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Zaccheria |
23/10/1977 |
h.15.00 |
FOGGIA - TORINO 1-0 (0-0) Foggia: Memo, Colla, Sali, Pirazzini, Gentile, Scala, Nicoli, Bergamaschi, Iorio (al 76' Salvioni), Del Neri, Bordon. A disposizione: Benevelli, Bruschini. All.: Puricelli. Torino: Castellini, Danova, Salvadori, Sala P., Mozzini, Caporale, Sala C., Pecci, Garritano, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Terraneo, Gorin, Butti. All.: Radice. Arbitro: Michelotti di Parma. Reti: Pirazzini 52'. Spettatori: 16.348 di cui 9.403 abbonati e 6.945 paganti. Note: Bella giornata di sole, stadio esaurito; nel Torino é assente Graziani per colpa di una faringite. Cronaca [Tratto da La Stampa del 24 ottobre 1977] Senza drammi, senza intemperanze del pubblico, senza quel clima infuocato che tutti prevedevano, il Torino ha perso la partita di Foggia. La squadra di Puricelli, rifiutando quasi totalmente il ruolo di derelitta impegnata contro lo squadrone titolato, non ha avuto bisogno di ricorrere ai giochi d'artificio per bloccare un Torino incomprensibilmente timoroso: ha giocato all'inglese sul piano del temperamento, limitandosi a contrastare senza eccessiva acrimonia. Le sarebbe bastato il pareggio, con ogni probabilità, e s'è invece trovata col gol della vittoria, non del tutto per merito suo, maggiormente per demerito granata e non soltanto nell'azione decisiva. Il fatto è che una squadra come il Torino (che coltiva velleità più che giustificate di puntare allo scudetto) non può venire a Foggia con l'obiettivo inconscio di contenere, di limitare eventualmente i danni. Deve sbranare l'avversario, dovrebbe ricordarsi che a fitte campionato lo ha staccato di un abisso: Toro che cerca di mordere la Juve, Foggia che sta bene quando si è salvato dalla retrocessione. Ecco il divario, fattore che si dovrebbe far sentire anche sul campo. Invece, il Torino sembra abbia perso buona parte della sua convinzione, gioca contratto, dimentica quasi tutto e permette ad un Foggia di segnare un gol che è d'antologia: antologia della dabbenaggine, come racconteremo. Non è il caso di aprire processi: la squadra di Radice ha giocato una partita onesta, senza squilli, ed è proprio questa onestà che preoccupa: tutti i granata hanno affermato che sono andati in campo per vincere, ma dalla tribuna sono apparsi piuttosto preoccupati di fronte ad un avversario che spingeva leggermente senza mordere. Insomma, si è giocata una partita tranquilla, in un clima tranquillo, di fronte ad un pubblico relativamente tranquillo, che probabilmente sfigurerebbe di fronte al le manifestazioni pirotecniche della curva Maratona. Analizzare il comportamento dei granata non è particolarmente difficile. Dopo le considerazioni che abbiamo fatto in apertura, si può aggiungere che i granata, decisamente validi in difesa, hanno saputo impostare la manovra nel senso giusto, ma non sono mal riusciti a concluderla. Mancava Graziani, d'accordo, ma Garritano lo ha sostituito con vivacità, fino al momento in cui s'è scontrato con Memo ed ha riportato una contusione al capo che lo ha reso abbastanza svanito. Il problema non è di un singolo giocatore, si chiami pure Graziani, è l'intero reparto che non riesce a muoversi con la disinvoltura e l'incisività di un tempo. Pulici nel finale ha fatto due cose buone, mandando il pallone fuori di pochissimo, ma è troppo poco, per non dire che è insufficiente. Alla quasi assoluta carenza offensiva, si deve aggiungere che Claudio Sala è stato un poeta in giornata da sbagliare anche le rime più facili. E Zaccarelli ha corso moltissimo, ma non è mal riuscito ad imporre quella personalità che indubbiamente possiede e di cui ha dato tante prove convincenti. E Pecci si è intestardito a tirare in porta da tutte le posizioni (probabilmente ricordava il gol segnato alla Dinamo) senza troppe possibilità di successo, con dei palloni smorzati che non hanno mai impensierito seriamente il portiere del Foggia. Da queste considerazioni si cominciava capire il perché del passo falso del Torino, che sarebbe stato tale anche senza la rete di Pirazzini, che raccontiamo: Danova commette fallo dal limite dell'area, si prepara a battere Del Neri con una barriera nutritissima davanti. Pallonetto che supera la barriera che resta ferma inspiegabilmente, mentre Pirazzini è prontissimo ad approfittarne per presentarsi liberissimo davanti a Castellini, che non ha più chances e tenta l'uscita disperata. Il capitano del Foggia pasticcia col pallone ma riesce comunque a mandarlo in rete con uno stinco. A questo punto ci si potrebbe chiedere a chi toccava in un caso come questo la custodia di Pirazzini, ma è un interrogativo del tutto platonico. Resta il fatto che chiunque avrebbe potuto intervenire e non lo ha neppure tentato. Un gol assurdo, probabilmente irripetibile. Con il Foggia in vantaggio, il Torino si è sentito parzialmente in dovere di riportarsi in avanti e qualcosa di più ha fatto. Ma sempre troppo poco, in modo affannoso e controproducente, senza l'estro solito di Claudio Sala, con Pulici quasi sempre anticipato e troppo pronto ad arrendersi ed agendo quasi esclusivamente con traversoni alti che favorivano quasi sempre i difensori del Foggia. Quando abbiamo detto che il Torino è andato vicino al gol (ed ha colpito il palo) con un colpo di testa di Mozzini, abbiamo detto tutto. Il Foggia non ha molto all'attacco, ma quel poco è bastato per impensierire i granata: già nel primo tempo Bergamaschi, ricevuto un bel lancio da Scala, si è presentato davanti a Castellini ed ha mandato il pallone vincente sul palo, con il portiere granata che si credeva già battuto. Nel finale, poi, quando il Torino ha tentato il tutto e per tutto alla ricerca del pareggio (ma non parleremo di pressing, per carità), gli attaccanti del Foggia, imbeccati sapientamente da Del Neri, si sono trovati spesso con larghe zone libere del campo. A volte il Torino ha risposto con intelligenza, usando il trucco del fuorigioco, spesso la bravura di Salvadori e di Danova ed anche di Mozzini e Caporale ci ha messo una pezza. Castellini è uscito veramente da giaguaro sul piedi di Bordon, rubandogli il pallone che poteva tramutare la sconfitta in un disastro, se non altro sul piano psicologico. Concludiamo: il Torino, spuntato con un Pulici evanescente e Graziani in tribuna è stato l'ombra offensiva della squadra solita, per intenderci, di quella che gioca al Comunale. La difesa, invece, si è mossa con sufficiente autorità, peccando esclusivamente di ingenuità sull'incursione di Pirazzini. A centrocampo, gran voglia di fare e di correre ma anche una certa confusione, complicata dal fatto che il pallone tornava indietro troppo spesso, con le punte che non riuscivano a tenerlo. Un Torino a metà, insomma, che avrebbe giocato una partita accettabile se fosse squadra da centro classifica. Siccome non lo è, e lo ha già dimostrato in molte occasioni, si ha il diritto ed il dovere di pretendere di più, anche e soprattutto sul piano della convinzione. Si è grande squadra quando si è convinti di essere tale, in qualsiasi occasione. Non è il gol di Pirazzini che conta, è il fatto che il Torino (quello vero) non può perdere a Foggia in questo modo. |
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