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San Siro |
11/02/1970 |
h.13.30 |
INTER - TORINO 1-0 (0-0) Inter: Vieri, Burgnich, Facchetti, Bedin, Landini, Cella, Suarez, Mazzola, Boninsegna, Vianello, Corso. A disposizione: Girardi, Bertini. All.: Heriberto Herrera. Torino: Sattolo, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Facchinello, Carelli, Ferrini, Petrini, Moschino, Pulici. A disposizione: Pinotti, Depetrini. All.: Cadé. Arbitro: Panzino di Catanzaro. Reti: Boninsegna 82'. Spettatori: 6.000 circa di cui 5.079 paganti per un incasso di 5.634.500 lire. Note: Recupero della partita rinviata per neve il 31.12.1969. Terreno in buone condizioni, tempo sereno, calci d'angolo 5-1 per l'Inter. Cronaca [Tratto da La Stampa del 12 febbraio 1970] Le due squadre meno in forma del campionato (lo hanno dimostrato anche domenica scorsa) hanno tenuto fede al loro ruolo dando vita oggi a San Siro ad un opaco e deludente confronto, nel quadro dei quarti di finale della Coppa Italia. Ha vinto l'Inter per 1 a 0 con una rete in extremis, nitida nell'azione ma confusa nella conclusione, tanto che negli spogliatoi Boninsegna era incerto se parlare di gol suo o di autorete di Puia, e gli stessi dubbi li aveva lo stopper avversario. La gara era il confronto di andata tra le due formazioni: granata e nerazzurri si ritroveranno al Comunale il 25 del mese per il ritorno ed i torinesi potranno ancora giocare le loro carte, speriamo nel quadro di uno spettacolo migliore di quello odierno. I duelli Puia-Boninsegna e Pulici-Burgnich sono stati fra i pochi episodi seri che il match ha offerto. Puia, che certo non ne aveva molta voglia, considerando la pesante stagione sinora disputata, ha dovuto lottare a fondo per contrastare il rivale diretto, duro al punto da meritarsi una ammonizione per scorrettezze. L'avvicinarsi della sfida con il Cagliari, atteso dall'Inter domenica a San Siro, e soprattutto la presenza in tribuna di Manlio Scopigno (il trainer sardo che si è liberato senza troppi rimpianti del centravanti) hanno caricato Boninsegna. Alla fine il centravanti ha avuto il premio del gol: ad 8 minuti dalla fine Boninsegna e Puia si sono gettati insieme su un centro di Mazzola, giusto davanti a Sattolo, e la palla è rotolata in rete. Sia il nerazzurro sia il granata dicono di avere colpito la sfera di testa. Puia ha affermato comunque che l'ultimo tocco è stato dell'avversario, per cui il gol resta a Boninsegna come premio di tanta combattività. Sul fronte opposto, l'unico pericolo (lieve, considerandone la scarsa decisione nel tiro) per la difesa nerazzurra è stato Pulici, che si è mosso bene per cercare degli spazi, ha avuto due o tre ottimi spunti individuali, ha obbligato Burgnich a lunghe rincorse che 11 terzino si sarebbe volentieri risparmiato, visto che domenica avrà il duro compito di marcare Gigi Riva. Petrini, opposto a Landini, si è visto poco: due o tre dribblings riusciti senza poi avere la forza per continuare l'azione con efficacia, qualche spostamento, molta fretta di liberarsi del pallone. Non deve trattarsi solo di timore della responsabilità, ad osservarlo bene il centravanti granata denota incertezza che è facile legare alle conseguenze della seria operazione al menisco. Occorrerà ancora del tempo per il recupero completo del giocatore, al quale Cade avrebbe mosso rimproveri negli spogliatoi. Porse non è il miglior modo di aiutare l'atleta a riprendere fiducia in sé stesso. Oltre al gol, ad un palo di Suarez, ad un salvataggio in rovesciata di Cereser su Pacchetti quasi sulla linea di porta, a due sicuri interventi di Sattolo, la gara non ha dato altre emozioni ai cinquemila spettatori sulle gradinate. L'Inter (senza Reif e Bertini, con Vanello mezz'ala) ha giocato magari con impegno, ma sembra che i comandi che partono dal cervello non arrivino alle gambe dei giocatori. Peggio ancora hanno fatto i granata, il cui livello di rendimento è indicato dagli otto gol (a zero) subiti nelle ultime tre partite. L'attacco ha i mali di sempre ed onestamente non si poteva pensare li risolvesse Petrini; il centrocampo (che oggi non poteva contare su Sala ed Agroppi, a riposo) ha retto solo a tratti per l'intelligenza di Moschino ma è stato spesso saltato facilmente per gli errori di Facchinello, le incertezze di Poletti che seguendo Corso ha dovuto fare un po' di tutto meno che il terzino, la lentezza di Ferrini il quale, essendo impiegato a strappi in prima squadra, come tutti i giocatori non più giovani manca di ritmo quando è chiamato in campo. Tutto il Torino d'altra parte sembra senza forze, e questo è un sintomo molto grave alle soglie della primavera. Tutte le squadre di Cade, per tradizione, hanno mostrato la tendenza di calare alla distanza ma l'esperienza sempre maggiore del tecnico dovrebbe scongiurare altri errori. I granata sono partiti direttamente da Milano per Palermo, dove sono giunti in serata. |
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