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Comunale
26/04/1970
h.15.30
TORINO - CAGLIARI 0-4 (0-3)
Torino
: Pinotti, Poletti, Agroppi, Puia, Bolchi, Ferrini, Carelli, Sala C., Quadri, Moschino, Mondonico. A disposizione: Sattolo, Fossati. All.: Cadé.
Cagliari: Albertosi (al 70' Reginato), Martiradonna, Mancin, Cera, Niccolai (al 70' Zignoli), Nené, Domenighini, Brugnera, Gori, Greatti, Riva. A disposizione: -. All.: Scopigno.
Arbitro: Vacchini di Milano.
Reti: Domenighini 12', Riva 29', 38', Gori 48'.
Spettatori: 42.721 di cui 5.273 abbonati e 37.448 paganti per un incasso di 60.890.500 lire.
Note: Sole e vento, nel Cagliari, neo campione d'Italia per la prima volta, Nené scende in campo con la fascia da capitano per la prima volta. Prima del fischio d'inizio il presidente Pianelli e l'assessore dello sport della città di Torino, hanno consegnato, dopo un breve cerimoniale al microfono, delle medaglie d'oro ai calciatori sardi a nome di tutta la cittadinanza torinese. Sugli spalti, oltre la metà dei presenti, è di fede cagliaritana.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 27 aprile 1970]
Negli ultimi venti minuti del sessantasettesimo campionato italiano di calcio anche Reginato, il prezioso "portiere - modestia" del Cagliari, è entrato in campo a conquistarsi la sua parte di scudetto. E' stata l'unica novità di una partita addormentata in cui il Torino ha giocato con indifferenza, quasi avesse da festeggiare il titolo, mentre i campioni autentici si sono dati da fare un po' di più, ma proprio poco, giusto per accontentare i loro sostenitori occupati a sventolare nuovissimi stendardi rossoblu e ad ammirare il grande Gigi Riva. Dal modo con cui si era incominciato si poteva prevedere un pacifico zero a zero, o come massimo di concessione alla fantasia un uno a uno, con trionfo finale per entrambe le squadre. Invece Domenghini si è trovato tra i piedi un pallone d'oro, lavorato prima da Riva e poi da Greatti e per forza d'abitudine l'ha scaraventato in rete. Un gol tira l'altro. Riva, per non essere da meno ha segnato altre due volte una di sinistro ed una di destro, mentre Gori chiudeva la serie. Gli episodi decisivi sono avvenuti al 13', al 30' e 39' del primo tempo ed al 4' della ripresa. Da rilevare che il secondo gol di Riva è avvenuto in netto fuorigioco, (i sardi in un primo tempo si sono addirittura fermati aspettando il fischio dell'arbitro), ma dato l'andamento della gara il fatto ha scarsa importanza. Il Torino ha colpito due pali (Moschino e Mondonico) e Albertosi e Reginato hanno salvato a turno una palla-gol su Mondonico e Sala. Tutto lì; e chi si aspettava di più? Il Cagliari, senza volerlo ha esagerato nel suo trionfo, aiutato dalla buona vena dei suoi azzurri per il Messico e dalla remissività degli avversari. A gioco sonnacchioso si è visto che i giovani granata hanno ancora molto da imparare. Se non si portavano avanti i vecchi Ferrini, Moschino o Poletti, o addirittura Puia a calciare in porta da distante, Mondonico, Quadri, Carelli ed anche Sala non facevano sentire la loro presenza. Ed in difesa è sempre Poletti a costituire un pilastro in gara. E' la solita storia delle speranze che devono aver tempo per realizzarsi. Accade nel tennis, accade nel calcio. Il Torino deve comunque insistere nella sua politica, poiché la partita di ieri non fa testo, per quanto costituisca una melanconica chiusura, specie per il pesante passivo. Con le cifre che corrono sul mercato (ma si tradurranno in realtà?) i colpi grossi non sono consigliabili. Il Torino rinforzerà la prima linea con l'esperienza di Bui - l'affare è praticamente concluso - aggiunta a quella di Ferrini e Moschino. Per il resto farà ruotare Carelli, Pulici, Quadri, Mondonico e spererà in una maggiore incisività da parte di Sala. L'ultima giornata di campionato proietta l'attenzione sul futuro anche se c'è la Coppa Italia ancora da giocare, con buone probabilità per i granata, ma la partita di ieri ha un protagonista, il Cagliari. La formazione sarda si è rivelata una squadra autentica proprio muovendosi in scioltezza. Vien quasi da domandarsi quanto valgano i ritiri, gli allenamenti intensi e tutta la preparazione psicologica e tecnica in uso presso i vari club, se gli undici di Scopigno, dopo una settimana di quasi completa libertà, sono riusciti a dare un rendimento complessivo così alto. La prima risposta è ovvia: ieri non avevano antagonisti molto decisi ed è facile apparire pugile da K.O. boxando contro l'ombra. A parte questo, si è visto ancora una volta come l'undici sardo manovri a memoria. Nené è un superbo regista e Cera rivela un'intelligenza ammirevole di gara. Con Riva, che attira avversari attorno alla sua prepotente personalità, e Gori, che lo appoggia con abile altruismo, il gioco è fatto. Restano Domenghini e Albertosi. Ieri l'ala azzurra, dinamico e tenace, ha creato azioni su azioni. Albertosi poi rappresenta una sicurezza. Il Cagliari avrà ancora bisogno di un terzino, tanto più che Martiradonna non è giovanissimo, e forse di un centrocampista (i sogni dei dirigenti puntano su Poletti e Suarez); comunque la formazione che ha vinto il titolo italiano è apparsa anche ieri all'altezza della situazione. Per il prossimo torneo e per la Coppa dei Campioni le difficoltà saranno forti: l'inquadratura però è solida. Se Arrica indovina due pedine buone il Cagliari può guardare sereno al futuro. Ed i suoi tifosi hanno diritto di sognare altre pacifiche invasioni come quella di ieri. Al fischio finale centinaia di sardi sono scesi nel campo per abbracciare i loro giocatori. Riva li ha dribblati con una fuga degna di un rugbista sud-africano, gli altri rossoblu, sacrificando le maglie, hanno raggiunto gli spogliatoi senza pagare troppo cara la fresca celebrità. Sulle gradinate i tifosi torinesi osservavano la festa degli ospiti, in silenzio benevolo, ma assoluto. Il Torino aveva incassato quattro gol, la radio aveva annunciato la sconfitta della Juve sul campo neutro di Napoli contro il Bari. A Torino il campionato è finito bene solo per il Cagliari.