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Comunale
09/04/1972
h.15.30
TORINO - NAPOLI 1-0 (0-0)
Torino
: Castellini, Lombardo, Fossati, Mozzini, Cereser, Agroppi, Rampanti (al 27' Toschi), Crivelli, Pulici, Sala C., Bui. A disposizione: Sattolo. All.: Giagnoni.
Napoli: Trevisan, Pogliana, De Gennaro, Zurlini, Vianello, Perego, Sormani, Juliano, Altafini, Montefusco, Improta. A disposizione: Luongo, Pincelli. All.: Chiappella.
Arbitro: Serafino di Roma.
Reti: Toschi 90'.
Spettatori: 40.452 di cui 33.931 paganti e 6.521 abbonati per un incasso di 78.206.200 lire.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 10 aprile 1972]
Juve-Toro guidano il campionato, dopo l'aggancio più appassionante degli ultimi venticinque anni. I granata furono in testa alla classifica alla quinta Riornata del torneo, vi tornano in testa a cinque giornate dalla line. E purtroppo qualche cinque lo meritano anello nelle pagelle suggerite dalla cronaca domenicale, perché il tremendismo, stavolta, ha ceduto qualcosa di sé, forse per eccesso di responsabilità, per quei travagli psicologici che i primi della classe non possono non subire. Ma un gol fortunoso, stregato, ha voluto ricompensare il Torino per gli otto palloni da rete che la sorte aveva impedito ai Bui e ai Pulici di mettere nel sacco. Un grano di pepe alla Toschi è riuscito a condannare, dieci secondi prima del fischio finale, il robusto Napoli, sceso al Comunale forte delle sue tradizioni e della sua tranquillità di classifica. Gli azzurri e Chiappella possono lamentare il mancalo aiuto di San Gennaro, ma solo se cancellano dalla memoria quegli otto palloni-gol costruiti dal Torino, e tra questi un palo (di Agroppi) e un evidente fallo da rigore su Pulici che l'arbitro. Serafini di nome e di fatto, si è guardato bene dal fischiare. Juve-Toro come avvenimento grandioso per il tinaie di campionato, ma con Milan e Cagliari subito dietro gli orecchi. Questa domenica - eliminando una delle sue vittime sacrificali, cioè la Fiorentina - restringe la rosa e infuoca l'ultimo mese che porta allo scudetto. I granata erano tesissimi. Un minor ritmo, una ricerca quasi perfezionistica di collegamenti, la preoccupazione d'essere se stessi li ha impacciati per lunghe fasi, contro il Napoli che drappella aveva organizzato a centrocampo come una trappola per gli orsi, serrando triplici file di uomini. Toro di arrembaggio, sì, ma solo a tratti, a vampate perentorie che si avvalevano di un Pulici smanioso e furibondo (con gomiti alla Riva, anche, per intenderci..) però con Sala che tardava a partire e poi a inserirsi. Il poeta del gol, come viene chiamato Claudio da un tradizionale striscione dei suoi tifosi, non ha compiuto una gara straordinaria: picchiato anche troppo (e soprattutto da Perego) si è difeso, ma senza il talento dimostrato in altre occasioni. Tutto il gioco torinese gravava verso il centro dell'area napoletana, sfruttando pochi cross dalle ali, e favoriva cosi i grappoli dei difensori davanti a Trevisan, difensori talora sconcertati e caotici ma sorretti anche da gran fortuna al momento delle ultime rifiniture granata. Un po' stanco Agroppi, un po' imprecisi Fossati e Cereser nei rimandi lunghi, un po' troppo ballante Mozzini: insomma il Torino sembrava avere un'ossatura più debole per chi l'aveva visto e ammirato come gran belva in salute e bramosa di gol, di forcing, di corrida. E tuttavia, tra il 14' e il 18' minuto, la squadra di Giagnoni mostra il suo miglior biglietto da visita: una radica di azioni furibonde, che portano quattro volte in zona gol. La prima: combinazione Rampanti-Biti-Pulici che si è smarcato bene, è solo, vuol battere di prima pur potendo forse fermare, e spara alto. Pochi secondi e Sala crossa per Agroppi che con un pallonetto scavalca Trevisan in uscita e colpisce la traversa. Mezzo minuto ancora e la valanga granata si rovescia nuovamente in area napoletana: Fossati, su una respinta, conclude rinvenendo, da venti metri, con un bolide a fil di palo. Quarta occasione di questo fremente arrembaggio: Bui batte una punizione, Pulici si avventa in area, è trattenuto in modo plateale per la maglia, non perde il passo, tenta il tiro su Trevisan in uscita che gli blocca il pallone. Il serafico Serafini, a pochi passi, concede (forse) la regola del vantaggio, visto che Pulici non è caduto, anziché decretare un evidentissimo rigore. Poi si dà colpa di ingenuità ai giocatori. Quasi dovessero essere degli Einstein anziché degli uomini che fanno il loro mestiere e si fidano di certe leggi, quali, ad esempio, il penalty. Il Napoli subisce, cerca