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Partenio |
30/09/1979 |
h.15.00 |
AVELLINO - TORINO 0-2 (0-1) Avellino: Piotti, Romano, Beruatto (al 73' Tuttino), Boscolo, Cattaneo, Di Somma, Massa, Piga, De Ponti, Valente, Pellegrini. A disposizione: Stenta, Giovannone. All.: Marchesi. Torino: Terraneo, Mandorlini, Vullo, Pileggi, Sala P., Salvadori, Sala C., Pecci (al 43' Paganelli), Graziani, Greco, Pulici. A disposizione: Copparoni, Masi. All.: Radice. Arbitro: Benedetti di Roma. Reti: Graziani 30', Pulici 56'. Spettatori: 26.477, di cui 12.647 abbonati e 13.830 paganti. Note: Distorsione alla caviglia per Pecci, gionata calda e umida, terreno in buone condizioni. Esordio in serie A per Mirko Paganelli. Ammoniti Beruatto e P.Sala, sorteggio antidoping per Piotti, Romano, Valente, Mandorlini e Pulici. Cronaca [Tratto da La Stampa del 1 ottobre 1979] Non è stato il Torino delle giornate più belle, ma ha vinto senza correre rischi. Si dirà che l'Avellino è poca cosa, ma vincere per 2 gol a 0 fuori casa contro una squadra che già sente il pericolo di retrocedere non è facile. Il Torino ha subito spesso l'iniziativa degli avversari, ma in due circostanze ha presentato il suo campione Graziani e in queste ha segnato altrettanti gol con lo stesso Graziani e con Pulici. Poi si è chiuso a protezione di un risultato importante, ha corso qualche minimo rischio, ma ha finito senza affanno. Dicevamo che non è stato un bel Torino, ma al giudizio limitativo si deve far precedere il ricordo dell'incompletezza della squadra. Radice ha perso Pecci durante il gioco, aveva già dovuto rinunciare in partenza a Carrera, Zaccarelli, Volpati e Danova, ha raffazzonato una difesa alla meglio con Pileggi terzino, con Vullo stopper, con Mandorlini terzino destro. Non è che i tre abbiano demeritato, ma i titolari non avrebbero certamente subito il gioco degli avversari per cosi lungo tempo. Non è questione di classe, è questione di abitudine al combattimento, ai campi difficili, alla pressione di avversari tesi alla rimonta di un risultato che sta loro sfuggendo. Nella improvvisata difesa del Torino abbiamo ammirato giocatori di valore, ma il complesso era carente di autorità. I rimandi erano casuali, le marcature strette ma imprecise, i passaggi di disimpegno erano più improvvisati che ragionati. Il giudizio su questa splendida vittoria è più favorevole proprio per le difficoltà che la squadra granata ha dovuto superare per contenere l'offensiva disordinata ma costante dei campani. Con una difesa improvvisata, Radice deve aver ordinato ai suoi centrocampisti di non rischiare molto in avanti. Cosi Patrizio Sala ha coperto una vasta zona di campo rimanendo quasi sempre in prudente copertura, Pecci finché non è stato duramente colpito da Pellegrini era un suggeritore, ma lontano dalle punte. Anche Greco, che pure è un centrocampista di attacco, stava arretrato. Ogni suo inserimento era prezioso, ogni tocco grandioso, ogni passaggio un invito, ma il vero match-winner del Torino è stato Graziani. Un Graziani poderoso, combattivo, forte in avanti e in difesa. Ha segnato un bellissimo gol di testa, ha suggerito a Pulici la palla del raddoppio, e quando gli avellinesi hanno forzato i tempi prendendo in mano le redini del gioco, Graziani è ritornato in difesa a tirare con gli altri la carretta che portava alla vittoria. Pulici lo ha aiutato in parte, e in parte lo ha aiutato anche Claudio Sala, forse ancora a corto di autonomia. E' stato un Torino a corrente alternata. Forse i tifosi dell'Avellino sono rimasti delusi perché ha vinto la squadra che ha subito il gioco degli avversari. Ma quando si hanno campioni di razza come Graziani, quando si ha un golden-boy come Greco, quando si possiede un Claudio Sala che ogni tanto inventa azioni importanti, quando si contano in formazione elementi combattivi e grintosi come Vullo, come Pileggi, come Patrizio Sala e come Mandorlini, quando dalle file dei ragazzi escono fuori giocatori come Paganelli, che a diciannove anni può esordire senza emozionarsi molto, quando una squadra ha tutto questo può vincere una partita contrastata e difficile. L'Avellino è parso fragile nelle conclusioni. La bella formazione ammirata lo scorso anno è stata sfasciata sull'altare di un rinnovamento senza logica. In difesa manca un marcatore come Reali, a centrocampo sono partiti uomini di valore come Montesi e Lombardo. All'attacco, frattanto, bivaccano elementi con scarse possibilità. De Ponti e Claudio Pellegrini hanno giocato 70 minuti sotto la porta di Terraneo e non hanno effettuato un solo tiro pericoloso. Era una pressione inconsistente, con giocatori che portavano la palla, con Massa che svolazzava avanti e indietro sbagliando molto e Indovinando poco. E in difesa si è messo a commettere errori anche Fiotti, e la frittata è stata completa. Non vogliamo prevedere nulla, ma pensiamo che il cammino dell'Avellino sarà quest'anno in salita, una dura salita. L'avvio è stato brutto. La tempesta durerà a lungo. Il Torino ha vinto una prova difficile su un campo difficile. Per prima cosa ha vinto contro se stesso, cioè contro le avversità che lo avevano decimato con gli infortuni. E' un inizio importante. L'infortunio a Pecci informa però che il periodo gramo non è ancora superato. Bisogna stringere i denti e lottare. La grinta, la determinazione e la caparbietà non mancano. Si può bene sperare, la vittoria ad Avellino porta due punti preziosi. Il giudizio sulla squadra di Radice rimane legato ai tempi di recupero degli infortunati. Per il momento i tifosi possono preparare un monumento a Graziani. |
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