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San Siro |
17/10/1965 |
h.15.00 |
INTER - TORINO 4-0 (2-0) Inter: Miniussi, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Domenghini, Suarez, Corso. All.: Herrera. Torino: Vieri, Poletti, Rosato, Bolchi, Puia, Ferretti, Meroni, Ferrini, Orlando, Moschino, Simoni. All.: Rocco. Arbitro: Lo Bello di Siracusa. Reti: Aut.Rosato 15', Mazzola 42', 63', Domenighini 46'. Spettatori: 59.469 di cui 46.504 paganti per un incasso di circa 63 milioni più 12.965 abbonati. Cronaca [Tratto da La Stampa del 18 ottobre 1965] Per il Torino, che si era presentato a San Siro per incontrare l'Inter, con un dispositivo tattico di difesa forse troppo nuovo, ma certamente studiato anche nei dettagli, quattro goals sono certamente troppi, anche se ad aprire la strada al clamoroso successo dei neroazzurri è stata una disgraziata autorete. Essa è venuta dopo pochi minuti di gioco, esattamente al 16'. L'azione è nata da un superbo assolo di Corso sfuggito con estrema facilità al controllo di Bolchi. Corso si spostava sulla destra, e giunto a fondo campo centrava verso Jair. Il tiro del brasiliano era nettamente sbagliato, ma Puja tentava il rimando, e la palla rimbalzando su Rosato finiva in rete. Il merito dell'Inter stava tutto nell'azione di Corso, ma il goal dava ai neroazzurri il vantaggio di poter giocare d'incontro, tattica che Herrera ed i suoi preferiscono. Proprio per quell'autogoal risultava presto assurdo lo schieramento ideato da Rocco per la circostanza. Escluso Fossati, il tecnico granata aveva ideato queste marcature: Moschino come battitore libero, Puja a controllo di Domenghini, Rosato su Mazzola, Bolchi su Corso, Poletti su Jair, Ferrini su Suarez, Ferretti su Bedin. A parte l'evidente errore dì affidare a Bolchi il controllo di Corso in gran forma, lo schema era accettabile se non avesse avuto l'handicap della improvvisazione. Ed.. Improvvisare contro l'Inter vuol dire rischiare brutte figure. Così dopo due abili e fortunate uscite di Vieri su Jair ormai solo in piena area (al 26' ed al 30') veniva anche il secondo goal: punizione contro il Torino con Suarez che lanciava Jair (libero dalla marcatura di Poletti). Il centro dell'ala trovava Mazzola pronto a deviare in rete. Poletti era fermo, Puja sconcertato, e Rosato si è trovato tra due avversari senza possibilità di intervenire (43'). La ripresa registrava all'inizio la terza rete: allungo di Suarez a Mazzola. Questi, superati Rosato e Puja, dava al centro: Domenghini (anche lui solo!) calciava male e fortissimo. La palla batteva sulla traversa e finiva in rete: 3 a 0 al primo minuto. Il bottino neroazzurro veniva completato da Mazzola al 18'; il giovane attaccante schiacciava in rete un pallone centrato bene da Bedin. Sul 4 a 0 l'Inter cercava l'accademia per accontentare i suoi numerosi ed appassionati tifosi. Il Torino reagiva con qualche sporadica azione, ma il suo gioco era senza animo e senza volontà. Canzone molto triste per il povero Torino quella di San Siro 1965. Da tempo, da quando la squadra si era messa tecnicamente sulla strada buona, quella che l'ha portata in avanti, non avevamo più visto l'undici granata giocare in modo così confusionario. C'entra fino a un certo punto, nella sconfitta subita, il merito dell'avversario, che pure è di una classe superiore. C'entra, essenzialmente, il demerito proprio. La compagine era sconclusionata per la composizione nella quale era stata mandata in campo; questo uno dei motivi che subito salta all'occhio nella ricerca di una spiegazione per la cattiva prova fatta. La difesa innanzitutto non era quella solita. Parte degli uomini si presentava in posizioni che non erano quelle occupate abitualmente. Rimasto fuori Fossati, Poletti era passato sulla sinistra e Rosato era diventato il terzino destro, mentre la posizione contraddistinta dal numero 5 era stata assunta da Puja. A fungere da difensore arretrato era accorso subito l'attaccante Moschino. Una disposizione, questa, per la quale la squadra non aveva né consuetudine né grande preparazione. Non è che, cambiando di posto gli uomini, si abbia sempre garanzia assoluta che l'ordine e il