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Comunale |
22/01/1978 |
h.14.30 |
TORINO - HELLAS VERONA 2-1 (2-0) Torino: Terraneo, Danova, Salvadori, Sala P., Santin, Zaccarelli, Sala C., Pecci, Graziani, Butti, Pulici. A disposizione: Castellini, Gorin II, Mozzini. All.: Radice. Hellas Verona: Superchi, Logozzo, Spinozzi, Busatta, Bachlechner, Negrisolo, Trevisanello, Mascetti, Luppi, Maddé, Zigoni. A disposizione: Pozzan, Esposito, Fiaschi. All.: Valcareggi. Arbitro: D'Elia di Salerno. Reti: Pulici 28', 40' (T), Mascetti 82' rig. (V). Spettatori: 30.044 di cui 15.975 abbonati e 14.069 paganti per un incasso di 42.783.300 lire. Note: Giornata fredda, terreno in discrete condizioni, ammoniti Trevisanello e Spinozzi. Cronaca [Tratto da La Stampa del 23 gennaio 1978] Bastano quarantacinque minuti al Torino di Radice per liquidare il Verona di Valcareggi e la faccenda si evolve con lo stile dei tempi belli - quelli dell'anno-scudetto, per intenderci - con l'avversarlo aggredito e sommerso da un gioco di qualità, con pulite geometrie e con quella voglia di vincere che contraddistingue la squadra di rango. Ecco, Gigi Radice ha tutti i motivi per essere soddisfatto: ha ritrovato in pieno la squadra che in passate aveva inventato e che aveva parzialmente perduto in questo inizio di stagione. Tutto questo, naturalmente, riferito soprattutto al primo tempo, con un Torino di lusso, mentre la ripresa è stata giocata in tono minore, sia pur sempre accettabile. Ma è straordinariamente difficile continuare a battersi al meglio quando si ha già la vittoria in tasca: subentra fatalmente la sazietà, a livello inconscio, si cercano le cose più balzane e difficili, il perfezionismo dilaga, tanto che l'avversarlo unisce per riprendersi dall'ubriacatura iniziale, trova il gol e gli ultimi dieci minuti diventano un tormento, con la paura della beffa sempre in agguato. Stavolta, non è neppure il caso di dire con l'allenatore del Torino che i granata sanno sbloccare le partite ma non sono capaci di amministrare il vantaggio. Più semplicemente, la partita si era spenta con largo anticipo ed i giocatori del Torino si sono regolati di conseguenza, rischiando nel finale l'eventualità (sempre molto remota) di un pareggio che li avrebbe castigati oltre misura. D'altra parte, non è pensabile che una squadra di calcio possa aggredire e spingere per l'intero arco di una partita: sarebbe un film con troppe scene madri e quindi inattuabile. Tutto questo scusa abbondantemente il Torino, ma dovrebbe far riflettere sull'opportunità di non concedere spazio ed occasioni neppure all'avversario che è sulle ginocchia. Pulici, andato in gol due volte, ha superato il traguardo delle cento reti ed ha spruzzato di champagne (italiano, però, si è subito precisato) i tifosi della curva Maratona, in un momento di comprensibile entusiasmo: si sta avvicinando a Gabetto - gli manca un gol - e nell'ambiente del Torino si tratta di un traguardo quasi mitico. Pulici ha segnato due volte: la prima, con una cannonata da levare il pelo, con una sberla che nessuno ha fatto in tempo a vedere, Superchi compreso, tanto che sembra quasi patetica la pretesa dei veronesi che il tiro sia stato deviato. La seconda volta, Pupi ha avuto un guizzo di testa che gli ha permesso di anticipare un paio di avversari, grazie a quella istintiva prontezza di riflessi accoppiata alla freddezza che lo contraddistinguono. Fa tutto d'istinto, insomma, ma questo istinto non è mai fine a se stesso, serve sempre il ragionamento: quando è sotto rete, Pulici sa sempre dove mettere il pallone, il suo gol non è mai frutto del caso. Intorno a questo vice-Gabetto che ha fatto la parte del mattatore, ha giostrato una squadra che ha smesso i panni del ventre a terra per tornare ad essere quella che era. Zaccarelli, rientrato nel ruolo di libero, ha giocato con la solita sicurezza ed eleganza, anche perché pochissimo infastidito dalle puntate offensive avversarie. Stesse constatazioni si