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Comunale |
30/01/1977 |
h.15.00 |
TORINO - FOGGIA 1-0 (0-0) Torino: Castellini (al 61' Cazzaniga), Danova, Salvadori, Butti, Mozzini, Caporale, Sala C., Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Gorin II, Garritano. All.: Radice. Foggia: Memo, Gentile, Sali, Pirazzini, Bruschini, Scala, Domenighini, Bergamaschi, Bordon, Del Neri, Nicoli. A disposizione: Bertoni, Colla, Salvioni. All.: Balestri e Puricelli. Arbitro: Ciulli di Roma. Reti: Zaccarelli 52'. Spettatori: 36.471 di cui 16.498 abbonati e 19.973 paganti. Cronaca [Tratto da La Stampa del 31 gennaio 1977] Si può sorpassare anche zoppicando. Evidentemente. Il Torino ha vinto la gara che gli ha permesso di approfittare in pieno dello scivolone romano della Juventus (e di sfuggire al pericolo del quarto pareggio consecutivo) con un gioco a sussulti ed a strappi, affidato a sprazzi di estro dei singoli ma non ad un gioco continuo, quel , gioco che ha portato la squadra di Radice allo scudetto e che gli ha assicurato tanti consensi. Fossimo al posto del granata trarremmolieti auspici, assieme al chiaro allarme per quanto riguarda il rendimento della squadra, da questa partita. Se la peggior esibizione delle ultime due stagioni allo stadio comunale coincide con una vittoria, vuol dire che gli dei del calcio sono benigni nei confronti del club con scudetto. Di certo, non si può sperare troppo a lungo in certe benevolenze, ne trovare sempre un Foggia che se da un lato ti rende dura la vita ravvicinando ed infoltendo le linee di difesa, dall'altro non dà grossi fastidi neppure quando cerca di distendersi in contropiede. Il Torino di fronte alle avanzate sporadiche della banda del vecchio guerriero Domenghini aveva più paura di se stesso, delle sue possibili distrazioni, che non dell'avversario. Solo a Genova, domenica prossima, si potrà tastare davvero il polso alla squadra di Radice, che non deve farsi illudere dalla classifica. Qualcosa, Pecci soprattutto, non funziona nel meccanismo. Situazione che proprio la classifica consente di esaminare con calma, ma che non può non essere considerata con attenzione. Ieri la squadra à partita bene, se al quarto minuto Graziani lanciato in un bel tuffo avesse giàbattuto il bravissimo Memo andando a colpire di testa una punizione di Claudio Sala forse il match avrebbe avuto altro respiro per il Torino. Ma il Foggia si è subito mostralo organizzatissimo in difesa, lo scampato pericolo ha convinto gli uomini di Puricelli a chiudersi ancora di più, lanciando solo in avanti isolati contropiede. Ed il Torino, dimostrando di avere i cervelli offuscati, è andato a cozzare di petto contro il muro degli ospiti, portando stoltamente la palla nel corridoio contrale, tentando impossibili triangoli in spazi minimi, o cercando di far filtrare per i controllatissimi Graziani e Pulici (gemelli va bene, ma non siamesi: cosa facevano cosi spesso uno appiccicato all'altro?) palloni mai arrivati a destinazione. Ignorando le fasce laterali dove per fortuna andavano ad infilarsi a volte con lodevole intelligenza Salvadori e Butti, per offrire diversivi ai compagni.Due i principali responsabili del to di Ieri: Pecci e Claudio Sala. Il poeta ha trovato un avversario forte, deciso, atletico, nel terzino sinistro Sali proprio in una giornata in cui non riusciva ad esprimersi al meglio. Meno frequenti del solito gli affondo, patendo anche lui della disposizione tattica dei rivali, errori di misura in qualche cross, alcuni tackles tentati in ritardo con il rischio di scoprire pericolosamente un settore. Un Sala sotto tono ha pesato molto su una squadra già in difficoltà a trovare schemi fluidi. Ne ha sofferto anche Zaccarelli, che è riuscito a farsi vedere solo nella ripresa. Quanto a Pecci, si possono solo annotare i progressi fisici, di tenuta, ma evidentemente il muoversi con un certo dinamismo gli costa ancora molta fatica, gli toglie lucidità. Sorprende però la negativa involuzione tattica del