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Comunale
14/04/1979
h.15.30
TORINO - MILAN 0-3 (0-2)
Torino
: Terraneo, Danova, Vullo, Salvadori, Mozzini, Santin, Sala C., Pecci, Graziani, Zaccarelli, Iorio. A disposizione: Copparoni, Greco, Bonesso. All.: Radice.
Milan: Albertosi, Collovati, Maldera, De Vecchi, Morini, Baresi, Antonelli, Bigon, Novellino, Buriani (al 70' Boldini), Chiodi. A disposizione: Rigamonti, Sartori. All.: Liedholm.
Arbitro: Lattanzi di Roma.
Reti: Bigon 41', 53', Chiodi 45'.
Spettatori: 56.429 di cui 10.156 abbonati e 46.273 paganti.
Note: In seguito al discutibile arbitraggio del direttore di gara Lattanzi (che nega un rigore netto al Torino assegnandone uno al Milan inesistente), nell'intervallo il popolo granata invade il campo. Partita sospesa per oltre trenta minuti. Attimi di tensione anche nel dopo gara, stavolta senza feriti. In seguiro a questi incidenti il campo del Torino venne squalificato per una giornata.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 15 aprile 1979]
L'ultima sfida scudetto è durata, ieri al Comunale. solo 43 minuti, sino all'attimo in cui l'arbitro Riccardo Lattanzi ha concesso al Milan - già in vantaggio per uno a zero - un rigore per un intervento in recupero di Danova ai danni di De Vecchi, un intervento fra palla e uomo che il rossonero ha aggravato con uno dei consueti ruzzoloni. E' scattata la reazione nervosa del Torino, che rimpiangeva un penalty non concesso in precedenza per ostruzione da tergo di De Vecchi sul piccolo Iorio, ma soprattutto poteva lamentarsi di una direzione di gara contraria in piccoli particolari che magari sfuggono, ma che pesano su chi è in campo. Erano ammoniti Claudio Sala e Graziani per proteste, la curva Filadelfia - quella dei tifosi granata più accesi - cominciava a ribollire, veniva sfondata parte della recinzione, c'era un accenno di invasione subito bloccato che prendeva però corpo nell'intervallo, dopo che Chiodi aveva battuto Terraneo dal dischetto. Gli stessi giocatori granata convincevano i tifosi più agitati a rientrare sulle gradinate, ma l'intervallo si prolungava di tredici minuti oltre il quarto d'ora regolamentare. Poi la gara riprendeva, fra un Torino svuotato anche per la tensione della cornice tifosa, che per la sua malintesa "passione" danneggiava squadra e società, ed un Milan sempre, più sicuro, al punto da andare subito sui tre a zero con una splendida e astuta stoccata di Bigon. Ma tutto era già finito prima, con il fischio di Lattanzi che metteva k.o. il Torino. I granata assaltavano ancora, però senza convinzione, consci che il match per loro era largamente compromesso. Così la gara è andata malinconicamente verso la fine, per il Torino. Lattanzi alla conclusione è uscito dal sottopassaggio della curva Maratona, seguito dal Milan che non meritava una fuga da ladro per una partita giocata con l'antica lucidità (anche sino a quando è stata gara vera), mentre i granata rientravano dalla solita parte, accerchiati dai fans che si sfogavano con applausi che non consolavano certo gli uomini di Radice, sconfitti con un punteggio che non tiene certo conto della loro generosità, e del bel gioco espresso per quaranta minuti. Fra gli sconfitti c'è anche l'arbitro Riccardo Lattanzi, non nuovo a direzioni di gara fonte di scontentezze e di caos. L'hanno ''regalato'' al Torino, che ne avrebbe fatto a meno. Indisponente per gli atteggiamenti dittatoriali e teatrali, Lattanzi è ''usato'' con molta cautela dagli stessi designatori. Ricordiamo che, prima di Perugia-Milan, parlammo con un alto dirigente della categoria che ci disse: "Lattanzi tecnicamente è il migliore, ma usa spaccare il capello in quattro sul campo. Per questo deve essere sembrato inadatto ad una partita come questa di Perugia". Per Torino-Milan andava benissimo, evidentemente, e lo si è visto. Prima del penalty ai rossoneri, la sua valutazione di molti falli era parsa dubbia (più spesso contro i granata). Si era inventato un corner a favore del Milan ed un fuori gioco inesistente ai danni di