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Comunale
05/05/1974
h.16.00
TORINO - LAZIO 2-1 (2-1)
Torino
: Castellini, Lombardo, Fossati, Salvadori (al 18' Ramapanti), Cereser, Agroppi, Bui, Ferrini, Sala C., Mascetti, Pulici P. A disposizione: Sattolo, Mozzini. All.: Fabbri.
Lazio: Pulici F., Petrelli, Martini, Wilson, Oddi, Nanni (al 78' Franzoni), Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, Frustalupi, Inselvini. A disposizione: Moriggi, Polentes. All.: Maestrelli.
Arbitro: Gussoni di Tradate.
Reti: Pulici 13', 43' (T), Chinaglia 32' (L).
Spettatori: 47.274 di cui 14.994 abbonati e 32.280 paganti per un incasso di 105.527.000 lire.
Note: Pomeriggio nuvoloso e caldo; all'inizio del secondo tempo un furioso temporale ha ridotto il campo ad un acquitrino. In ricordo dei caduti di Superga è stato osservato un minuto di silenzio. Premiati, prima della partita, Graziani e D'Amico quali migliori giovani della stagione 1973-74. Ammoniti Lombardo per proteste, Petrelli e Martini per scorrettezze.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 5 maggio 1974]
Il Torino mette k.o. la Lazio nel primo tempo muovendosi come un pugile che gioca di rimessa attendendo solo che l'avversarlo scopra uno spiraglio. Poi il Comunale è investito da un ciclone caraibico e la ripresa si consuma nella risaia, facendo vedere ben poco malgrado il forcing affannoso dei biancocelesti. Partita nervosa, talora irraccontabile per lo scadimento tattico generale, per la condizione precaria di troppi uomini, per il serpeggiare di nervosismi contrapposti al quali l'arbitro Gussoni oppone un fischiettare caotico e interpretazioni alla Ridolini. Privo di Graziani, sua punta e suo trascinatore indomabile, il Torino immette Bui, avanza Sala, ma non riesce più a disegnare sul campo quella forbice che ha consentito a Fabbri di intorbidare ogni iniziativa avversaria. La Lazio, copertissima come volontà, meno per la naturale disposizione ad avanzare, dimostra subito di volere un pareggio: a centrocampo allinea una trincea d'uomini, ma costoro svirgolano, si inzuccano, trotterellano senza lumi. I granata li fronteggiano, ma Bui si fa vedere come un accademico desideroso solo di sbatter via palloni, mentre tutti i meccanismi della squadra ne risentono. Salvadori gioca diciassette minuti e anche questo è un segno che il solito Torino deve improvvisare, benché Rampanti faccia il dover suo in sostituzione del giovane mediano. Un tiro alto di Agroppi all'8', ma solo al 12' si verifica la prima azione degna di questo nome. E' di marca granata, triangolazione Bui-Salvadori-Pulici che Oddi sventa in corner. E proprio qui Salvadori si infortuna. Un minuto dopo, ecco II gol, una favola firmata da Sala e Pulici e che rischiara le arie molli e confuse della partita. Sala scatta sull'out sinistro, mentre Re Cecconi gli si avventa contro, opera in scivolata un cross. Pulici, nella posizione di centravanti, raccoglie e rovescia nel sette con un sinistro che pare fiondato da una camera lanciasiluri. E' Il 13', e lo stadio impazzisce. Ma subito si ricomincia con il gran tiro di destro con un gioco lento, arruffato, senza un'idea. Al ritmo pedestre della Lazio, pur costretta al forcing, i granata rispondono con azioni che gli errori di Bui fanno naufragare subito. Per fortuna anche Re Cecconi (o Re Piedoni, stavolta) sbaglia cross e suggerimenti ruvidamente. Esce Salvadori, e al 18' Re Cecconi imbrocca finalmente una discesa, un tocco basso che Chinaglia e Garlaschelii non riescono a sfruttare (ma è furbo Lombardo a caricare l'ala laziale). Il suo primo pallone Castellini lo tocca al 22'. E si continua con un frangionde di azioni che non riescono a trovare smalto, profondità. Qualche arguto pallone lo giocano Agroppi e Sala, ma così, tanto per divertirsi. Il Torino non insiste e la Lazio finisce per pareggiare. E' il 32', Re Cecconi imbrocca un cross morbido, Chinaglia aggira Fossati che fino a quel momento lo aveva