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Neo G.S.P. |
28/09/1977 |
h.14.00 |
APOEL NICOSIA - TORINO 1-1 (1-0) Apoel Nicosia: Pantziaras G., Stefanou, Pantziaras N., Stefanis, Kolokasis, Stavrou, Leonidou, Marcou, Stilianou (al 46' Antoniou), Miamilotis, Chatzipieris (al 77' Petrou). A disposizione: Menelau, Marangos, Herodotos. All Spurgeon. Torino: Terraneo, Danova, Salvadori, Gorin, Mozzini, Santin, Sala P., Pecci (al 46' Pileggi), Garritano, Butti, Pulici (al 46' Graziani). A disposizione: Rottoli, Masi, Del Nero. All Radice. Arbitro: Andarcu (Romania). Reti: Marcou 20' (A), Garritano 76' (T). Spettatori: 6.000 circa di cui 5.107 paganti. Note: Gran caldo, terreno in discrete condizioni; il Torino si qualifica al turno successivo. Partita disputata alle ore 15.00 locali, 14.00 italiane. Cronaca [Tratto da La Stampa del 29 settembre 1977] Il calvario del Torino è continuato anche a Nicosia, dove Gigi Radice è stato costretto a misure drastiche nell'intervallo per raddrizzare una situazione di gioco disastrosa. Sarà bene subito togliere di mezzo il discorso sul risultato, perché l'Apoel ha al suo attivo soltanto il gol di Markou su un pasticcio della difesa, con Mozzini e Terraneo al centro della bagarre, ed un tiro alto di Stefanis. Maggiori - ma non molte - le occasioni del Torino, alcune all'inizio ma concluse senza convinzione, come si trattasse soltanto di un allenamento, di una formalità da sbrigare, e sfortunate nella ripresa quando, giocando con maggior determinazione, la squadra granata ha pareggiato con Garrltano, ha costretto la difesa a due salvataggi affannosi, ha colto un palo con una botta di Santiu appena sfiorata dall'ottimo George Pangiaras, già candidato ad emigrare la prossima stagione per finire nella porta del Paok di Salonicco. E vanno sottolineati subito i meriti dell'Apoel, per poi poter arrivare al nocciolo della questione granata. Non aveva bluffato mister Spurgeon, il trainer inglese, anticipando una tattica accorta dei suoi, difesa e contropiede, con un rinforzo del centrocampo. Con il portiere e l'estrema destra Leonidas (questi è durato un tempo solo ma ha più volte inguaiato Salvadori) in evidenza, l'Apoel ha lottato su ogni pallone come se si fosse trattato - e per loro lo era - della partita dell'anno. Sull'uno a zero, poi, l'entusiasmo del pubblico (poco più di cinquemila persone) non ha tradito i giocatori, i quali hanno anzi infittito le barricate difensive a protezione di un risultato che - se mantenuto - sarebbe certamente stato ricordato almeno con una targa nella sede del sodalizio. Giocando con due liberi, con passaggi fitti e buon controllo di palla, l'Apoel, pur senza causare pericoli, ha messo nel sacco nel primo tempo un Torino peggiore ancora di quello di Vicenza, che ha dato la misura di se stesso con il pasticciaccio del ventesimo minuto: fuga e cross basso dalla destra dell'ottimo Leonidas, belle statuine di Mozzini, Terraneo ingannato e fermo a metà strada, deviazione facile di Markou in fondo alla rete. Presto spentosi l'entusiasmo iniziale di Garritano, che doveva poi riprendersi alla distanza, troppo occupato il sempre lucido Salvadori da Leonidas, frenato dal caldo e da una manovra di centrocampo paurosamente lenta, il Torino ha Indotto il pubblico a paragoni per lui umilianti con la Juventus vista sullo stesso campo quindici giorni prima, una Juventus anch'essa non al completo. Santin sembrava svogliato, come chi gioca una partita sapendo di star fuori in quella successiva; le buonissime intenzioni non miglioravano il piede ruvido di Gorin, Pat