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Campo Marzotto |
01/05/1960 |
h.16.00 |
MARZOTTO VALDAGNO - TORINO 0-0 Marzotto Valdagno: Servidati, Ruffinoni, Buzzacchera, Sacchiero, Porra, Pancaro, Busato, Rumignani, Temellin, Schiavo, Mosca. All.: Fattori. Torino: Soldan, Grava, Scesa, Bearzot, Gerbaudo, Ferrini, Santelli, Virgili, Gualtieri, Bonifaci, Crippa. All.: Senkey. Arbitro: Parisi di Messina. Reti: - Spettatori: 2.800 circa. Note: Giornata fredda ma soleggiata, terreno in discrete condizioni, pubblico scarso. Cronaca [Tratto da La Stampa del 2 maggio 1960] I tifosi pensano molto in fretta in certe occasioni. Quando dagli altoparlanti sentono il nome di Charles come centromediano, quelli di parte bianconera si mettono ad urlare di gioia. Fulmineamente hanno capito che Nicole è stato recuperato. Scenderà in campo come centrattacco. Oggi ci si potrebbe chiedere se un smezzo Nicolé, non ancora guarito dalla botta presa contro il portiere del Panathinaikos, abbia rappresentato un vantaggio per i juventini. Poco prima del fischio di inizio però tutti la pensano così ed i bandieroni bianconeri - il quaranta per cento del totale, il Torino in periodo di vena è più popolare - sono agitati festosamente a salutare l'ingresso delle squadre. Il sole ha rotto la cortina di nubi e illumina lo Stadio che offre un notevole spettacolo di folla. Tuttavia non tutti i posti risultano esauriti. La difficoltà di acquistare i biglietti in zone lontane dal campo e la pioggia avevano trattenuto parecchi spettatori; quando si sono decisi era tardi. I sostenitori del Torino sono i più agitati. Fanno risuonare i loro campanacci, ostentano vessilli granata e scritte inneggianti soprattutto a Law, nuovo idolo del pubblico torinese. All'entusiasmo della folla fa contrasto la visibile emozione dei ventidue atleti. Ferrini è pallido, Mora nervoso; perfino l'impassibile Baker appare meno controllato del solito. Soltanto Rosato, la diciottenne rivelazione del Torino, dimostra la tranquillità di un veterano. Lo sentiremo, durante la partita, dirigere alla voce la manovra difensiva della sua squadra. Rosato sa di avere delle notevoli doti e punta su di esse per sfondare. Anche il giovane Mazzia non è troppo turbato dal fatto di dover affrontare in prima battuta lo spauracchio Law. Mazzia risulterà uno dei migliori in gara. Rosato e Mazzia, due nomi da ricordare. Il derby, oltre a fante vicende appassionanti ha presentato anche delle belle promesse per il calcio italiano. Gambarotta alza la sua abituale moneta da cinque franchi svizzeri per far scegliere il campo: alla Juventus tocca la battuta di inizio. Pronti, si incomincia, sono le 15,31. Secondo la bella abitudine imposta dalla moda delle tattiche si cerca di individuare sulla scacchiera del terreno da gioco come sono disposte le pedine. La Juventus conferma Charles difensore libero con Bercellino sul centravanti Baker. Leoncini è terzino, ma si alternerà con Emoli in modo che il mediano abbia a tratti dei turni di relativo riposo. Mazzia, infine, è parte dell'attacco soltanto come numero di maglia. Si mette a fare il pendolo a centrocampo, in modo da trovarsi sulla direttiva di marcia di Lato. Se questi riesce ancora ad avanzare o Emoli o Bercellino affrontano allora l'inafferrabile inglese, mentre i restanti bianconeri corrono a piazzarsi vicino agli altri granata in modo da chiudere a Denis le possibilità di passaggio utile. Tattica buona; il Torino segnerà soltanto su punizione. Tra lemaglie rosse il giovane Rosato è libero Ferrini si muove a metà campo. Crippa e Cella iniziano facendo davvero le ali, ma si scambiano il posto e nessuno riesce a capire il perché, essendo risaputo come Crippa a destra si trovi decisamente a disagio. Due episodi notevoli nella prima mezz'ora. Charles e Anzolin (lo prendi tu o lo prendo io, il pallone) combinano un solenne pasticcio e per poco non ne approfitta Baker, l'opportunista. Mora spedisce una punizione a parabola calante a fil di traversa e Panetti è bravo a deviare in angolo. Poi Mora viene messo involontariamente k.o. da Rosato, in uno scontro fortuito. Non v'è stato del malanimo e non si comprende perché un granata fermi il ragazzo mentre simpaticamente si sta avvicinando all'avversario per chiedergli scusa o per aiutarlo ad alzarsi. Mora rimane a terra e viene trasportato ai bordi del rettangolo. Rimarrà assente dal gioco per quattro minuti e gliene vorranno almeno altrettanti per riprendersi del tutto. La partita prosegue: un tiro di Sivori, una parata di Panetti, una splendida rovesciata di Law, poi Charles salta di testa e