anticipato benissimo, incorna un diagonale che Castellini sfiora con la mano ma non può togliere dalla rete. Qualcuno vede Giorgione in fuorigioco, per Gussoni va tutto bene (nemmeno si accorge che dalle panchine Fabbri e Maestrelli se ne dicono quattro). A tutta prima, non ci è sembrato offside, perché Chinaglia ha approfittato della lentezza del cross per scattare in avanti. Insomma, un po' di pepe ci voleva, con Salvadori fuori e Giorgione che segna persino di testa! Per fortuna c'è Pulici, che sarà ingenuo, sarà sprovveduto ma quando decide di tuonare fa cader grandine grossa così. Già al 35' sfiora con un bolide su punizione il palo laziale, al 43' raddoppia. La palla è lavorata da Mascetti, l'azione sembra una delle tante, moribonde e asmatiche. Con un ultimo tocco Mascetti la rifila a Pulici come a dirgli: arrangiati tu. Paolino la riceve e, per non star lì a leggere o a scrivere, gira su se stesso, da venti metri fa spiovere un obice perfetto che si infila nell'angolino alto alla sinistra del portiere laziale, mentre il suo marcatore Oddi è ancora lì a guardarlo. E' un gol, sommato al primo, che vale la convocazione per Monaco, e la Lazio trema verga a verga. Al 45', Castellini, per ribadire i suoi diritti azzurri, compie anche lui il capolavoro: su un tiro da lontano di Petrelli, che Fossati gli devia a due metri, il portiere s'inarca come un acrobata e salva l'autogol certo. Termina tutto qui. Durante l'intervallo anche Giove Pluvio pare scocciarsi di così povero football. Evidentemente conosce prima di tutti il risultato di Roma, e scatena sul Comunale un acquazzone furibondo. La gente fugge dalle gradinate, il campo si trasforma in una marcita da ranocchi, quei pochi fili di gioco spremuti nel primo tempo ora si diradano fino a scomparire in sgambate, scontri, scivoloni e botte die il serafico Gussoni continua a giudicare con la sua stranissima capocchia. La Lazio deve buttarsi in avanti, la palla si frena automaticamente in pozzanghere larghe un metro, i giocatori meno esperti non sanno scucchiaiarla a dovere, ma insistono in tocchi di disimpegno che regolarmente servono gli avversari: così Lombardo, così Wilson. Spingono più di tutti Chinaglia e Re Cecconi, Bui dopo un'altra notevole serie di errori (all'8' riceve da Pulici, scatta male, prosegue peggio e da solo che era si ritrova in mezzo a due laziali sopraggiunti affannosamente) rimedia qualche pallone ben depistato. Zoppica anche Pulici, per lo stiramento che già stava escludendolo da questa partita. Martini seguita a scalciare Sala appena può. E' football casuale, torbido, che sì sdipana alla meglio. Naturalmente crescono, nel rompere e sbatter via, i vecchi volponi, da Cereser a Ferrini a Fossati. Chinaglia cerca di farsi largo in progressioni e mette l'allarme nella difesa granata intorno al 25', pochi minuti prima Castellini aveva parato in due tempi una folgore di Nanni da venticinque metri. Due volte Sala allevia la fatica improba dei difensori in contropiede: al 27' scivola in area laziale, ridotta a una piscina, al 33' subisce fallo da Wilson ma naturalmente quel genio di Gussoni punisce il granata. Finisce così, con una masnada di uomini inzaccherati e sfiatati, zoppi e irriconoscibili, i granata giustamente fieri di essersi riconfermati la bestia nera per la squadra romana. Di gioco se n'è visto un'ombra. Tre ottimi gol, tre magnifici gol riassumono in sé ogni delizia della partita. E la Lazio se ne va, sotto l'acqua: scudetto bagnato, può dire, quindi scudetto fortunato. Non poteva andarle meglio. Chinagli, passato dai soliti fischi (ma abbastanza moderati) ad alcuni applausi convinti da parte degli sparuti gruppi rimasti eroicamente sulle gradinate, solleva gli occhi e ammira quelle stelle sul tabellone color nerofumo. I nemici giallorossi gli han fatto la grazia. Può così evitare di prendersela con i compagni negli spogliatoi. Va là che vai bene, ''Ajax de noantri'', anche se il Toro ti ha cavato il sangue.