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Comunale
15/10/1978
h.15.00
TORINO - AVELLINO 1-0 (0-0)
Torino
: Terraneo, Danova, Vullo, Onofri, Mozzini, Salvadori, Sala P., Erba (al 46' Greco), Graziani, Pecci, Pulici. A disposizione: Copparoni, Camolese. All.: Radice.
Avellino: Piotti, Reali, Reggi, La Palma, Cattaneo, Di Somma, Massa, Boscolo, De Ponti, Lombardi, Tosetto. A disposizione: Cavalieri, Piga, Tacchi I. All.: Marchesi.
Arbitro: Lo Bello di Siracusa.
Reti: Greco 85'
Spettatori: 32.335 di cui 10.022 abbonati (la campagna abbonamenti deve ancora terminare) e 22.313 paganti per un incasso di 59.843.200 lire.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 16 ottobre 1978]
Dallo spogliatoio dell'Avellino uscivano urla feroci - ''Ladri! Ladri! '' e via peggiorando - e il giovane rampollo Lo Bello veniva maltrattato in tutti i modi, dopo quello che era successo sul campo, con Roggi che si strappava di dosso la maglia e Lombardi che non mollava il guardalinee. Questi dell'Avellino bisogna capirli e ammettere che un po' di ragione ce l'hanno: hanno perso la partita quando mancavano cinque minuti alla line causa un episodio a dir poco controverso che si conclude con Greco che manda il pallone in rete, in posizione che sembra di fuorigioco. Visto che in un recente passato l'Avellino ha già avuto disavventure del genere, il disappunto e la costernazione sono facilmente comprensibili. Sulla rete decisiva si discuterà a lungo, naturalmente da parte di chi ha perso la partita. Per il Torino è più che naturale che vada bene cosi. Cerchiamo di ricostruire quanto si è visto e soprattutto di registrare le due contrastanti versioni. Dopo una serie di rimpalli, il pallone arriva a Greco, ben oltre le spalle di tutti, in posizione quindi di fuorigioco. Però il passaggio di Patrizio Sala incoccia la spalla di Cattaneo, col risultato di mettere il granata nuovamente in gioco. Quindi, gol perfettamente regolare. No. ribattono quelli dell'Avellino, il gioco andava fermato perché c'era prima un fallo e poi la posizione nettamente irregolare di Greco. E' difficile stabilire come stanno le cose, in realtà soltanto l'arbitro Lo Bello (o. meglio ancora, il suo guardalinee che non ha sbandierato) potrebbe far luce completa, a parte il fatto che il suo responso l'ha già emesso convalidando la rete. Insomma. Avellino condannato e Torino premiato proprio in extremis, quando tutti avevano già accantonato le speranze di successo. Non è stato facile come sembrava, insomma. Adesso il Torino comanda la classifica, ma chi volesse trarre da questo dato la convinzione che la squadra di Gigi Radice è tornata improvvisamente grande, sarebbe parecchio fuori strada: i punti contano, non poteva andare meglio di così, però la squadra attuale non è quella di una volta, sarebbe follia sostenerlo. Diciamo pure tutto il bene possibile di questo Avellino volenteroso, nel quale i nomi più noti sono quelli di Mas- sa e La Palma, diamo atto anche di una buona dose di sfortuna, ma non facciamo dei martiri o dei fenomeni fuori luogo: se una squadra del genere è in grado di bloccare il Torino per ottantacinque minuti soltanto grazie a un gioco ordinato e attento di contenimento, è segno che il Torino non c'era ancora e che deve lare parecchia strada in salita. L'episodio che ha deciso la partita e che ha scatenato le ire di quelli dell'Avellino non e che un episodio in più. importante fin che si vuole ai fini della classifica, ma non illuminante sul piano del gioco. Non sarebbe serio, insomma, archiviare questa partita come se fosse semplicemente un successo bisogna dire, invece, che il Torino stenta ancora, che le assenze di Claudio Sala e Zaccarelli si fanno sentire in modo determinante, il Torino ha premuto, ha mantenuto la supremazia territoriale, ma non ha mai avuto l'autorità sufficiente a mettere sotto l'avversario e la prova evidente viene dalle scarsissime occasioni da rete che ha saputo creare. Senza i due assenti giustificati, insomma, questo Torino che si batte come può, non è in grado di presentarsi in modo sufficiente sul piano offensivo. Può controllare, muoversi bene, ma niente di più. l'invenzione che crea il fatto-gol latita In più. stavolta i due "gemelli" non sembravano al massimo della torma, arrivavano a battere a rete senza forza e convinzione. Il gol è arrivato casuale e neppure a seguito di quella pressione disperata e costante che era caratteristica del Torino prima maniera. Poteva finire tutto sin dai primi minuti e ora probabilmente non saremmo qui ad arzigogolare sulle mancanze granata, quando Graziani (6') tirava in porta e il bravo Piotti riusciva a respingere in modo miracoloso la deviazione di Di Somma. Ma era questa l'occasione più grossa, e quasi pari a quella che si presentava all'Avellino al 54'. quando Boscolo arrivava solo in area, evitava Terraneo e faceva partire un traversone che si perdeva sul fondo Un'azione da rete per parte, segno evidente che il Torino aveva le sue brave difficoltà. Se non altro, la difesa appariva rinfrancata rispetto a certe ultime esibizioni al Comunale (e in Spagna) e chiudeva molto bene le sporadiche puntate di De Ponti e Tosetto. Se si aggiunge che Vullo. ormai stabilmente impiegato nel ruolo di terzino, finiva per risultare migliore, si ha l'esatto quadro della situazione: le cose più belle, in avanti, il Torino le ha fatte proprio grazie alle proiezioni di Vullo, in particolare sulla fascia sinistra con il classico traversone a seguire Nessuno e riuscito a raccogliere questi suggerimenti, che comunque sono risultati troppo scarsi Pecci ha portato molto la palla, ma pure lui non è mai riuscito ad azzeccare l'imbeccata vincente. Anche per lui, e il caso che tornino al più presto gli assenti, il suo stesso gioco ne guadagnerà in chiarezza e precisione. Gli schemi del Torino attuale sono troppo improvvisati e prevedibili e rapporto di Pecci non è tale da illuminare la situazione. Se si guarda con attenzione, si è costretti a stabilire che l'unico che ''pensa'' è lui, sia pure in modo abbastanza blando. Il limite del Torino attuale è in questa carenza di idee, che significa, tutto sommato, carenza di uomini ed è fin troppo facile stabilire che i nomi di questi ultimi sono Claudio Sala e Zaccarelli. Quelli che corrono ci sono sempre e bisogna dire che rispetto a certe ultime partite sul piano "corsa" si registrano notevoli miglioramenti. Ma correre non basta, non può bastare: può andar bene in trasferta, quando si aspetta la sfuriata dell'avversario e basta sacrificarsi sulle sue disordinate offensive, come è successo a Bergamo. Quando c'è la necessità di far gioco, di inventare qualcosa, di giocare alla grande, diventa difficile, per il Torino del giorno d'oggi, orfano dei suoi grandi. Ha comunque raggiunto la vetta della classifica, pur continuando a ''cercarsi'', come dice Gigi Radice. Tutto sommato, può essere più che soddisfatto.