente di alcuni atleti che avevano dato troppo, i passaggi sbagliarono direzione, istintivamente i granata si radunarono nel loro campo. Il Bologna non seppe trame profitto, il suo gioco offensivo non migliorò gran che per quanto Cervellati si prodigasse un po' dappertutto; solidi come piloni di cemento restavano i due laterali, Bonifaci e Pilmark, dominatori del centro campo. A sei minuti dalla fine avvenne l'episodio a cui già abbiamo accennato. Una fuga isolata di Ricagni sulla sinistra era controllata nella fase terminale da Greco. Quasi sulla linea di fondo Ricagni, con una finta, ingannava l'avversario (si era a tre metri dalla porta) piegando verso l'interno, solo. Greco allungava allora un braccio trattenendo il granata e insistendo per essere ben certo che non gli sfuggisse. Ricagni non poté svincolarsi dall'intralcio, Orlandini non trovò nulla di irregolare e fece cenno di continuare, la folla scoppiò in urli e fischi. La ventata sonora durò cinque buoni minuti, sino alla fine. Orlandini non se ne dette per inteso. L'arbitro ha sempre ragione.