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Comunale di Bergamo
14/03/1971
h.15.00
TORINO - INTER 0-2 (0-1)
Torino
: Castellini, Poletti, Fossati, Puia, Agroppi, Crivelli, Rampanti, Maddé, Petrini, Sala C., Pulici. A disposizione: Sattolo, Zecchini. All.: Cadé.
Inter: Vieri, Bellugi, Facchetti, Bedin, Giubertoni, Burgnich, Jair, Bertini, Boninsegna, Mazzola, Corso (al 79' Frustalupi). A disposizione: Bordon. All.: Invernizzi.
Arbitro: Francescon di Padova.
Reti: Boninsegna 19', Facchetti 70'.
Spettatori: 15.000 circa, il dato ufficiale non è disponibile poichè la gara è stata disputata in campo neutro. Dei 6.180 abbonati poco meno di 5.000 hanno seguito la squadra a Bergamo, mentre i paganti sono stimati in circa 10.000 per un totale virtuale di 16.180.
Note: Giocata sul campo neutro di Bergamo per la squalifica del Comunale in seguito agli incidenti di Toro-Vicenza.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 15 marzo 1971]
L'Inter cinica, quadrata. Implacabile nel contropiede, sorretta da un Corso che la fredda primavera carica di brio, di ispirazione pronta e talora persino ilare, è stata un ostacolo troppo duro per il Torino d'oggi. La squadra granata ha tentato più volte di schiacciare i nerazzurri con manovre furibonde, con girandole di attacchi e valanghe di uomini al limiti dell'area avversaria. Ma la frenesia, l'improvvisazione, la stessa ressa tra troppi atleti in affanno, sommate all'ordine delle retrovie interiste, a un Burgnich che ripara ogni minima falla creata da qualche compagno, hanno impedito al torinesi di spuntare un pareggio. Con un rapido contropiede nel primo tempo, perfetto per tempismo, velocità d'esecuzione, asciuttezza di manovra. L'Inter ha colpito i granata scatenando reazioni persino imbufalite. Con un secondo gol nella ripresa, dopo una lunga sfuriata torinese, i nerazzurri hanno dato il colpo decisivo. Ormai sappiamo tutto sulla squadra di Invernizzi: ''torea'' l'avversario a centrocampo, facendo leva su Corso, abile come un orafo di Cartier. Sulla vitalità di Bertini e Bedin, e all'improvviso fa scattare un'adone micidiale in avanti, dove Jair, Mazzola e Boninsegna sciabolano palloni pericolosissimi, che mettono In crisi qualsiasi difesa. Cosi è accaduto anche al Torino, disorganizzato in retrovia fino al panico: ogni scatto di Mazzola o di Jair, ogni assalto di Boninsegna. Ogni pallone appoggiato dal piede sapiente di Corso, facevano sgretolare le deboli barricate granata. Agroppi, che non è un libero, non ha mai saputo trovare la posizione giusta, è caduto in fallacci anche troppo gravi e gratuiti, che denunciano lo stato di nervosismo di cui è prigioniera un po' tutta la squadra. Potetti ha marcato un Mazzola anche troppo blando, ma che non aveva bisogno di aumentare 1 giri per rendersi pericoloso, con un'Inter in vantaggio fin dal 19' del primo tempo. Puia ha patito molto gli scatti velenosi e la rabbia antagonista di Boninsegna, e generosamente portandosi in avanti non ha creato corridoi per i compagni, anzi ha contribuito a intorbidare il gioco già assillante di tutti i granata. Crivelli avrebbe dovuto controllare Corso: ha cercato di tenerlo a zona, ma i guizzi intelligenti di Mandino sanno creare risucchi che ingannano e perdono un marcatore diretto: e così due volte, in area nerazzurra, il mediano Crivelli, inseguendo Corso, siè trovato in buona occasione per tirare su Vieri, ma non essendo nato per il gol ha fallito mediocremente. Il Torino è partito bene, con quella verve casalinga che gli si riconosce. Ma l'Inter è squadra che sa fiutare l'avversario, sa coprirsi e attendere il minuto esatto e la precisa occasione per mietere. Dopo alcuni begli spunti di Sala e Pulici, con un Petrini che, se non altro ha dimostrato di trovarsi a suo agio nelle triangolazioni), dopo alcuni scambi ad alto ritmo, l'Inter andrebbe già in gol al 13': lo segna Mazzola dopo due successivi scatti di Jair e Boninsegna, ma