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Comunale
30/04/1978
h.16.00
TORINO - ATALANTA 3-2 (1-0)
Torino
: Terraneo, Gorin, Salvadori, Sala P., Mozzini, Caporale, Sala C., Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Castellini, Pileggi, Battiston. All.: Radice.
Atalanta: Bodini, Cavasin, Mei, Vavassori, Marchetti, Mastropasqua, Rocca, Tavola, Paina, Festa, Pircher. A disposizione: Pizzaballa, Bertuzzo, Scala A. All.: Rota.
Arbitro: Longhi di Roma.
Reti: Pulici 44', 87' rig. (T), Aut.Festa 51' (T), Vavassori 59' (A), Festa 70' rig. (A).
Spettatori: 20.882 di cui 15.975 abbonati e 4.907 paganti.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 1 maggio 1978]
La contestazione non è esplosa, la pioggia ha tenuto lontano il gran pubblico dei tifosi ed i presenti hanno scelto la strada della calma. Il Torino ha potuto così battere l'Atalanta in piena tranquillità (delle gradinate, sulle quali si sono appena accesi coretti avversi da parte degli ultras) ma con un certo fiatone: basti pensare che Pulici ha chiuso il conto definitivo a lavora dei granata quando mancavano appena tre minuti alla fine. Insomma, l'ultima esibizione dal Torino in campionato al Comunale si è chiusa molto tranquillamente, il che esclude naturalmente qualsiasi accenno all'entusiasmo. D'altra parte, dopo le ultime prestazioni e nella giornata del matematico scudetto alla Juventus, i granata non potevano aspirare a niente di più, se non ad una dignitosa prestazione che permettesse di chiudere senza danni. L'Atalanta, dotata di una grinta ed una voglia di mordere decisamente notevoli, ha fatto tutto quello che ha potuto per rovinare la festa (forse il termina non è del tutto adatto, ma pazienza) del Torino ed ha ceduto soltanto nel finale, quando quasi tutti, in casa granata, erano pronti all'ennesima delusione. Il fatto è che il Torino di oggi è l'ombra della squadra che era. Può darsi benissimo che abbia giocato benino in fase offensiva, che abbia superato costantemente l'avversario sul piano territoriale, ma è altrettanto vero che si è trovato in vantaggio di due reti e si è fatto temporaneamente riacchiappare: basta questo a spiegare come la condizione generale del complesso si sia appannata. Certe sbandate difensive, infatti, non si possono spiegare come episodi a se stanti, rappresentano dei dati di fatto che non possono essere ignorati. Partite di questo genere debbono essere portate in porto con assoluta non chalance, non risolte con affanno quando il tempo sta per scadere. Tutto è andato bene, d'accordo, ma l'impressione di nervosismo e di insicurezza permane il clima (non quello atmosferico, bensì quello psicologico) non era certo favorevole ai giocatoti del Torino, costretti a vincere con una disinvoltura che oggi certamente non possono sfoggiare, ed è doveroso tenerne conto. L'ambiente ha il suo peso, ma per loro fortuna i granata sono riusciti a supplire con l'arma della volontà che non è mai venuta meno. Ed è già importante, dopo i due svarioni difensivi. Pur giocando con molta attenzione e cercando di non dar troppo spago ad una Atalanta sistemata benissimo, il Torino e arrivato al gol soltanto in chiusura del primo tempo. Naturalmente, con Pulici, autore di una colossale prodezza. Sulla coppia chi gemelli attuali il discorso è molto semplice: c'è Graziani che si danna, va a cercarsi il pallone, rientra quando è necessario, appoggia e trova anche il momento per entrare dentro con la palla al piede, vero modello del centravanti moderno; Pulici, che sembra molto più staccato dal gioco della collettività, aspetta il suo momento: quando tutti sono già pronti a criticarlo, riesce ad inventare il colpaccio da campione, quello che risolve. Succede al 43': riceve il pallone con Vavassori appiccicato addosso, molto lontano dalla porta: riesce incredibilmente a controllarlo e con una freddezza che lascia tutti di sale (non soltanto l'avversario diretto, ma anche gli spettatori più attenti) fa partire un bolide sul quale Bodini arriva in ritardo. Con quel prato bagnato, il pallone pesava come se fosse di pietra, azzeccare un tiro del genere da quella distanza rappresenta davvero una prodezza. Prodezza che porta in vantaggio il Torino e che lo rinfranca dopo il pericolo corso qualche minuto prima, con Rocca liberissimo (il trucchetto del fuorigioco ha anche questi risvolti negativi, quando non funziona alla perfezione) che salta Terraneo ma perde il momento vincente. Comunque, Pupi continua a imperversare. 