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Neckarstadion |
19/09/1979 |
h.20.30 |
STUTTGART - TORINO 1-0 (0-0) Stuttgart: Roleder, Martin, Forster B., Hattenberg, Forster K., Holcer, Kelsch, Ohlicher, Schmider (al 51' Klotz), Muller, Volkert. A disposizione: Greiner, Hadewicz, Jank. All. Buchmann. Torino: Terraneo, Volpati, Vullo, Salvadori, Danova, Zaccarelli (al 41' Mandorlini), Sala C., Pecci, Graziani, Sala P., Pileggi. A disposizione: Copparoni, Mariani, Paganelli. All. Radice. Arbitro: Diaz Correa (Portogallo). Reti: Aut.Danova 70'. Spettatori: 55.000 circa, di cui 54.920 paganti. Note: Ammoniti Pecci, Paganelli e P.Sala. Terreno di gioco in perfette condizioni, serata mite e senza vento. Circa tre mila sostenitori presenti al Neckarstadion. Cronaca [Tratto da La Stampa del 20 settembre 1979] I giornali tedeschi parlano di un Torino sorprendente per la resistenza atletica e per le qualità di alcuni singoli (Graziani è il più esaltato) ma anche di un Torino piuttosto duro e scorretto. Ieri sera negli spogliatoi Radice ha già anticipato la risposta, accusando l'arbitro di essere stato molle soprattutto con la squadra di casa. Ma qui a Stoccarda Hansi Mailer non si tocca, e il fatto che l'abbiano fatto qualche volta volare per aria ha certamente disturbato. Del resto, il Torino non aveva altra chance che impostare una gara sulla marcatura a uomo molto stretta, sul raddoppio delle marcature stesse, sull'accorciamento delle distanze fra i reparti in modo da non lasciar filtrare l'attacco avversario. Infatti, sono filtrati soltanto due palloni pericolosi verso Terraneo che li ha respinti con bravura. Il gol è arrivato con un tiro-cross in partenza innocuo, che si sarebbe perso dall'altra parte del campo se non avesse incontrato malauguratamente nella mischia il corpo di Danova. Un Torino tatticamente forte, e valido nei singoli malgrado la nuova disgrazia rappresentata dall'infortunio a Zaccarelli. Se c'è un elogio da fare ai granata in questa occasione, dimenticando per un attimo il risultato negativo è quello di aver dimostrato una capacità di concentrazione che raramente avevamo riscontrato in altre occasioni. Radice ha scelto bene le marcature, e all'inizio ovviamente con Salvadori su Hansi Muller le cose andavano meglio, anche se Mandorlini non ha affatto demeritato: ma l'esperienza non si improvvisa, e in qualche occasione il ragazzo si è lasciato scavalcare ingenuamente, pur avendo disputato una partita encomiabile. Difficile, anche ingeneroso, fare una classifica di merito fra i granata. Certamente, Graziani ha confermato in pieno sull'erba del Nekarstadion di essere tornato in gran forma, di essere di nuovo quel centravanti europeo che tutto il Continente invidiava ad Enzo Bearzot. Il quale Bearzot può contare di nuovo su un attaccante che rientra, che contrasta, che dribbla, che punta a rete e che tira. Difficile chiedere altro ad un giocatore d'attacco. Sul livello di Graziani, Eraldo Pecci, che non soltanto ha fatto da filtro al centro del terreno, ma è stato il più pronto con lo stesso Graziani e con Pileggi a fare un utilissimo pressing sulla difesa avversaria. In difesa, Danova non ha sbagliato una palla (a parte quella dell'autogol), Volpati ha domato una vecchia volpe come Volkert, annullando tutte le perplessità di chi ancora non lo credeva adatto al gioco granata; Vullo ha lottato al limite delle sue forze contro Kelsch, ha commesso qualche fallo plateale che ha innervosito la folla, una folla che non poteva sapere che erano falli di irruenza e non certo di cattiveria. Vullo è riuscito anche ad essere puntuale nelle proiezioni offensive, basti pensare che ha fallito di un soffio il gol del pareggio. Adesso ci sono quindici giorni per fare i pronostici sull'andamento del match di ritorno. E' certo però che la squadra di ieri sera, era paradossalmente adatta, malgrado le assenze, ad una partita come quella che ha