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Comunale |
11/10/1970 |
h.15.00 |
TORINO - LAZIO 1-1 (0-1) Torino: Castellini, Poletti, Fossati, Puia, Cereser, Agroppi, Sala C., Ferrini, Petrini (al 58' Rampanti), Maddé, Pulici. A disposizione: Sattolo. All.: Cadé. Lazio: Moriggi, Wilson, Legnaro, Governato, Polentes, Marchesi, Massa, Morrone (al 75' Chinellato), Chinaglia, Mazzola, Dolso. A disposizione: Di Vincenzo. All.: Lorenzo. Arbitro: Michelotti di Parma. Reti: Dolso 3' (L), Puia 63' (T). Spettatori: 25.831 di cui 20.331 paganti e 5.500 abbonati circa (dato non definitivo), per un incasso di 25.442.400 lire. Note: Espulso Poletti al 58', ammoniti Sala, Ferrini, Wilson e Dolso. Cronaca [Tratto da La Stampa del 12 ottobre 1970] Mezz'ora di gioco vero, forse meno, fra Torino e Lazio; dopo, la partita è diventata una battaglia, l'arbitro non solo non ha fatto nulla per frenare in tempo gli atleti più esuberanti, ma li ha innervositi con una lunghissima serie di decisioni sbagliate, anche se nessuna ha pesato in modo determinante sul risultato finale di parità, uno a uno. Alberto Michelotti ha già 35 anni, ha diretto ieri la sua dodicesima partita di serie A: ci sarebbe da sperare, senza acredine verso l'arbitro, il quale nella vita privata (la sua officina meccanica a Parma è passata in pochi anni da tre a trenta operai) ha meritati successi, che si fermasse alla dozzina. Il suo comportamento allo stadio torinese ha con- fermato la crisi della classe arbitrale, che a fianco di alcune punte di notevole valore anche a livello internazionale, vede altri elementi che non hanno il polso e la classe per tenere il loro posto in un campionato che ha spesso negli uomini in nero i protagonisti decisivi. I giocatori li conosciamo: per pochi che sanno controllarsi, che non approfittano delle situazioni, molti sono bravissimi ad intorbidire le acque, a rotolare per terra stroncati per poi rialzarsi subito. Michelotti si è messo sul piano di questi ultimi, limitandosi ad intervenire in modo superficiale nella maggioranza delle occasioni, sbagliando nella valutazione di molti falli, trattando giocatori e dirigenti in modo irritante, usando parole (a quanto affermano alcuni fotografi presenti ai bordi del terreno) piuttosto forti. Il pubblico si è immedesimato al punto da voler diventare anch'esso protagonista e quando al novantesimo minuto, nel più innocente dei numerosi duri scontri con Wilson, Pulici è crollato a terra svenuto per un colpo fortuito allo stomaco (che neppure avrebbe avvertito se non fosse stato stremato da una gara generosissima), i tifosi si sono scatenati. L'uscita in barella di uno dei più generosi atleti granata ha scatenato il finimondo. Michelotti con le sue decisioni (o non decisioni, perché le durezze di Wilson su Pulici andavano bloccate subito, prima che la catena delle vendette non avesse inizio) ha rovinato una gara che poteva diventare interessante. La Lazio aveva mantenuto le promesse della vigilia. L'allenatore Lorenzo non bluffava quando parlava della sua squadra come di un undici d'attacco, abituato a tirare in porta con insistenza e precisione. Castellini al terzo minuto era già battuto da una cannonata di Dolso, ed a fine partita il portiere granata (che nella ripresa ha evitato un gol certo uscendo in modo magnifico su Chinaglia) ha detto: ''Quelli sparano delle bombe che piegano le mani''. Orchestrata da Mazzola e Morrone, con Massa e Dolso pronti a scattare sulle ali e ad arretrare, con Chinaglia pericoloso per la potenza d'urto ed il tiro, la Lazio ha dato lezione di praticità e di stile ai granata per almeno venti minuti. Il Torino, per contro, ha deluso an cora una volta. Validi al cento per cento solo Castellini, Puia e Pulici: un elemento per reparto non basta. Troppi giocatori sono fuori condizione, e se per qualcuno si può sperare per il futuro (Maddè, ad esempio), per altri, come Ferrini, c'è da temere un progressivo tramonto. Al Torino manca la personalità, e non tocca a noi dire se questa caratteristica debba arrivare dalla panchina o dal campo. Il ''regista'' l'uomo - squadra, dovrebbe essere Maddè, ma l'ex veronese per ora non ha ancora dimostrato di meritare la cifra che il club ha speso per averlo. Vorremmo sbagliarci, ma il Torino non può aspettarsi che il giocatore assuma presto o tardi quel ruolo di ''allenatore in campo'' che ogni squadra ben organizzata possiede. Maddè tiene una posizione strana, che lo porta ad essere spesso saltato dalle manovre avversarie, i suoi lanci sono poco precisi, il suo dinamismo è limitato. Sarà fuori forma, c'è da sperare (per lui e per il Torino) che migliori presto. Ieri la squadra granata ha giocato meglio quando - espulso Poletti, trovatasi in svantaggio di una rete e di un uomo - ha avuto una reazione di carattere che le ha fatto dimenticare schemi e lavagne, per cercare di imporsi di forza. Una tattica disperata che non va certo presa come base, ma che nell'eccezione ha permesso di constatare che qualcosa frena gli atleti, li costringe a rendimenti inferiori alle loro reali possibilità. Il pareggio di Puia è stato una liberazione, il ''grigio'' ha ricominciato a salvare la squadra come lo scorso anno. E' trascorsa una stagione, invano sembra. Il Torino non riesce per ora ad avere un volto preciso, l'ultima speranza si chiama Bui. |
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