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Penzo
12/02/1967
h.15.00
VENEZIA - TORINO 1-1 (0-1)
Venezia
: Bubacco, Grossi, Mancin, Benitez, Nanni, Cancian, Bertogna, Beretta, Manfredini, Mazzola, Dori. All.: Segato.
Torino: Vieri, Cereser, Fossati, Puia, Maldini, Bolchi, Simoni, Ferrini, Meroni, Moschino, Facchin. All.: Rocco.
Arbitro: Acernese di Roma.
Reti: Meroni 8' (T), Dori 90' (V).
Spettatori: 9.474 di cui 4.007 paganti più 5.467 abbonati per un incasso complessivo di quasi 5 milioni.
Note: Cielo sereno ma freddo intenso, terreno in ottime condizioni. Calci d'angolo 6-4 per il Venezia.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 13 febbraio 1967]
Un goal di Meroni all'ottavo minuto del primo tempo, un goal di Dori al 44' della ripresa. Così è nato il pareggio del Torino a Venezìa, un risultato che conferma come la squadra granata stia attualmente marciando a buon regime, ma, nel tempo stesso, un risultato che dimostra pure come qualcosa manchi al complesso torinese. Non certo l'esperienza, in quanto gli anziani sono più numerosi che i giovani, non certo la volontà, palesata sull'intero arco della difficile partita. Forse manca la possibilità di reggere l'intera gara sul ritmo veloce che pretende oggi il calcio moderno, e forse manca anche quel po' di classe superiore che consente di solito il governo facile e senza sforzo della gara, quando gli avversari sono in difficoltà. Incassare una rete a pochi secondi dalla fine dispiace sempre, ma sa qualcuno può dolersi del pareggio di Venezia non è certo il Torino, che, pur dimostrando una netta superiorità tecnica e pur contando sul vantaggio del goal iniziale dì Meroni, ha subito l'iniziativa degli avversari, chiamando indietro mezze ali ed anche attaccanti puri, sino ad affastellare nell'area davanti a Vieri interi grappoli di amici, e di nemici. Nugoli di uomini che si ostacolavano a vicenda, a volte sino in diciotto nel breve spazio di pochi metri quadrati! In queste condizioni si è giocato per l'intera ripresa: i granata che volevano difendere il punto di Meroni ed i nero-verdi che intendevano a tutti i costi superare, le difficoltà della prova e raggiungere almeno un pareggio che consentisse loro di sperare ancora di non andare in Serie B. Il goal di Dori entrava pertanto nell'ordine logico delle cose, e se è venuto proprio alla fine questo non vuol dire che non fosse meritato. Rocco, dopo la gara, era furibondo. Quando sono entrato negli spogliatoi per la solita intervista il trainer torinese non voleva parlare. Poi mi ha domandato: ''Pensi che siamo stati ingenui o sfortunati?''. Non ho avuto dubbi (tutti i giocatori sentivano il colloquio), e la risposta è stata questa: ''Ingenui''. ''Anch'io sono di questa opinione''. Rocco non ha detto altro. Quasi non aveva più voce per aver gridato tanto dalla panchina, perché risultava chiaro a tutti ed anche a lui che una squadra così contratta in difesa prima o poi avrebbe dovuto piegarsi alla, capitolazione. Ma il Torino attuale non sa più attaccare, e lascia agli altri l'iniziativa del gioco. La prudenza tattica è valida ragione di sport, la rinuncia, invece, non lo è, anzi, è un grosso errore. Avendo ascoltato Rocco a fine gara, bisognerebbe convenire che gli ordini erano assai diversi. Ma allora perché Ferrini ha praticamente giocato da terzino? Perché Moschino e Simoni mal hanno abbandonato l'area di Vieri? Perché pure Facchin stava indietro, permettendo anche ai terzini veneziani di avanzare in zona di tiro? Le risposte sono impossibili, in quanto se è vero che i veneziani tentavano una praticamente impossibile rimonta, è altrettanto vero che la classe, l'estro e la tranquillità del risultato stavano dalla parte dei granata, che sono pertanto i soli responsabili della mancata vittoria, non per scarsa volontà, lo ripetiamo, ma per ingenuità tattica. Il Venezia, terz'ultimo in classifica, sperava molto da questa partita, e Segato, appunto per giungere al massimo risultato, aveva preparato una squadra d'attacco, mettendo in formazione quattro, uomini di punta, a cui