possono lare sul conto degli altri difensori granata, con Santin sempre più sicuro ed autoritario. Al Santin di oggi è estremamente difficile trovare punti deboli, se ne sarà accorto persino Mozzini dalla panchina. Ma è a centrocampo che il Torino è tornato soprattutto grande, con un Butti strepitoso, attento ed autoritario, corridore instancabile, ma non soltanto podista, bensì pronto ad appoggiare con giudizio ed a copi ire con intelligenza una gran lascia del campo. Patrizio Sala, calato nella ripresa, continua sulla strada del progresso, mentre Pecci ha svolto la sua parte di uomo d'ordine con impegno ed ottimi risultati. E' in questo reparto, insomma, che Radice può affermare di aver ritrovato la squadra che cercava: il Torino è veramente uscito dalla zona buia nella quale incespicava spesso, può guardare al futuro con molta tranquillità. Non si tratta soltanto di aver battuto un Verona tutto sommato abbastanza modesto, ma di aver nuovamente dimostrato di essere in grado di affrontare il problema-scudetto con le carte in regola. Sin dai primi minuti il Torino ha stretto il Verona in area, aggredendolo e subito Butti (14') ha avuto sul piede il pallone del gol, dopo uno scambio volante con Graziani. Veniva a trovarsi lanciato in area, libero, ma la palla gli rimbalzava male e ne usciva un tiracelo sbilenco che finiva alto. Ma il gol non tardava. Al 28' Sala veniva strattonato e messo a terra (Spinozzi. che dimostrava di saper giocare al calcio e di possedere buone doti tecniche, era però spesso costretto ad aggiustarsi con le braccia. Ma tutti abbracciano il poeta, quando proprio non sanno più come cavarsela) e l'arbitro accordava la punizione dal limite. Solite discussioni sulla barriera, Superchi che interveniva per farla spostare all'ultimo istante, finché Pecci toccavo a Pulici, già piazzato per la botta, cioè con i pantaloncini rimboccati: tiro immediato e vincente, con tutti fermi che guardano il pallone in fondo al sacco. Un tiro di quelli che si azzeccano e basta, senza possibilità di perdono per gli avversari. Pupi si ripeteva al 40', cambiando completamente registro. Dal gran tiro di possesso al tocco vellutato ma egualmente pericoloso ed inarrestabile. Da sinistra. Claudio Sala batteva il calcio di punizione, sempre per un fallo commesso ai suoi danni: palla che spioveva In area con una traiettoria tesa, a due passi dalla linea Pulici toccava leggermente di testa ingannando tutti. Ripresa, che dà l'impressione di dover essere semplicemente una formalità, con il Torino che non ha il minimo interesse a spingere ulteriormente e si contenta di controllare, anche perché il Verona non dà l'impressione di essere troppo pericoloso in avanti, con Terraneo praticamente disoccupato. Invece, nell'ultimo quarto d'ora, la musica cambia. Prima c'è una punizione (60') che Mascetti manda in gol con uno spiovente, ma l'arbitro annulla per fuorigioco. Decisione probabilmente esatta, ma i veronesi protestano energicamente. Così, in un clima psicologicamente mutato, si arriva all'81', quando Trevisanello impazza sulla destra, si libera di Salvadori che aveva cercato di trattenerlo lanosamente senza riuscirci e dal fondo traversa verso il centro. Sulla traiettoria si avventa Zaccarelli che riceve il pallone addosso da distanza ravvicinata. Siamo in piena area: palla sul petto o sul braccio? L'arbitro non ha dubbi, si dichiara immediatamente per la volontarietà del fallo. E' quindi calcio di rigore. Terraneo, che ultimamente si è fatto un nome in circostanze analoghe, stavolta non ce la fa ad ipnotizzare Mascetti che lo inganna con una finta e manda il pallone rasoterra nell'angolo. Fa due a uno. Con i pochi minuti che restano di giocare da parte granata con un certo affanno. Ma c'è soltanto un colpo di testa di Busatta che finisce abbondantemente alto. Niente, insomma, che rovini la festa del Toro e, soprattutto, quella dell'ultra centenario Paolino Pulici. |
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