Claudio Sala, per lasciar partire Buriani due metri oltre la difesa. Non ha visto un braccio di Franco Baresi su cross di Sala, la spinta da tergo di De Vecchi a Iorio, un aggancio a Pecci che ha avuto il torto di stare in piedi. Questa è cronaca, anche se non giustifica affatto la reazione del pubblico della curva Filadelfia che ha rischiato di rovinare ancora di più la già storta giornata del Torino. I granata, per quanto ancora privi di Patrizio Sala e Pulici, e con Greco in panchina perché non ancora a posto (oltreché per una scelta tecnica di Radice), hanno stretto per lunghi periodi del primo tempo il Milan nella sua metà campo, ma subito si è visto come i rossoneri fossero diversi dalla squadra timorosa di Perugia. Saldi in difesa, anche se Collovati soffriva molto contro un Graziani ricco di grinta e Morini pativa un poco la vivacità di Iorio, ottimamente disposti a centrocampo grazie alla marcatura di Buriani su Claudio Sala, che consentiva al biondo maratoneta non solo di contrare l'avversario ma di potersi sganciare il più delle volte indisturbato. Antonelli era meno spumeggiante di altre volte ma molto concreto, Bigon era prontissimo a partire in contrattacco con potenza e lucidità. Un Milan forte e quadrato, ritrovatosi di colpo nella gara più difficile per l'aggressività dell'avversario. Il Torino pur premendo non riusciva a trovare varchi per inserirsi in area, lo dimostra la serie di tiri da lontano, senza successo. Il lungo periodo di pressing dei granata, dal quarto d'ora al 40', non dava cosi frutto, anche se molti erano gli angoli a favore, ed i salvataggi in extremis di Collovati e colleghi. Pecci orchestrava bene il gioco, sue le aperture ed i suggerimenti migliori. Tirava lo stesso centrocampista a fil di palo al 16', calciava alto al volo Graziani al 22', era tolto dalla palla al 25' Iorio da De Vecchi che saltava per colpire di testa, ma Lattanzi a gesti spiegava che il milanista aveva spinto con la pancia, come se fosse un motivo per non concedere il rigore. Le risposte del Milan. Per quanto rare, erano pericolose anche perché trovavano un Torino sbilanciato in avanti dalla voglia di vincere. Così al 32' Terraneo era costretto ad una uscita disperata su Bigon liberatosi dopo triangolo con Antonelli, ma i granata non valutavano l'avvertimento e si riportavano sotto. Al 36' Iorio deviava a lato, cercando l'angolo lungo, un cross di Claudio Sala, più incisivo con il passare dei minuti. Al 40' sfiorava l'autogol Collovati su cross di Vullo, ma Albertosi andava a deviare sotto la traversa. Sul rilancio del portiere, conferma delle qualità di Bigon. Il rossonero partiva dai tre quarti e con una azione dritta, un attacco a percussione da rugbista, ''bucava'' la difesa reggendo agli assalti di Santin e Danova per battere Terraneo, uscito con troppa precipitazione, con un rasoterra potente e preciso. Il Torino non faceva tempo a riorganizzarsi che andava k.o. Novellino toccava per De Vecchi che si allargava, sembrava resistere all'aggancio di Danova. Poi ruzzolava a terra mentre Zaccarelli entrava in spaccata. Rigore. Chiodi, piuttosto evanescente, ribadiva le qualità di tiratore. Prima botta terribile e gol alla sinistra di Terraneo, ed all'annullamento per l'ingresso anticipato in area di Maldera (pure ammonito, altra perla dell'arbitro) rimetteva la palla sul dischetto per infilare un altro bolide sulla destra del portiere, che pur aveva intuito in entrambe le occasioni la direzione del tiro. Poi la ripresa, con altro ritmo e minor convinzione granata. Bigon li smontava del tutto all'8', con una prodezza: punizione di Morini per fr.llo di Pecci, aggancio e botta al volo della mezz'ala nel vivo della difesa granata. Dopo, ancora assalti del Torino, più per dovere che per altro. Colpi di testa di Graziani, Mozzini, tentativi di Iorio, vani affondo di Claudio Sala. E Milan sempre pronto al contropiede, sereno, sicuro dello scudetto che ha mostrato di meritare - Lattanzi o non Lattanzi - ritrovando energie e chiarezza di schemi proprio nella gara più difficile.