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Comunale |
02/10/1977 |
h.15.00 |
TORINO - INTER 1-0 (0-0) Torino: Castellini, Danova, Salvadori, Sala P. (al 46' Gorin), Mozzini, Santin, Sala C., Butti, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Terraneo, Garritano. All.: Radice. Inter: Bordon, Baresi, Oriali, Marini, Canuti, Bini, Pavone, Scanziani (al 73' Muraro), Anastasi, Merlo, Altobelli. A disposizione: Cipollini, Fedele. All.: Bersellini. Arbitro: Menegali di Roma. Reti: Graziani 61'. Spettatori: 55.623 di cui 15.975 abbonati per una quta partita di 69.420.000 lire e 39.648 paganti per un incasso di 121.706.100 lire. Note: Giornata primaverile guastata da un forte vento, terreno in ottime condizioni. Oriali unico ammonito per gioco falloso su Claudio Sala. Cronaca [Tratto da La Stampa del 4 ottobre 1977] La speranza di Graziani si è realizzata, adesso arriva il più difficile. Al sole di Nicosia, l'attaccante aveva ricordato l'inizio della stagione dello scudetto: un avvio negativo con la sconfitta a Bologna, vittoria sul Perugia, pareggio ad Ascoli, poi vittoria sull'Inter e.. via. Bene, l'Inter è stata battuta, i cinque punti in quattro partite sono arrivati dopo una partenza incerta come quella di due stagioni or sono. Resta da completare la seconda parte del discorso, ovviamente la più ardua, ma se è impossibile fare pronostici per un campionato iniziato fra un colpo di scena e l'altro, si può almeno dire che i granata hanno superato battendo i nerazzurri una svolta delicatissima, attraverso un comportamento in campo che non poteva essere migliore. Non parliamo dello spettacolo, il Torino sa e deve offrire di meglio, ma è stato il modo con il quale i granata hanno affrontato tatticamente la gara a convincere. Avevano una grande voglia di andare in gol, avevano anche una sacrosanta e comprensibile paura di subire una nuova beffa. E così ne è uscita una partita in cui mischiando l'ansia di vincere al timore di una nuova giornata balorda, i granata sono riusciti finalmente, si dovrebbe dire paradossalmente, a raggiungere l'equilibrio tante volte invocato da Radice. Controllare la partita senza sbilanciarsi troppo In avanti, rinunciare alle fiammate troppo veementi per mantenere più a lungo il controllo della palla:. Ora molto è da migliorare, ma l'interpretazione del match non va dimenticata dagli stessi giocatori, piaccia o non piaccia a quella parte di pubblico che vorrebbe sempre il Torino all'assalto all'arma bianca. La truppa di Radice ha già combattuto due campionati all'arrembaggio, non può continuare su questa strada senza rischiare il collasso, l'asfissia. Del resto il primo ad accorgersene, sin dallo scorso anno, è stato l'allenatore che si batté affinché la squadra pur non rinunciando affatto alle fiammate dirompenti che la caratterizzano, trovasse un miglior equilibrio fra reparto e reparto. Pur senza strafare, portandosi ancora addosso i timori di un periodo inaspettatamente sfavorevole, il Torino edizione prudenza (Zaccarelli pur non giocando da libero aveva evidenti preoccupazioni di copertura) poteva già andare in gol all'11' con Pulici, ed ancora più al 17' quando Mozzini e Graziani finivano per impappinarsi ed ostacolarsi su un centro di Claudio Sala che li aveva colti smarcati davanti a Bordon. L'Inter effettuava il primo tiro al 23' con Anastasi, quindi al 40' Graziani per eccesso di sicurezza metteva a lato un pallone offertogli da Bordon su centro di Pulici. Così, senza assaltare e soprattutto senza scoprirsi alle spalle, il Torino della crisi ha iniziato la strada che doveva portarlo al gol di Graziani nella ripresa: Francesco non perdonava Bordon la seconda volta, e di colpo la squadra prendeva vigore, fiducia, spirito, a conferma che le difficoltà di gioco obbiettivamente esistenti erano aggravate in modo determinante da una mancanza di fiducia, da qualcosa che si era inceppato sul terreno dell'Olimpico. Sarebbe ovviamente troppo semplicistico dire che il momento brutto è definitivamente cancellato, ma di certo ora il Torino si sente di nuovo più sicuro delle proprie possibilità. Era il primo e più importante passo da compiere, e sul morale influirà ovviamente la sconfitta della Juventus a Roma. Non tanto per i punti recuperati in classifica, quanto per la constatazione che il campionato è difficile per tutti. Perché sarebbe sciocco nascondere che la crisi psicologica granata era alimentata anche dalla marcia a rullo compressore tenuta dai campioni d'Italia sino a domenica. L'Inter ha fatto la sua parte in difesa, a centrocampo è parsa lenta, soverchiata in attacco (quando Anastasl, una volta nella ripresa, si è liberato per il gol ha trovato pronto Castellini). Santin ha di colpo trovato sicurezza e grinta, ma soprattutto è piaciuto Mozzini che non ha avuto difficoltà a seguire Altobelll spostandosi dalla sua abituale posizione di marcatore centrale. Alla vigilia della settimana azzurra, la prova dello stopper granata ha confortato Bearzot (oltre all'interessato, che aveva bisogno di una ricarica). Radice ha affrontato l'Inter senza Pecci. Il sacrificio gli è costato molto, sapeva di non fare certo al giocatore un bel regalo di nozze. Essendo stati vicini al trainer nella trasferta a Cipro, possiamo testimoniare quanto sia stato duro per lui arrivare a questa decisione. Il rispetto per i giocatori, la stima nei loro confronti, diclamo pure la riconoscenza per chi tanto bene ha interpretato le sue direttive, sono grandi nel tecnico: se ha optato per i più in forma, lo ha fatto perché non aveva alternative (e lo stesso discorso vale per la sostituzione di Pat Sala con Gorin a metà gara). Rischiarato l'orizzonte con la vittoria sull'Inter, il Torino non può che migliorare: molti dei granata troveranno poi altri motivi di carica nelle convocazioni azzurre. Questo anche se sull'ambiente è caduta come una mazzata la notizia del dramma familiare del presidente. La maggioranza del giocatori ha famiglia, certe tragedie toccano tutti da vicino. Del campionato e del football più pochi, al Torino, hanno voglia di parlare. |
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