50': Claudio Sala libera sulla destra e mette in mezzo un pallone calibrato sul quale Pulici si avvita senza toccarlo, in una mossa che è l'esempio lampante della finta calcistici. Tutti restano disorientati e più di tutti Festa, il quale non trova di meglio che dare una scarpata al pallone. Per sfortuna sua, lo sbilenco rinvio si tramuta in un insidiosissimo pallonetto che va a infilarsi nell'angolino basso, ben lontano dalla portata di Bodini. Fa due a zero, con il Torino che potrebbe vivere in piena tranquillità i minuti che restano. E invece no, come sembra ormai abitudine dei granata quest'anno. Non che fino a quel momento si fosse visto un Toro trascendentale, quello da pressing, per intenderci, ma un vantaggio del genere si sarebbe dovuto trasformare in un tonico per una squadra tanto duramente impegnata sul piano dei nervi. A centrocampo Patrizio Sala sembrava tornato quello dei tempi belli, il rientro di Salvadori forniva soprattutto idee al settore destro, con affondi sempre calibrati, anche Gorin se la cavava con sufficiente disinvoltura. Tutto benino, insomma, anche senza entusiasmare. Poi, le due docce fredde. La prima al 59': punizione dalla destra, lungo spiovente di Festa, Pecci cerca di saltare ma il pallone lo supera, c'è Vavassori a due passi da Terraneo che sfiora di testa e mette in rete. E' inutile stare a discutere di chi sia la colpa, è il solite discorso di una difesa che si fa beccare fermo. Non è troppo grave, ma basta a far perdere totalmente la sicurezza al Torino che al 70' incassa la seconda rete. C'è ancora un vento di sbandata, Paina si infila in area e batte un pallone che supera Terraneo e va a stamparsi sulla base del palo. Lo riprende Mastropasqua che cerca di girarsi, ma Mozzini lo blocca con le brusche, cioè mettendolo giù. L'arbitro fischia subito, dice che è rigore, i granata non cercano neppure di protestare. Festa tira con decisione ed è il pareggio. Torino che potrebbe accusare il colpo, anche perché non c'è più molto tempo e l'Atalanta si senta galvanizzata. Invece il Toro non accusa battute a vuoto, insegue la vittoria con rabbia, come se si trattasse di una partita di quelle che hanno un'importanza decisiva per la classifica. Il colpo decisivo gli riesce quando ormai non ci spera quasi più ed è la caparbietà di Graziani che risolve: il centravanti entra in area col pallone al piede, Mei lo mette giù molto vistosamente. Anche stavolta l'arbitro dice che è rigore, I bergamaschi protestano energicamente, poi Pulici finta l'angolino e manda Bodini dall'altra parte. E' la vittoria, sofferta come poche, ma liberatrice. Cos'altro dire, dopo che in casa del Torino sono tutti soddisfatti? Non si parla più di multe, il successo ha fatto tornare il sereno, la squadra si è battuta al limite delle attuali possibilità. In certe annate, tutto riesce difficile, anche se si conclude bene. Preso atto di questo, il Torino saluta il suo pubblico abbastanza soddisfatto. Si pensa già alla Coppa Italia, ultima occasione per salvare la stagione. Se non altro, l'Atalanta ha restituito a Gigi Radice un Torino con la rinnovata voglia di lottare: si vede che la strigliata del dopo-Firenze ha fatto bene. Non tutto è perfetto, una bella riguardata difensiva si impone. Presi uno per uno, i granata sembrano abbastanza a posto, è la manovra ed il rendimento corale che a tratti latitano. Ne parleremo più avanti, per ora basta segnalare che il Torino si è tolta una gran brutta gatta da pelare: c'è riuscito grazie alla volontà. Bene, forse si è chiuso un capitolo, il Torino ha messo giudizio. Proprio come hanno fatto i suoi tifosi.