di opporre filtro, certo non affretta i tempi. Si fa ammirare Altafini per un colpo di testa e subito dopo una rovesciata su Castellini: vecchio José, ha caviglie sensibili al pallone come il bisturi di un neurochirurgo, dovendo giocare praticamente da solo sessanta minuti su novanta non perde i pochi palloni, ma smista, corre, tende agguati secondo il meglio del suo nobile repertorio. Portiamo testimonianza di come è riuscito a far ruotare la palla intorno al collo del piede, prima il destro e poi il sinistro, sempre di corsa e cercando un compagno su cui appoggiare. Il tempo finisce con il torello Pulici che doma un pallone impossibile procurando un doppio corner ai granata. Ripresa, ed è subito forcing, ma Bui lamenta un principio di strappo, altri granata appaiono provati, forse smarriti per la consistenza degli avversari e tanti sforzi non conclusisi in gol. Tuttavia al 6' Bui smista a Pulici che di tacco ispira Mozzini arrivato libero e in corsa. Il ragazzo tira a rete, Trevisan gli blocca una palla-gol davvero dorata e purtroppo giunta in sorte a un difensore puro. Tre minuti dopo Sala taglia una punizione che fila a pochi centimetri dalla traversa senza che Agroppi e Bui, con la testa, o il portiere Trevisan, con i pugni, riescano a farci nulla. Altra grossa occasione che avvelena i granata e pure il loro pubblico: stranamente lo stadio sembra ammosciarsi, come preso nelle spire di un misterioso timor panico. Anche il tremendismo ha la sua giornata nera? Giagnoni incita, ma i suoi uomini sbagliano: sbaglia Fossati che spara al volo su palloni da domare e rimettere agli attaccanti, sbaglia Cereser che non chiude a tempo certi corridoi della difesa, sbagliano un po' tutti nei tocchi del disimpegno rapido e della susseguente impostazione. E' ' sempre forcing, però caotico, al quarto d'ora il Torino passa i suoi brutti momenti. Il Napoli, infatti, ripiglia ardire. Dopo una buona palla che Crivelli (tenace e ordinato per novanta minuti) non può sfruttare in area per ostruzione della difesa azzurra (al 19'), gli uomini di Juliano tentano il colpaccio. Al 20' con Improta che spara dopo una lunga fuga ma non emoziona certo Castellini, e al 23': qui San Gennaro dimostra di aver qualche propensione per i colori granata: perché Cereser non affronta in tempo un avversario, Montefusco, che, saltato il suo uomo, se ne va, crossa in modo ottimo per Altafini che intravede Sormani libero alla sua destra e gli appoggia un delizioso pallone di testa. Il piedone di Sormani, solo come un'aquila in cielo, spreca da due passi un gol incredibile, che avrebbe ridato dieci anni di vita a Chiappella e l'atto piangere il clan torinese per tutta una stagione. Il Napoli non esprimerà altro, costretto dagli assalti confusi ma continui dei granata. Al 73' esce il buon Rampanti perché Giagnoni intende rinvigorire l'attacco. Entra Toschi, la qualità e la penetrazione non migliorano, i più arrabbiati cominciano a uscire mordendo bandiere e sciarpe. Il temporale che si addensa in cielo è meno nero di tanti occhi, di tanti cuori. Poi il''topo'', che in quel quarto d'ora era riuscito soltanto a dare una buona palla a Pulici (tiro immediato tra due difensori e corner, al 35') inventa il suo capolavoro-beffa. Roba da Peirò, o da Corso in certi derbies meneghini. Trevisan s'appresta a una rimessa dal fondo, appoggia su Zurlini, il quale, tanto per far scorrere quegli ultimi dieci secondi, tocca indietro al portiere. Chi oserebbe scattare in quei pochi metri? Solo lui, il ''topo'' o grano di pepe, che non potendo vivere di prepotenza fisica deve arrangiarsi con l'astuzia. Ruba il pallone a metà tra i due esterrefatti azzurri, scarta e schiaffeggia in rete malgrado lo afferrino per la maglia. E' l'uno a zero, e Serafini angelicamente fischia l'ultimo trillo, certo di sollievo. Quattro in due punti, allora, come nelle favole. I ''gemini'' Juve-Toro si danno di gomito nell'orbita finale. Ma l'ombra di Riva e di Rivera si allunga sul campionato torinese. Da oggi, chi è debole di cuore, si tenga lontano dagli stadi. Queste cinque domeniche sono cinque colpi nel tamburo di una Colt. Anche Giagnoni avrà notato qualche rotella stanca o forse solo affannata, innervosita. Sono, appunto, i problemi dei primi della classe. Proprio essendo primi, ora hanno addosso gli occhi di tutti. Prevedere e correggere significa, ancora, anticipare gli avversari. Lo scudetto dei nervi sarà vinto da colui che dimostrerà maggior sangue freddo. Maestro Rocco e il professor Scopigno sono in agguato, come la volpe e il gatto. A chi può toccare il ruolo di Pinocchio?