impostato: non di contenimento, ma di attenta marcatura e di efficace contropiede. In casa per rimontare il goal bisognerà attaccare a fondo. Graziani è in gran forma, ma da solo non può far molto perché i difensori si accentrano su di lui. Pulici guarisca in fretta, Radice certamente ha bisogno di lui, in un complesso che a Stoccarda ha dimostrato di essere già ad un alto livello di rendimento. Bravi. Bravissimi. Hanno perso la partita, ma da tempo non si vedeva il Torino giocare così: proprio da Toro, lottando su tutti i palloni, senza lasciarsi intimorire daun avversario che giocava le sue notevoli carte con decisione estrema, sospinto da un pubblico scatenato, il Torino ha tenuto, ha ribattuto colpo su colpo, non si è lasciato prendere dalla trappola del nervosismo, ha avuto la sua solita, inevitabile ormai, dose di sfortuna, prima con la traversa colpita da Pecci e poi con l'ennesimo infortunio che ha colpito Zaccarelli: probabile distorsione ai legamenti del ginocchio destro, dopo una gara giocata ad un livello impeccabile. Proprio di lui vogliamo cominciare a parlare: sembrava che non dovesse farcela (già a Cagliari aveva stretto i denti ed era andato in campo anche se le sue condizioni non erano perfette) e diceva alla vigilia: Non sono certo al massimo della condizione, ma stavolta non c'è scampo: bisogna giocare, mettercela tutta, non ci si può tirare indietro. Ha voluto rischiare, con coraggio, ma la sorte lo ha ancora una volta tradito. Non se lo meritava. E' stato veramente uno del Toro, non si può aggiungere altro: l'aver contenuto i termini della sconfitta, che lascia buonissime speranze per il Torino di continuare in Coppa Uefa e quindi deve essere considerata in termini altamente positivi (prima di giocare, chiunque avrebbe firmato un risultato del genere), spetta anche a lui, al granata più sfortunato. Abbiamo scritto ieri molto chiaramente che per domare questo Stoccarda ci voleva un Torino di carattere, una squadra senza paura di dare e ricevere colpi, composta da gente che sapesse soprattutto lottare. Bene, è stato davvero così, gli italiani (e sono tanti) che lavorano a Stoccarda se ne sono andati a testa alta: hanno visto e sostenuto una squadra del loro Paese che ha bravamente contenuto i tedeschi, che alla vigilia sembravano scatenati. Il calcio è anche questo, una prova di carattere ed il Torino di Radice ha dimostrato di possederne molto. Sembrano - e probabilmente sono - parole molto grosse, ma vanno soprattutto a coloro che lavorano all'estero e che aspettano una squadra italiana per prendersi la loro innocente rivincita. Ed una rivincita può venire anche da una sconfitta, quando si gioca così. C'è ancora la partita al Comunale ed i tedeschi se ne accorgeranno. Cambierà anche l'arbitro, c'è da augurarsi. Perché questo signore portoghese ne ha fatte di tutti i colori. Non stiamo a difendere il Torino - che non ne ha bisogno - ma diciamo almeno che il direttore di gara non è stato all'altezza della situazione, travolto da un avvenimento più grande di lui. In una partita importante di Coppa Uefa ci si poteva aspettare di meglio, anche se le sue decisioni non sono state determinanti negli episodi decisivi della partita. Il Torino ha perso anche con parecchia sfortuna nell'azione decisiva: il pallone sarebbe finito abbondantemente fuori se non fosse stato deviato da un difensore proprio all'ultimo momento. Inoltre, come abbiamo già detto, Pecci ha colpito la traversa, Graziani ha tirato sempre con prontezza, nel finale Vullo ha sfiorato il gol. Sarebbe stato un pareggio che il Torino avrebbe senza dubbio meritato. Ma è andata così, certo che lo Stoccarda si è rivelato una bestia molto meno brutta rispetto a come ce l'avevano dipinta. O, forse, è stato il Torino a ridimensionarla. Arrivederci al Comunale per la partita di ritorno: la strada della Coppa è apertissima. |
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