Sandrino è colto in fuorigioco nell'attimo del tiro. Il Torino non dimostra soggezione, anzi cerca di far vedere le sue doti, di giostrare alla pari: e forse In questa mancanza di cautela offre la prima arma al suoi avversari, che certo non sprecano football, si conoscono a memoria secondo schemi elementari ma precisissimi, e via via modificati da un tocco estroso di Corso, presente e onnisciente come sapesse sdoppiarsi in più di un giocatore. Al 19', l'Inter dà l'esemplo di come un gol può essere cosi semplice da risultare incredibile per la secchezza di impostazione e conclusione: Vieri effettua una rimessa appena oltre la metà campo. Mazzola ''spegne'' il pallone destinandolo a Boninsegna, che glielo ritorna e scatta. Ancora Mazzola lo imbecca saltando Puia che in disperato allungo vede il pallone sfiorargli la punta del piede mentre Boninsegna galoppa verso Castellini, fatto fuori con un tiro secchissimo. Dov'era il libero? E, dov'era Poletti, controllore di Mazzola? A questo punto il Torino inferocisce, Agroppi falcia in un minuto e brutalmente sia Facchetti sia Jair e Francescon ammonisce, fischia, ma la sua valutazione dei falli è talora discutibile, e soprattutto, malgrado la voglia di reprimere, non dimostra autorità sovrana che un arbitro dovrebbe imporre senza tante parole). I granata si portano sotto, alla ricerca di un equilibrio che meriterebbero per sforzi e passione, ma non hanno lucidità: se al 43' Rampanti sfiora il palo con un tiro da lontano, pochi minuti prima con una azione Boninsegnna-Jair-Mazzola, per poco non subiscono il secondo gol. La puntata di Mazzola è pronta ma centrale e Castellini la può parare in tuffo. La ripresa mette subito in vetrina i granata ancor più decisi: attacchi massicci, uomini che si intricano l'un l'altro di fronte all'area interista, i neroazzurri schiacciati ma attenti a difendere la tana come vecchie volpi. Al 9' un bel cross di Sala da destra, la palla sorvola Petrini e spiove esatta su Fossati (ma dov'era Pulici in quel momento?). Il tiro è da gol, da pareggio, ma arriva Burgnich a respingere, con Vieri ormai per le terre. E questa è la giusta lezione di un libero. L'Inter graffia con qualche contropiede che come sempre dà l'angoscia alle strutture difensive granata, cosi labili. All'11' Facchetti in avanti trova il varco per il tiro ma Castellini è pronto a bloccare. Altro cross per Fossati spintosi all'ala, una ciccata di Crivelli, e subito dopo l'Inter raddoppia: è il 25': azione Jair-Bertini, sullo spiovente ai limiti dell'area c'è un debole colpo di testa di Poletti, cinque difensori tre pestano senza avventarsi sul pallone. Pacchetti se lo amministra al meglio e fa comodamente partire un siluro che centra il gol del due a zero. Per il Torino è finita. Corso si permette il lusso di farsi sostituire da Frustalupi (anche i tredici''onorari'' hanno diritto al premio pieno di partita, quando tutto va bene..) e l'Inter si accontenta di smorzare i toni del gioco, mentre il Torino attacca ancora, però senza trovare mai le chiavi adatte a far saltare la cassaforte nerazzurra, solida, fortunata ma anche ben oliata in ogni suo congegno. Due copi fuori di Rampanti, un bel tiro teso di Mazzola, un pallone che in area interista rimbalza sul braccio di Bellugi (ma Francescon non ha dubbi ) ed è la fine. In un'atmosfera novembrina che sembra denunciare tutto l'accoramento del tifosi granata, l'Inter si riconferma piena di salute, di esperienza, di ingegnosa praticità. Il Torino, con gli affanni e il nervosismo che gli sono piovuti addosso per la sua situazione in classifica, deve capire subito questo: che la prima ragione per riemergere consiste in una grandissima calma, in un grandissimo raziocinio. Altrimenti il football, anche se giocato con buoni spunti, si perde per eccesso di foga, per frenesia isterica. Concentrazione si, ma né ferocia né cieco agonismo. Sennò l'handicap da superare diventa più grave.