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Filadelfia |
27/09/1959 |
h.16.00 |
TORINO - CAGLIARI 5-0 (4-0) Torino: Soldan, Scesa, Cancian, Bearzot, Lancioni, Bonifaci, Crippa, Mazzero, Virgili, Moschino, Ferrini. All.: Senkey. Cagliari: Bertol, Tiddia, Simeoli, Serradimigni, Stefanelli, Loriga, Mezzalira, Turchi, Busetto, Colomban, Congiu. All.: Perati. Arbitro: Angonese di Mestre. Reti: Moschino 11', 37', Virgili 17', 56' rig., Ferrini 14'. Spettatori: 20 mila circa di cui 18.369 paganti. Cronaca [Tratto da La Stampa del 28 settembre 1959] ?La vittoria che il Torino, in occasione del suo ritorno sul proprio terreno, ha riportato è risonante e bella. Ma ci si lasci dire che, di più risonante e significativo ancora del risultato, c'è stato, nella giornata un fatto: la dimostrazione inscenata dal pubblico alla squadra alla sua entrata in campo. L'undici del Torino che - peccato - non poteva rivestire i colori granata per evitare confusione con quelli dell'avversario, entrò in campo per primo, isolatamente, come per andare incontro ai desideri del pubblico. Più di ventiduemila persone erano nel recinto: i posti popolari erano rigurgitanti. La gran massa faceva spicco sul verde del terreno di giuoco, che si presentava in condizioni ottime. Entrò la squadra sul campo, e prese subito la rincorsa verso i posti popolari, e fu come se l'esercito degli spettatori fosse esploso, tanto potente fu l'acclamazione che la salutò. Un urlo lungo ed altissimo, in cui c'era fede, gioia e speranza, nonché lo sfogo di sentimenti diversi per tanti mesi compressi. Diecine e diecine di bandiere granata sventolavano sulla folla ed un po' dappertutto, fin sui balconi e sui tetti degli edifici vicini. Si fa volentieri abuso dell'aggettivo commovente nel mondo dello sport moderno. La manifestazione a cui abbiamo assistito lo merita tutto, questa volta, questo qualificativo. A più di una persona, che alle emozioni del giuoco del calcio ha fatto il callo, si inumidì il ciglio. Era una altisonante dichiarazione di fedeltà ad un sodalizio, che, colpito dal fulmini delle avversità non vuole morire. Una scena che durò una diecina di minuti, e che meritava, da sola, di essere vista. Poi venne il resto, e la sorte volle che, nello spazio di sette minuti, subito - dal decimo al diciassettesimo del primo tempo, il pubblico avesse modo di esplodere in tre successivi scoppi di giubilo, per tre reti consecutive segnate dai suoi beniamini. Fu prima la mezz'ala sinistra Moschino su passaggio di Virgili, fu, tre minuti dopo l'ala sinistra Ferrini ben servito ancora dall'uomo di centro, fu infine Virgili stesso in ripresa di un centro di Crippa. Tre a zero, dopo poco più di un quarto d'ora di giuoco, voleva dire il risultato dell'incontro messo senz'altro al sicuro. Era perfin troppo presto - e troppo facile - per dar modo ai fedelissimi sostenitori dei granata di soffrire e di tifare, come essi sono soliti fare per il successo dei propri colori. Più che belle per la potenza dei tiri, quelle tre reti che decisero di tutto, lo furono per il senso di opportunismo con cui furono segnate. Tre tiri eseguiti non soverchiamente da lontano, aventi tutti di mira l'angolo basso della rete dove il portiere avversario ben difficilmente poteva arrivare con un tuffo o con un volo. Il portiere cagliaritano ne risultò come stordito e frastornato. Ed il triplice successo mise come le ali ai piedi all'undici granata. Ebbe, fra altro, questo successo, la virtù di ispirare confidenza in sé stesso, a quel bel giuocatorino che è la mezz'ala Moschino, un bel tecnico un po' timido ed un po' privo di potenza. Da quel momento egli prese a giuocare come se fosse divenuto sicuro di se stesso. Lo dimostrò, colla calma e colla maestria con cui segnò il quarto punto, l'ultimo del primo tempo: avuto il pallone da Mazzero in un momento in cui si trovava smarcato, egli attese che il portiere Bertola si fosse mosso e spiazzato, per spedire di precisione, la palla nello spazio rimasto scoperto. Alla ripresa, l'incisività della prima linea dei padroni di casa diminuì alquanto. Un po' perché il risultato essendo oramai saldamente al sicuro, essi ritenevano che non fosse il caso di correre inutili rischi. Ed un po' anche perché Bearzot, il capitano, che era entrato in campo con un piede indolenzito a seguito della partita di San Benedetto del Tronto, dovette ad un dato punto rifugiarsi all'ala destra: al suo posto retrocesse allora l'ala sinistra Ferrini. Gran parte del secondo tempo della partita fu speso dai torinesi nel tentativo di far segnare almeno una rete a Mazzero, l'unico dei componenti del trio centrale rimasto a mani vuote. L'ex-triestino era perseguitato dalla mala sorte però. Di occasioni i compagni gliene procurarono parecchie, ma non un solo tiro egli riuscì a mettere a segno. Ad un dato momento, a terzini e portiere scavalcati, a porta totalmente sguernita cioè, egli colpì violentemente la traversa, invece di spedire in rete. L'unico punto della seconda parte dell'incontro, fu segnato da Virgili con una gran legnata su rigore. Bisogna dire che la prova fatta dal Torino contro il Cagliari va definita come un notevole e generale miglioramento su quella sostenuta otto giorni prima a San Benedetto del Tronto. Ugualmente franca e sicura la difesa, è stato l'attacco a fare questa solfa un bel passo in avanti. Innanzi tutto, una maggior mobilità ed un miglior senso di intraprendenza, in tutti cinque i componenti il settore. Di conseguenza, una più schietta combattività ed uno spirito di incisività più marcato. Moschino, la mezz'ala va senz'altro definito come un bel tecnico. Il suo controllo della palla è nitido. E Ferrini, che ha avuto occasione di dimostrare ieri la sua versatilità, ha fatto, specialmente nel corso del secondo tempo, cose di rilievo. Scesa, il terzino si è conquistato le simpatie del pubblico torinese, coi suoi interventi - specialmente di testa - precisi ed intelligenti. Saldi e tempestivi sono stati Lancioni e Cancian. Soldan ha avuto a che fare con un tiro veramente pericoloso - in inizio di partita - questa volta, e si è portato egregiamente. E Bonifaci è il perno su cui gira l'intera squadra Forse non troppo dura e registrata è stata la resistenza incontrata dal Torino in questa occasione. I cagliaritani non sono soliti ai terreni erbosi, giuocando, normalmente come giuocano, su di un campo duro, secco ed arido. Ieri essi mancavano del loro centravanti abituale, ma, nel complesso hanno fatto le loro cose migliori puramente a metà campo. Nelle due aree non hanno eccelso. Una certa tendenza ad ingarbugliarsi, essi hanno mostrato in difesa quando sottoposti a pressione un po' energica, ed all'attacco di incisività non hanno dato prova. Sorpreso, il Cagliari lo è stato di certo dalla maschia prova fatta dal Torino - lo ha detto chiaramente dopo la partita. Credeva di trovare un agnellino, ed ha incontrato un toro. |
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