Sala si accentrava anziché dare respiro alla manovra sulle fasce laterali, Butti si dava da fare ma era coinvolto nel marasma insieme a Danova, Mozzini giocava come di questi tempi, ovvero con chissà quale spettro davanti agli occhi. Ultimi Pulici e Pecci. Il primo è stato protagonista della più squallida esibizione che un giocatore già poco amico delle gare in trasferta possa offrire. Era anche capitano per l'occasione: ha calciato mollemente di esterno destro una palla favorevole al 12' al termine di una buona manovra Pecci-Butti, poi è sparito dalla circolazione rotolandosi a terra ad ogni tackle secondo consuetudini che non è il caso di spiegare agli sportivi, specie quelli torinesi. Pecci si è battuto con impegno, cercando anche in alcune occasioni di trascinare la squadra al pressing, ma troppe volte ha ritardato il gioco, non ha trovato spazi per i lanci (anche se, ad onor del vero, con punte immobili in una difesa fortissima c'era poco da fare). Di certo, il perno del centrocampo ha dimostrato di non essere in condizione. Così il primo tempo, con l'Apoel in vantaggio con merito, al di là della rocambolesca segnatura. Nell'intervallo, Radice ha deciso di velocizzare la manovra togliendo Pecci e inserendo all'ala destra il bravissimo diciannovenne Pileggi, e di dare peso ancora all'attacco concretizzando la ventilata staffetta Pulici-Graziani. Il Torino, con una punta fissa, Garritano, e due mobili, Graziani combattivo e ferocemente determinato, Pileggi vivace, e con un centrocampo più rapido, con un Santin finalmente concentrato come sa, probabilmente risvegliato dallo "shampoo" collettivo che avrà pur fatto Radice negli spogliatoi. Graziani dava la scossa alla i squadra, arretrava a centrocampo a conquistare palloni, li porgeva invitanti sulle fasce laterali, scattava in area a spalleggiare Garritano, il quale riprendeva coraggio vedendo che finalmente qualcosa si muoveva. Davvero encomiabile Graziani per spirito, per coraggio e determinazione. Sulla destra, come si è detto, dava il suo apporto Pileggi, che a fine gara era raggiante con ragione. Già al 6', su lancio di Pileggi, Graziani deviava per Garrltano il cui tiro da posizione angolata finiva alto, poi tentava ancora Graziani su lancio in profondità di Butti, quindi Pangiaras volava ad anticipare Garritano ancora su un suggerimento di Butti in crescendo. Il pareggio arrivava al 31': il corner provocato da Pileggi, esecuzione dalla bandierina di Butti, stacco splendido di Garritano e palla nel "sette" alla destra di Pangiaras, sorpreso. Insistevano i granata, manovra Pileggi-Graziaini, centro dalla parte opposta dove Santin al rimbalzo faceva partire un bolide che, sfiorato da Pengiaras, si stampava sul montante. Ancora una brillante manovra al i 36'. La tattica del fuorigioco dell'Apoel era vanificata dalla scelta di tempo di Santin nel lancio e di Gorin nello scatto: partiva un cross dalla destra che Graziani lavorava per Pileggi, la cui botta violenta di destro era respinta alla meglio sulla linea di fondo dal fondoschiena dell'altro Pangiaras, il terzino sinistro. Finiva così 1-1, applausi all'Apoel, con una festa per Nicosia e per i suol tifosi. Per il Torino due soli rilievi positivi: il buon ingresso di Pileggi nella squadra, la determinazione (almeno quella) dimostrata nella ripresa. Il resto e meglio dimenticarlo. La nuova occasione, adesso, si chiama Inter. Del secondo turno di Coppa non è il caso di parlare. Se il Toro non ritrova se stesso, qualsiasi avversarlo sarà difficile. |
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