funzionamento delle cose non vengano turbati. Ieri risultò invece che questa difesa, di solito così chiusa, così ordinata e così sicura di se stessa, apparve presto incerta, scolorita e facile ai malintesi. La prima delle quattro reti subite non c'entra. Quella fu il frutto di una pura ed autentica disgrazia: un difensore che nel tentativo di liberare colpisce le gambe dell'altro e fa così deviare la palla in rete. Per le altre tre marcature, gli avversari che hanno segnato - due volte Mazzola ed una Domenghini - si sono venuti a trovare, al momento del tiro, tutti liberi, senza un difensore granata che almeno rendesse loro difficile il compito. Sono state tre reti lasciate raccogliere in piena libertà. Di esse, la sola che ha avuto da parte dei nerazzurri un chiaro elemento di valore, di merito e di bellezza, è stata l'ultima, quella che ha visto Mazzola colpire di testa la palla con rara forza e precisione. Un altro fatto. Moschino, che personalmente non era alla sua prima prova come difensore libero, ha per la funzione assegnatagli doti positive e qualità negative. Ieri egli ha messo in mostra queste ultime, ha detto che possiede dei limiti. Lui, piuttosto scarso di statura, sui palloni alti non è mai potuto intervenire, è sempre rimasto tagliato fuori dall'azione. Detto questo, si può dichiarare che nel corso del primo tempo la sorte subita il Torino non se la meritava appieno. Senza emergere per qualità penetrative, ha comi battuto e ha sviluppato forse più ancora azioni di attacco del suo emerito oppositore. E' stato stroncato, il Torino stesso, da un colpo della mala sorte al momento in cui il quarto d'ora di gioco era appena scoccato. L'ala destra milanese Jair aveva mandato al centro un pallone non indovinato affatto, Puja, coi piedi quasi sulla linea della porta, aveva fatto per respingere, ma aveva invece colpito in pieno le gambe di Rosato, che gli stava davanti, e sul ripicco la palla ora inevitabilmente rimbalzata in rete. Un netto infortunio che contribuì a mettere in mostra l'impraticità della difesa, perché la squadra, nel tentativo di risalire lo svantaggio, si protese subito notevolmente in avanti e si scoprì decisamente nelle linee arretrate. Dopo di questa disgrazia venne proprio, sulla fine del tempo, il primo di quei tre regali ai quali abbiamo accennato dinanzi: Jair passò a Mazzola che davanti alla porta non aveva nemmeno l'ombra di un uomo che lo marcasse, e al nerazzurro non rimase altro da fare che sospingere la palla nella rete. E' stato nel secondo tempo che il Torino è andato a rotoli. In esso i granata, forse scombussolati, hanno nettamente meritato la sconfitta. L'estrema difesa è andata a catafascio e, se non era per Vieri che, con uscite piene di decisione e di coraggio, arrivava a bloccare alcune situazioni veramente difficili, la squadra sarebbe forse incorsa in una vera catastrofe. Domenghini con un tiro sbagliato segnò proprio all'inizio della ripresa e Mazzola chiuse la serie con la migliore delle reti della giornata, quella gran testata di cui già abbiamo detto. Per questi motivi l'Internazionale si è trovata davanti una strada spianata. Nel primo tempo ha avuto nelle mani più di quanto meritasse. Nel secondo ha fatto assolutamente quello che ha voluto senza sudare, senza sforzarsi. Tanto che il vero grado di forma in cui si trovi attualmente l'undici nerazzurro riesce perfino difficile da determinare. Certo che i nerazzurri hanno nel complesso nettamente soverchiato i loro oppositori ma, dice un vecchio proverbio francese dei tempi cavallereschi, ''a vincere senza pericolo si trionfa anche senza grande onore''. Il fatto capitale della giornata rimane il crollo di forma e di efficienza della squadra granata. Nessun grave incidente di gioco nel corso dell'incontro. Molto pubblico e tempo più che discreto. Verso il termine del secondo tempo, il terzino Facchetti riportava una lesione muscolare, per cui andava a confinarsi all'ala sinistra. Grande esplosione di gioia al termine della partita, quando giungeva la notizia che il Milan aveva perso a Firenze. |
w w w . a r c h i v i o t o r o . i t | ||
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