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San Siro |
23/04/1972 |
h.15.30 |
MILAN - TORINO 1-0 (0-0) Milan: Cudicini, Sabatini, Zignoli (al 75' Zazzaro), Anquilletti, Rosato, Biasiolo, Sogliano, Benetti, Villa, Bigon, Prati. A disposizione: Vecchi. All.: Rocco. Torino: Castellini, Mozzini, Fossati, Zecchini, Cereser, Agroppi, Rampanti, Ferrini, Pulici, Sala C. (al 70' Toschi), Bui. A disposizione: Sattolo. All.: Giagnoni. Arbitro: Toselli di Cormons. Reti: Benetti 46' rig. Spettatori: 61.432, di cui 44.179 paganti per un incasso di 117.642.000 lire e 17.253 abbonati. Note: Ammoniti Benetti per reazione e Pulici per gioco scorretto. Tempo incerto , terreno bagnato per la pioggia caduta in mattinata. Calci d'angolo 4-1 per il Milan. Cronaca [Tratto da La Stampa del 24 aprile 1972] La rabbia granata avrebbe voluto fare un falò dell'erba di S.Siro. Una sola stoccata di Benetti, invece, su rigore al primo minuto della ripresa, ha concesso al Milan una vittoria che sarebbe legittima se l'arbitro Toselli - manica larga verso tutti gli scontri, cuor d'oro un po' troppo casalingo - non avesse confuso le idee di giocatori e pubblico allo scadere dell'incontro. Il Topo Toschi ha inventato, rubando palla, un estremo gol di rapina, mentre Rosato sbilanciava Cudicini. Un gol buono? Un pareggio autentico? Un altro brivido giallo per labirintite arbitrale? A molti l'azione è sembrata netta e pulita, e le dichiarazioni a caldo degli spogliatoi si contraddicono secondo costume. Ma l'impressione che il Torino abbia subito un danno rimane, anche se la condizione dei granata non è apparsa lucida e tesa com'era nelle tradizioni del lorotremendismo. Spesso il furore agonistico tende a mascherare un calo di forma atletica, un annebbiamento di schemi, di lucidità manovriera. Così è stato per il Toro, che futremendista ma ora vacilla, si batte con le zanne, gli unghioni e grandissimo animo fino a rischiare la cattiveria, diciamo pure la scarponeria. Ma non è più il Toro del derby, che vinse a Cagliari e che seppe strappare i due punti a Catanzaro. E anche Giagnoni pur tacendo o cercando nobili parole per rincuorare i suoi, in cuore lo sa. In una importante partita chiave quale lo scontro di Milano, poteva mettere in panchina un centrocampista, ma non Toschi, minuscolo jolly avanzato ma certo non uomo squadra. Poche ore prima dell'incontro lo stesso Giagnoni lamentava (un po' sul serio, un po' per eleganza dialettica) l'assenza di Rivera, che avrebbe indubbiamente rallentato il ritmo milanista. Dobbiamo dargli ragione. Lo scattante Milan visto a S. Siro come avrebbe marciato, a quanti chilometri orari, se avesse dovuto obbedire alla bacchetta (magica ma pacata) di Rivera? Il Milan visto e subito dal Torino, invece, era fresco di energie, di affondi rapidi, faceva perno su un centrocampo mobilissimo, che non pensava ma giocava palla di prima. Un centrocampo che, da parte granata, era invece lento, laborioso e talora gravido di incertezze. Perché il passo di Ferrini era sovrastato, perché Sala non è al meglio di se stesso, perché Agroppi, scaduto un po' di condizione, tiene meno bene certi raccordi. Il lungo lavoro di fine inverno, su terreni perfidi, la responsabilità del primato, una tensione psicologica meravigliosa ma che trova scarse riserve di energie nei muscoli, hanno prodotto (con Toselli arbiter) la sconfitta di misura del Torino a S. Siro. Un tiro (per giunta su rigore) ed ecco il gol milanista. L'abbiamo già detto: destro secchissimo di Benetti dagli undici metri all'inizio della ripresa. Nel primo tempo, un colpo di testa di Bui aveva sfiorato la porta di Cudicini, e subito dopo una staffilata prepotente di Rampanti (al 41') era stata respinta a pugni da Cudicini dopo una formidabile discesa dell'ala granata, imbeccata da una manovra Ferrini-Bui. A queste due occasionitorinesi il Milan aveva risposto con un tiro d'istinto di Bigon (imbeccato da Prati) sul finire del tempo, e con una puntatina di Villa, facilissima per Castellini. Partita aspra, partita tesa e scorbutica, con sangue dal naso (per Zignoli) e nel cuore di tantifedelissimi in vario colore. Rocco ha avuto fortuna corrispondente ai meriti, Giagnoni avrebbe meritato qualcosina di più: se l'incontro si fosse chiuso su uno zero a zeronessuno si sarebbe certo lamentato. Ma quando Mozzini sballò in area Prati si ebbe netta la sensazione che quel rigore avrebbe costituito una occasione unica. Toro ardente all'inizio, con Bui maestro di regia e disimpegni e appoggi per almeno mezz'ora. Ma si vedeva che il centrocampo aveva sbocchi limitati, che le cinghie di trasmissione da una area all'altra apparivano più lente, più logore. Il tifo prepontentissimo del tam-tam serviva a poco, anche se stimolava il compassato pubblico meneghino a proteste sdegnose per quel rullio sui tamburi, fastidioso finché si vuole, forse un po' provinciale e riducibile (dobbiamo riconoscerlo) certo meno aggressivo delle pistolettate sudamericane o i nostri abituali mortaretti. Milano dice: non è permesso strombettare con i clacson, in città e tantomeno allo stadio, perché questo esercito batte il suo rullio contro ogni decenza e contro ogni divieto? Ha finito per smorzarsi anche il tam-tam, come le gambe di | Ferrini, le propulsioni di Agroppi, le incursioni di un Pulici, che Sabadini teneva con bella autorità. Il Toro, calato di tono da qualche domenica, non sapeva arginare il gioco talora profondo e ragionato dei rossoneri, che facevano perno su un Bigon abilmente arretrato in zona di regìa (e quindi risucchiarne Zecchini), su un Benetti via via più autoritario (specie nella ripresa), su un Biasiolo decentemente geometrico. A vampate, sussulti rabbiosi, ribaltamenti di fronte, ma meno ispirati e perentori che in altre occasioni, i granata cercavano di liberarsi a rete. Ma il Milan ha tenuto bene. |
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