giocatore, che se nel Torino dello scudetto faceva si da perno ed interdittore centrale ma sapeva muoversi ed offrirsi nelle zone vuote, spostandosi con intelligenza per creare diversivi alla manovra, adesso si intestardisce ad andine su e giù palla al piede in un corridoio largo si e no venti metri, da un'area all'altra. Si disse sempre, lodandolo, che Pecci era un ''regista atipico'', di movimento (anche senza palla): ora pretende di fare il giocatore leader toccando tutti i palloni, facendo da unico tramite di gioco fra difesa ed attacco, andando a farsi dare la sfera da Caporale che avanza, invece di smarcarsi a sua volta per ricevere lastessa. Non credo siano ordini diGigi Radice, questi. Forse è un desiderio inconscio di recuperare il tempo perduto ed i palloni nongiocati nella lunga assenza a far assumere al romagnolo certi atteggiamenti in campo che gli nuocciono, e nuocciono alla squadra. Questione di forma, pensiamo ancora, sennò si dovrebbe dire che Pecci ha cambiato gioco, ed ha scelto una strada sbagliata. La manovra monotona del centrocampo granata attorno a Pecci ha favorito da un canto la arroccata difesa foggiana, ed ha aggravato le difficoltà delle due punte. Graziani ha avuto impennate da campione. Pulici guizzi rabbiosi che hanno trascinato il pubblico e dimostrato quanta ''carica'' ci sia sempre nel giocatore. Ma a lungo sono andati a sbattere la testa negli avversari, scarsamente aiutati dai compagni (minore, rispetto al solito, il numero dei cross a disposizione, salvo che nel finale di gara). Si comprende cosi come il Torino, partito di scatto come se volesse spazzare via il Foggia ed i dubbi delle precedenti partite, si sia trovato presto in difficoltà nel filtrare, anche se mai in pericolo di perdere la gara. L'ansia di arrivare al gol ha complicato le cose, la notizia della piega negativa presa dalla gara della Juventus a Roma se da un lato ha dato una ovvia spinta (e proprio in apertura di ripresa è arrivato l'unico gol) dall'altro ha provocato nervosismo: sarebbe stato davvero clamoroso, visto da parte granata, non approfittare dello scivolone del rivali di sempre, e con davanti una trasferta a Genova che si presenta carica di rischi. Così, andati in vantaggio, i granata non sono riusciti molto per colpa propria ed un po' per la bravura di Memo a concretizzare i loro farraginosi assalti. Sfiorato il gol al 4' con la prodezza di Graziani, il Torino è ancora andato vicino alla segnatura al 6' con una secca deviazione di testa di Pulici su centro di Butti; (palla a lato, alla sinistra di Memo) ed al 10' quando Graziani ha, approfittato da campione di un errore di Pirazzini ed a mezzo volo ha -''pizzicato'' un pallone che è andato a sfiorare il palo, finendo sul fundo. Con il passare dei minuti la difesa foggiana si e via via più arroccata, ed il finale del primo tempo ha registrato una serie di zuffe da western davanti alla porta ospite, con una serie di angoli e di vani tentativi granata. Ancora Graziani ha dato il via agli attacchi nella ripresa con una fiacca deviazione di testa su lancio di Butti, poi al 7' il Torino è passato. Manovra rabbiosa, palla centrale di Pecci per Graziani che l'ha lavorata bene arretrando e poi trovando lo spazio per lanciare Pulici alla sua sinistra. Pupi ha fatto partire una sberla tremenda, la palla ha picchiato sul montante alla destra del portiere ed è stata ribattuta in rete dall'alto in basso dall'accorrente Zaccarelli. Insistevano i granata, su corner di Sala, ancora Pulici svettava di testa ma Memo arrivava in volo sotto la traversa a deviare. Pulici insisteva ancora, era il suo momento, si inseriva bene due volte Salvadori, diventava più pericoloso Claudio Sala ma il Foggia reggeva sino alla fine, impensierendo gli avversari con alcuni contropiede, su uno del quali Domenghini entrato in area calciava alto. Poi il fischio di Ciulli, e l'espressivo gesto - alzandosi dalla panchina - di Gigi Radice. |
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