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Martelli
23/10/1966
h.14.30
MANTOVA - TORINO 0-0
Mantova
: Zoff, Pavonato, Corsini, Volpi, Spanio, Giagnoni, Spelta, Catalano, Di Giacomo, Jonsson, Salvemini. All.: Cadé.
Torino: Vieri, Poletti, Trebbi, Cereser, Maldini, Puia, Simoni, Ferrini, Combin, Moschino, Meroni. All.: Rocco.
Arbitro: De Robbio di Torre Annunziata.
Reti: -
Spettatori: 12.910 di cui 9.450 paganti per un incasso di 12.145.000 lire e 3.460 abbonati.
Note: Terreno leggermente allentato per la pioggia caduta nei giorni scorsi, leggera foschia andata diradandosi col passare dei minuti; ammonito Pavinato per gioco scorretto, calci d'angolo 2-0 per il Mantova.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 24 ottobre 1966]
Il Torino ha portato via un bel punto di classifica dal difficile terreno di Mantova. Il Mantova stesso è una squadra ben ardua da battere sul proprio campo e fuori. Lo confermano, lo dimostrano i fatti. Da sei mesi a questa parte, dagli episodi finali del campionato scorso cioè, quando ancora militava nella categoria dei cadetti, il Mantova stesso non ha subito sconfitta. E' squadra piena di buona volontà. Lotta con uno slancio esemplare. I suoi giocatori danno prova di grande velocità e mobilità. Se a queste doti si unisse un po' di precisione, specialmente per quanto riguarda il tiro in porta, lo stato di servizio dei mantovani già brillante potrebbe essere ancora migliore. La squadra lombarda invece segna poco, anche se lascia segnare meno ancora. In sei partite giocate finora ha realizzato cinque reti, e ne ha subite solo quattro. Regime di economia in tutti i sensi, il suo. Regime che comunque ha portato la squadra a mantenersi nella metà superiore della classifica, ben lontano dai suoi due compagni di promozione, il Lecco e il Venezia, confinati negli ultimi gradini della scala. A questa coraggiosa compagine, il Torino ha contrapposto un gioco intelligente e pieno di prudenza. All'avversario - che aveva finito per allineare il centravanti Di Giacomo - ha contrapposto in campo sia Vieri, come Puia, come infine Combin, ponendo a riposo il solo Facchin, e ha bloccato totalmente ogni velleità dei mantovani, non solo, ma se una rete nel corso dell'intera partita poteva e doveva essere segnata, questa avrebbe dovuto essere registrata a favore dèi granata. À reggere preponderantemente il peso della maggior parte dell'andamento dell'incontro, è stata la difesa granata. Calma, fredda, calcolatrice, questa ha tenuto decisamente a freno tutte le offensive dei suoi oppositori. Maldini, col suo contegno di difensore accorto ed esperto, diffonde attorno a sé la sicurezza, e Poletti, Trebbi, Cereser e Puia l'assecondano in modo veramente lodevole. Al nome di questi difensori va associato poi con un meritato encomio quello di Ferrini, che ieri ha lottato gagliardamente, presente in ogni settore del campo dove c'era bisogno di sostegno e di aiuto. Questo Ferrini sta gradatamente ritornando all'efficienza di mesi or sono. L'attacco è stato un po' quello di domenica scorsa, quello cioè che aveva combattuto contro la Juventus, per quanto la sua composizione fosse differente da quella d'allora. Questa volta c'era Combin al centro, e Simoni e Meroni alle due ali. Hanno lottato tutti, come possono al solito lottare tre uomini contro un numero per lo meno doppio di difensori. Combin ha fatto quanto ha potuto e avrebbe anche dovuto segnare proprio verso la fine del primo tempo l'unica rete della giornata. Chi, nei riguardi del pubblico, ha fatto le spese della giornata, è stato Meroni. Non ha potuto toccare una palla, specialmente nel corso del primo tempo, senza essere subissato da un coro di ululati e di insulti. Gli spettatori ce l'avevano particolarmente con lui: lo avevano preso di mira, non si sa bene se per l'affare dell'Inghilterra, o per la mole dei peli che selvaggiamente vengono lasciati crescere sulla sua testa. Eppure, nell'ultima parte dell'incontro, se non era per un plateale fallacelo di Pavinato, egli avrebbe potuto, anche lui, assicurare alla sua squadra il vantaggio. La partita in sé non merita una lunga e particolareggiata descrizione Non troppi spettatori erano presenti: poco più di 12 mila persone si trovavano nel recinto, 9460 delle quali paganti. L'incasso è ammontato alla somma di poco più di dodici milioni. Pubblico entusiasta ed anche alquanto rumoroso, specialmente nella prima parte della partita, fino a quando cioè ha potuto sperare nel successo dei suoi beniamini. Il campo al solito era in ottime condizioni. Il primo episodio degno di menzione nell'incontro è stato proprio Combin a crearlo. Ricevendo la palla da Meroni, che si era trasferito sulla destra, il franco-argentino sferrava un tiro alto che Zoff sempre un valido difensore, ha avuto qualche difficoltà a parare. Seguiva tutta una serie di attacchi dei mantovani, su uno dei quali l'ala destra Spelta chiamava all'opera Vieri con un colpo di testa. Poi si vedeva subito che 1 difensori granata dominavano con sicurezza la situazione. E non fu che verso il termine che si giunse al tentativo che per poco non portava Combin a segnare. Un lungo centro proveniente dalla sinistra granata metteva in possesso del pallone il centravanti. Per quanto marcato strettamente da un avversario, egli faceva partire, di sinistro, una secca legnata. Zoff, allungandosi tutto, deviava la palla sulla sua destra e la mandava ad urtare il montante, e l'azione aveva termine con la sfera che sgusciava a lato per pochi centimetri. Dieci minuti dopo l'inizio della ripresa, Meroni, riprendendo un allungo dalle retrovie, sgusciava via in modo irresistibile. Pavinato lo inseguiva e poco prima dell'area di rigore lo fermava agguantandolo per la maglia prima e abbracciandolo strettamente dopo. Un fallaccio plateale, abbiamo già detto. Fallaccio che era seguito da una punizione e da un nulla di fatto. Poi, per lunghi minuti, il Mantova esercitava una pressione puramente di carattere territoriale, e senza conseguenza pratica alcuna. Infine, nell'ultimo quarto d'ora, il Torino, facendosi avanti baldanzoso, sferrava tutta una serie di attacchi che seminavano l'apprensione nella difesa dei padroni di casa. Nulla di fatto comunque. Il risultato dì parità finiva per dare ragione ad entrambi contendenti, non scontentando nessuno dei due.