dovevano affiancarsi all'occorrenza anche i centrocampisti Benitez e Beretta. E' successo che questo dispositivo troppo aperto si facesse cogliere di sorpresa dall'azione di Meroni, il quale, partito palla al piede, superava Nanni e Benitez, ingannava con una finta Bubacco, che inopinatamente usciva senza prendere la palla. Meroni aggirava un altro difensore veneziano, si aggiustava la sfera e lasciava partire un tiro preciso ma non potente. Bubacco era ancora a terra, però sulla linea del goal c'erano Nanni e Cancian; la palla passava lenta fra i due e finiva in rete: 1 a 0 per il Torino all'8° minuto. Un goal a freddo, tanto per intenderci, con il Venezia che accusava il colpo, preparato com'era a giocare per vincere. Poco dopo, infatti, quando ancora tra i difensori veneti regnava i pieno d'orgasmo, fuggiva Simoni e centrava preciso verso Meroni. Tocco sbagliato dell'improvvisato centravanti torinese, e la palla andava alle stelle. Segato, intuiti i rischi che correvano i suoi, provvedeva a modificare lo schieramento difensivo: Nanni, in difficoltà a controllare Meroni, passava a guardia di Facchin, Mancin si incaricava di seguire il beatle torinese. Grossi curava Simoni. Il nuovo dispositivo dimostrava subito più efficiente, forse anche perché i veneziani giocavano veramente all'attacco. Pratici, almeno in questo periodo, i granata reggevano il gioco con sicurezza. Mazzola aveva di fronte un validissimo Ferrini e bene operavano anche gli altri difensori torinesi, che potevano agilmente dominare la zona data la scarsa efficienza di uno spento Manfredini e di un lentissimo Benitez, il quale comunque ai 24%deg; minuto in rovesciata colpiva in pieno la traversa senza che Dori sapesse sfruttare il pallone che era tornato nel bel mezzo dell'area di rigore. Poco dopo Mazzola, che cadendo si era fatto male al polso destro, indovinava una vivace azione d'attacco, stroncata da Vieri in abile uscita. Appariva comunque sempre più difficile l'opera di arginamento dei granata, anche perché Mazzola cresceva, sfuggendo sovente a Ferrini, che per un ennesimo fallo veniva ammonito dall'arbitro Acernese. La ripresa ingigantiva ancora di più la strana situazione tattica in campo; strana perché la squadra più forte si difendeva concedendo all'altra più debole una piena libertà d'azione, almeno fin nei pressi dell'area di rigore. Sarebbe bastato spostare quella complessa barriera difensiva di qualche metro più avanti per evitare i molti rischi corsi da Vieri. Ma Bolchi, Puja, Ferrini, Moschino e Simoni non si muovevano mai da quel settore, considerato erroneamente di sicurezza, e l'iniziativa era tutta del Venezia, che avanzava addirittura con i terzini. Davanti, per i granata, non c'era che Meroni, tanto solo da non riuscire mal a.. Vedere un compagno. Una sola volta ha manovrato in attacco anche Moschino e per poco non segnava: Bubacco abilmente riusciva a deviare in angolo il tiro del regista granata (20° minuto). Mazzola in uno scontro con Cereser (del tutto involontario l'Intervento del difensore torinese) cadeva a terra in piena area di rigore e veniva portato svenuto ai bordi del campo. Si riprendeva dopo dieci minuti, rientrando abbastanza valido. Con il Torino che cocciutamente si difendeva e con il Venezia che disperatamente tentava di attaccare, si giungeva al 44° minuto quando Beretta effettuava un allungo in piena area granata; Manfredini forse involontariamente, deviava la palla verso Dori, che entrava di testa e segnava: 1 a 1. Il pareggio dei neroverdi era più che meritato, perché hanno avuto l'iniziativa del gioco per ottanta minuti novanta, perché hanno lottato con caparbietà e con coraggio, perché hanno lungamente cercato quel goal giunto solo all'ultimo minuto. I granata, invece, hanno molte colpe da farsi perdonare. Se la serie buona continua (è questo il settimo risultato utile consecutivo però con due sole vittorie e cinque pareggi), bisogna ammettere che, a Venezia, Maldini e compagni potevano e dovevano far meglio. Il veemente ''cicchetto'' finale di Rocco, pertanto, era più che meritato.