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Comunale
22/03/1970
h.15.00
TORINO - ROMA 0-0
Torino
: Sattolo, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Ferrini, Facchinello, Sala C., Quadri, Moschino, Mondonico. A disposizione: Pinotti, Bolchi. All.: Cadé.
Roma: Ginulfi, Bet, Petrelli, Spinosi, Cappellini, Santarini, Braglia, Landini, Peirò, Capello, Cordova. A disposizione: Quintini, Bertini. All.: Herrera.
Arbitro: Vacchini di Milano.
Reti: -
Spettatori: 20.723 di cui 15.450 paganti e 5.273 abbonati per un incasso di 18.101.800 lire.
Note: Ammoniti Capello per proteste e Petrelli per gioco falloso. La Roma si presenta a Torino con un gioco di maglie prive di numerazione, ragion per cui, per disputare la partita, scende in campo con la divisa bianca prestata da Torino.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 23 marzo 1970]
Quando i tifosi granata cominciano ad invocare Puja, perché avanzi e cerchi di sfruttare in area altrui un cross, uno spiovente, un rimpallo alto, e con un colpo di testa infili la rete avversaria, vuol dire che per il Torino marca male, vuol dire che tutta una serie di attacchi non ha funzionato e che il gol lo si è intravisto, lo si è odorato ma tarda troppo. Lo zero a zero di Torino-Roma è tutto qui. Troppa confusione, troppo affanno, troppo trepestio sul pallone. E forse troppi giovani che mollano prima dei vecchi, che hanno i riflessi confusi, che temono gli scontri o si avventurano per il campo alla ricerca di una posizione mai sufficientemente congeniale. La Roma ha fatto quel che ha potuto. Bisogna riconoscere che il mago Helenio sa spremere da poche rape sufficienti gocce di sangue. Stremata (lo si è visto verso la fine, quando alcuni uomini non riuscivano letteralmente a reggersi in piedi) ha saputo tuttavia resistere al forcing pressante ma caotico dei granata, che hanno attaccato per sessanta minuti e più su novanta ma costruendo pochissime palle-gol. Collezioni di calci d'angolo, punizioni dal limite, grovigli in area non hanno mal favorito uno spunto o un pallone decente. Altri ne hanno sprecati per ingenuità. Quadri, Mondonico, Facchinello. Due volto Ginulfi si è salvato, deviando un colpo di testa di Quadri da pochi metri, scaraventandosi tra i piedi di Poletti in una seconda occasione. Un terzo pallone, dalla solita testa di Puja, ha sfiorato la traversa. Che dire altro? La cronaca minuto per minuto, è arida, con le solite considera zioni che si ricavano da queste partite che in certi momenti sembrano accanite e in altri sfiorano le esibizioni estive. Dopo una partenza spigliata, si potevano vedere alcuni buoni lanci di Moschino. La grande verve di Polettl (forse il migliore in campo), un Sala abile ma anche molle (due palloni nel primo tempo, ben piazzato e dopo un buon dribbling li ha appoggiati debolissimamente su Ginulfi ). La Roma arginava a centro campo e rompeva in area. Finché è stato fresco LandIni, si sono notati anche alcuni contropiede. Ma Landini è gracile, non ha una proiezione perentoria, e dopo un poco il suo diretto difensore capisce la solfa e non si lascia sorprendere più. Chi è parso buono è stato il numero sette, Braglia, un lungone che ha avuto pochi palloni ma se li è giocati tutti. Al centro campo galleggia va Peirò, vecchio stilista non privò di grinta. Talora, degnandosi, spigolava qualche buon pallone duettando con Landini, tal altra si ritraeva indietro, favorendo Poletti che lo marcava a vista. Ma anche Peirò, seppure al rallentatore, ha tenuto tutta la partita, con gli altri vecchioni granata, tra cui Moschino che proprio all'ultimo minuto, spremendosi su un ennesimo pallone dell'area romanista, si buscava una discreta botta. E i giovanotti granata? Gracilini, impetuosi, ma quasi sempre senza cervello. Il cervello di un calciatore, se proprio non nasce o Rivera o Moschino, può anche farsi con gli anni, però il Torino ha estrema necessità di gente che sappia tradurre subito in palloni risolutivi la gran mole di gioco a centrocampo. Si è notata la buona volontà di Ferrini, alla ricerca del gol come ai bei tempi, ma anche falloso e poco lucido durante la manovra. Si è vista come la triplice cerniera della Roma nel secondo tempo riuscisse a fermare i granata al limite dell'area, si è visto il pubblico via via rassegnarsi, con delusione e acrimonia, al fantasma dello zero a zero, un fantasma sempre più consistente man mano che passavano i minuti. Se deve giocare di rimessa, è chiaro che il Torino sfrutta meglio le sue capacità e che vari suoi giocatori tengono più lucidamente la zona. Se deve attaccare e spingersi in un forcing continuo, troppi perdono smalto, e si nota Puja più avanzato di Sala, attaccanti che smarriscono l'attimo di concentrazione e non sanno essere puntuali con i suggerimenti di Moschino. E così due squadre impostate sul contropiede non ce l'hanno fatta ad evitare il risultato bianco. Qualche calciatore, anziché rimboccarsi le maniche, ha preferito arrotolarsi i calzettoni. Una prima nausea del pallone si fa sentire: ovviamente non in coloro che vedono il Messico, e cioè Poletti, e cioè Puja. Helenio Herrera è uscito dal campo con grinta distesa. Nel suo completo marrone sembrava un buon ragioniere soddisfatto della sua partita doppia. Però diventa arduo al critico spiegare come il non-calcio sia, anch'esso una forma di calcio. Parafrasando Sartre, che espresse questo giudizio su chi non fa politica: E' calcio, sì, anche questo, ma con quanti sbadigli, malgrado i frizzi primaverili.