respinge sulla linea di porta (ma Anzolin era pronto anche lui ad intervenne). Il Torino entra infine nella fase di maggior efficienza. E' un quarto d'ora di gran gioco da parte dei granata, i quali chiudono gli avversari nella loro metà campo e portano attacchi su attacchi. In un duello con Baker, Charles, al 32', per la seconda e ultima volta non dimostra la abituale prontezza. Per eccesso di confidenza si lascia soffiare la palla dal centravanti. Anzolin vola sui piedi del granata, afferra il pallone, lo perde, lo riprende. Lo spazio di un secondo o anche meno, ma il rischio è stato grosso per i juventini. Poco dopo Crippa, dalla posizione di ala sinistra lascia partire un tiro fortissimo e ben angolato. Altro volo di Anzolin; palla lontana. Con Sivori che nonè al massimo della forma, Nicolé soltanto semi-guarito, Mazzia che fa da uomo di centrocampo, l'attacco juventino non è in grado di alleggerire il lavoro della retroguardia. Difatti l'azione ristagna in area bianconera e perfino il terzino Scesa può impegnare il portiere dei campioni. Ancora un bel centro di Crippa dalla destra verso Baker. L'inglese tocca a colpo sicuro da due passi; poi ha un gesto di dispetto. Come ha fatto Anzolin ad evitare quel goal che pareva ormai fattoi. Si termina dunque senza reti e subito, all'inizio della ripresa, ecco il fattaccio. Settimo minuto. Bearzot e Sivori lottano (di gomito) fianco a fianco come ciclisti in volata. L'arbitro vede un fallo del juventino e fischia in favore del Torino. A parer nostro era stato per primo il mediano a trattenere l'attaccante che stava per superarlo. Comunque nulla di grave. Sivori deve però essersi lasciata scappare una pepata frase di protesta. Gambarotta lo espelle, durante una scena movimentata. Il principio del rispetto all'arbitro è ovvio, tuttavia, a parte la ormai banale considerazione che in Italia le entrate dure e pericolose vengono punite si e no al cinquanta per cento, mentre le offese all'arbitro trovano una sanzione totalitaria, ci si potrebbe porre una domanda. Gambarotta, il quale prima e dopo l'episodio ha sentito ben chiare proteste da parte di atleti, doveva proprio rimanere accanto al pallone, una volta fischiato. E se si fosse portato subito nella zona dove la punizione sarebbe stata spedita, avrebbe avuto il duplice vantaggio di mettersi in un punto più favorevole per controllare il seguito del gioco e di non rimanere a discutere con un suo dipendente L'arte del comando consiste nell'essere fermi quando si danno disposizioni, ma anche nell'evitare di suscitare reazione da parte di chi deve ubbidire. La frase che Sivori ha fatto malissimo a dire all'arbitro non sarebbe neppure stata pronunciata e tantomeno udita se il direttore di gara avesse fatto proseguire immediatamente il gioco. Senza il suo miglior attaccante, la Juventus potrebbe andare alla deriva; invece ha una inaspettata reazione d'orgoglio. Anziché difendersi si spinge all'attacco e Mora, Stacchini, Emoli e Mazzia fanno partire tiri da distante. Sono puntate più che altro dimostrative, poiché Panetti para con tutta sicurezza. Gambarotta, intanto, lascia correre un'entrata piuttosto rude di Leoncini su Buzzacchera e quando il bianconero la ripete su Ferrini interviene. Batte il calcio franco lo stesso Ferrini, mentre i difensori della Juventus non sono abbastanza svelti a marcare i loro avversari. Baker è libero, la palla gli arriva sul piede, vana è l'uscita di Anzolin. E' il goal decisivo. Charles, a questo punto, tenta il tutto per tutto spostandosi all'attacco e quattro minuti dopo la Juventus sciupa incredibilmente l'occasione del pareggio. Una deviazione di testa di Charles, appunto, fa spiovere la palla verso Mora. Ferrini d'istinto alza il braccio toccando la sfera. Rigore concesso con severità forse eccessiva. Mora prende una rincorsa troppo lunga e all'ultimo momento cambia direzione del tiro. Fatto sta che la palla vola via a lato del palo di destra, mentre i granata si abbracciano per lo scampato pericolo e la curva di via Filadelfia, quella abitata in maggioranza dai sostenitori del Torino, esplode in un grido di entusiasmo. La Juventus non riuscirà più a risalire la corrente, anzi vi sarà ancora un goal di Law annullato per precedente fallo di Baker. Il Torino vince così in modo meritato e balza nell'alta classifica del campionato, al secondo posto. Vi giunge con il piglio autoritario di una squadra che ha mezzi per primeggiare. Da anni non accadeva un fatto del genere: il grande ritorno del Torino è un avvenimento per lo sport italiano. |
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