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Bentegodi |
14/01/1979 |
h.14.30 |
HELLAS VERONA - TORINO 0-1 (0-1) Hellas Verona: Superchi, Logozzo, Spinosi, Esposito, Gentile, Drezza, Bergamaschi, Fraccardi (al 46' Vignola), Musiello, Massimelli, D'Ottavio. A disposizione: Pozzani, Antoniazzi B. All.: Chiappella. Torino: Terraneo, Salvadori, Vullo, Sala P., Danova, Onofri (al 57' Sala C.), Greco, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Copparoni, Mozzini. All.: Radice. Arbitro: Casarin di Milano. Reti: Pulici 36'. Spettatori: 18.450 di cui 11.598 paganti per un incasso di 42.501.700 lire e 6.852 abbonati. Note: Terreno gelato, freddo polare, neve a bordo campo e su buona parte delle gradinate. Cronaca [Tratto da La Stampa del 15 gennaio 1979] Per più di mezz'ora sono stati tutti a guardare con occhi assorti e smarriti. Orfeo Pianelli sedeva nella nuda tribuna d'onore accanto all'amico Rachini e non staccava gli occhi da un punto indefinito del campo, sempre e solo quello, e sembrava estraneo al mondo, Claudio Sala, eroe in panchina, guatava bieco i compagni e Radice che fissava storto il Torino, mentre il pubblico di Verona osservava incredulo e deluso il povero spettacolo che le due squadre neppure si sforzavano di offrire su un campo morbido come una pista di bob. Gli sguardi si incrociavano e spiegavano la partita. Una noia assoluta. Sugli spalti pochi spettatori rigidi di freddo giocavano a palle di neve sublimando in una parvenza di battaglia la loro morente passione. Dopo, negli spogliatoi, un coro unanime darà la colpa di tutto alle condizioni del terreno, alle buche gelate che impedivano il controllo, al freddo polare che saliva dall'erba fin dentro le scarpe impedendo morbidezza e sensibilità di movimento. Ma il gelo di Verona ha irrigidito anche la volontà? Il Torino è sceso in campo stranamente freddo nel cuore e la sua partita, sino al gol di Pulici, sino alla conclusione del tempo, è stata senza carattere e anima. Mancava di Claudio Sala, il Torino, che Radice aveva in mattinata giudicato non idoneo a sostenere tutti i novanta minuti, e il particolare ha la sua importanza. Zaccarelli garantisce smalto atletico e bella progressione, Pecci geometria di manovra, Greco limpidezza di tocco, ma senza l'estro che trascina del suo capitano tutte queste doti si offuscano e finiscano per smarrirsi in un gioco collettivo povero di costrutto. Questo è stato il Torino del primo tempo, sembrava che un'ombra fosse scesa a coprire muscoli e cervelli. Non vogliamo essere troppo severi. Alla fin fine la squadra ha vinto, può continuare l'inseguimento, e i due punti secondo la fredda logica del calcio danno sempre ragione ai vincitori. Se al termine i granata dicono che la colpa è del terreno impossibile, bisogna dar loro credito e far finta di bere verità dalle loro parole. Restano comunque, negli occhi povere immagini, condizioni del campo a parte. Il Verona si dava da fare ed era quasi patetico, con quei suoi giovani che sembravano ragazzini da oratorio, con quegli attacchi portati alla cieca e senza convinzione, quasi la retrocessione fosse realtà già scontata e l'amara perdente filosofia di Chiappella fatto acquisito. Anche quando il Verona tentava e avvicinava Terraneo, come con Massimelli al 21' (tiro di piatto che il portiere granata deviava con prontezza in angolo) si aveva l'impressione di una squadra senza peso atletico e tecnico. Tutto improvvisato, tutto affidato a qualche spunto individuale e nulla più. Contro simili avversari, che scricchiolavano in ogni reparto, si poteva supporre vittoria facile per il Torino. I granata di Radice dovevano vincere, nessun mistero, per continuare a sperare nel miracolo e salvare antichi valori e nuove credibilità. Si pensava ad una gara di impeto, come aveva promesso e richiesto Graziani alla vigilia e invece nella prima mezz'ora la squadra si è adattata senza fatica alla cecità degli avversari. Indietro il Torino non aveva problemi, a parte qualche spunto iniziale di Musiello e D'Ottavio, ma quando si trattava di impostare nascevano difficoltà impreviste. Pecci era a disagio sull'erba ghiacciata e doveva controllare e ricontrollare la palla prima di dettare il passaggio, con il risultato che anche il reparto arretrato veronese, dove l'esordiente diciottenne Drezza reggeva a fatica l'impegnativo ruolo di libero, riusciva con qualche affanno a tamponare le falle. Zaccarelli correva tanto ma, ahimè, quasi sempre a vuoto mentre da dietro Vullo e Patrizio Sala spingevano senza cuore vincente. Capitava così, in questa prima mezz'ora, che l'unica azione da gol fosse proprio quella di Massimelli, seguita un attimo più tardi da un bel centro di Spinozzi non controllato da D'Ottavio, prima che Paolino Pulici al 36', trovasse il tempo giusto per lo stop di petto su cross di Vullo e infilasse con un secco tiro di destro la porta di Superchi. Il portiere veronese si disperava. Giocava la sua trecentesima partita in serie A, era stato pure festeggiato prima della partita, ma alla fine la sua costanza sarà premiata con lodi e pacche sulle spalle. Nel secondo tempo ha parato su Pulici (punizione fortissima al 74') e poi ancora su Graziani (87' dopo un bel passaggio smarcante di Claudio Sala) risultando di certo il migliore dei suoi. Però al gol di Pulici Superchi si disperava mentre i compagni, e non certo per mancanza di volontà, non riuscivano a reagire e la partita, vissuto il suo momento decisivo, tornava a far soffrire di noia. Qualcosa cambiava nella ripresa con l'ingresso di Claudio Sala. L'attaccante, diceva Radice prima della gara, non era pronto a giocare 90 minuti. Probabilmente vero, fatto è che la partita del Torino è mutata. Non ci sono stati fuochi di artificio, d'accordo, perché niente e nessuno è riuscito a riscattare il piattume di una gara che rallegra solo per il risultato, tuttavia in campo è entrata una vena di fresca inventiva. Zaccarelli è andato a fare il libero, Onofri è uscito dal campo dopo una prestazione non scadente ma certo macchiata da solite incertezze. In fase difensiva Zaccarelli è stato bravo, attento nel chiudere i corridoi, pronto a uscire dall'area al momento apportuno, mentre Greco, che è sempre elegante a vedersi ma sovente è distaccato dal gioco, ha mantenuto una posizione fissa sulla sinistra limitando così le proiezioni offensive di Vullo. La partita grazie ai dribbling di Claudio Sala si è ravvivata un pochino. Ci ha pensato anche il Verona, sostituendo Fraccaroli con Vignola, altro giovanissimo, un biondino tecnico e opportunista che ha costretto Patrizio Sala ad un duro ed utile lavoro di copertura. Ma i padroni di casa non potevano segnare, tanto erano le carenze del loro collettivo pieno e zeppo di riserve. Hanno tentato blandamente, incitati dal loro pubblico spento, eppure è stato il Torino a sfiorare il raddoppio. Orfeo Pianelli però, in tribuna d'onore, ha continuato a non battere ciglio e a fissare senza vedere un punto troppo lontano. |
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