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Comunale di Perugia |
28/10/1979 |
h.15.00 |
PERUGIA - TORINO 0-2 (0-0) Perugia: Malizia, Nappi, Ceccarini, Frosio, Della Martira, Dal Fiume, Bagni, Goretti, Rossi, Casarsa (al 43' Calloni), Tacconi. A disposizione: Mancini, Zecchini. All.: Castagner. Torino: Terraneo, Volpati, Vullo, Mandorlini, Danova, Pecci, Sala C., Sala P., Graziani, Greco, Pulici (all'87' Masi). A disposizione: Copparoni, Mariani. All.: Radice. Arbitro: Michelotti di Parma. Reti: Vullo 57', Pulici 68'. Spettatori: 19.820, di cui 10.891 abbonati e 8.929 paganti. Note: Giornata piovosa, terreno pesante, angoli 11-5 per il Perugia. Ammonito Danova per gioco scorretto e Terraneo per comportamento non regolamentare. In seguito allo 0-2 interno con il Torino, dopo 37 partite, è finito il record di imbattibilità del Perugia. L'ultima sconfitta degli umbri risaliva alla stagione 1977/78 a Vicenza (1-3). Nel torneo precedente (1978/79), il Perugia aveva concluso il campionato senza sconfitte. Cronaca [Tratto da La Stampa del 29 ottobre 1979] L'inizio è del Perugia, con il Torino comprensibilmente guardingo e forse addirittura preoccupato sia delle qualità dell'avversario che delle proprie precarie condizioni. Ma il Perugia, pur attaccando con una certa insistenza, dimostra di non avere le idee chiare, tanto che i pericoli per la rete di Terraneo sono praticamente inesistenti. Bagni si trova libero in area (3') e mette fuori di testa. E subito dopo (7') il bravissimo Volpati anticipa Rossi ed allunga a Terraneo. Ai 15' bella azione di Tacconi, ma il portiere del Torino è pronto a bloccare il suo tiro. I granata rispondono soltanto al 38' con Pulici che obbliga Malizia ad un gran volo per deviare in angolo un suo colpo di testa. Comunque si tratta semplicemente di scaramucce, le due squadre non sono ancora arrivate al momenti decisivi. Nella ripresa, dopo che il Torino ha preso le misure di un avversario abbastanza sconclusionato, arriva il gol. Sulla sinistra lo scatenato Vullo recupera il pallone e lo manda verso il centro: Greco finta l'entrata mettendo nei guai Ceccarini che buca clamorosamente il pallone, con il risultato di ingannare anche Malizia che resta fermo mentre la palla finisce In rete. Gol derivato da una serie di errori (oltre che dall'abilità di Greco) che consente al Torino di giocare nettamente in scioltezza. Comunque, i granata arrivano quasi subito al raddoppio. Dall'estrema destra Graziani riesce a mandare il pallone al centro, mentre i difensori del Perugia si bloccano tanto che la palla può arrivare ad un liberissimo Pulici che non ha difficoltà a controllarla e metterla in rete. Due a zero e partita finita: Il Perugia tenta pateticamente di raddrizzare almeno in parte la situazione, ma i granata si chiudono con intelligenza, senza mai rinunciare al contropiede e ad assumere il controllo delle operazioni. Non c'è affanno, ma assoluto controllo della partita, tanto da far apparire nettissima, negli ultimi minuti, la vittoria.Non si può vincere, o quantomeno non perdere in eterno: arriva fatalmente il giorno della resa dei conti, se non altro in omaggio alla legge dei grandi numeri in base alla quale le faccende ''anomale'' sono destinate fatalmente a sparire. Ecco quindi che il Perugia, di fronte ad un pubblico immalinconito ma mai rabbioso, si fa infilare due volte da un Torino del tutto inedito, con Pecci che copre nientemeno che il ruolo di libero. Il botto è stato grande, e per ì granata è addirittura elettrizzante, quando si consideri che in partenza la squadra di Gigi Radice si sarebbe abbondantemente accontentata di un pareggio, viste le sue disastrate condizioni: ma il Perugia (cui l'imbattibilità da 37 partite cominciava a pesare) aveva nelle gambe l'avventura di Salonicco. Aveva perso nel viaggio lucidità e senso del gioco ed ha finito per regalare al Torino un successo che i granata hanno ampiamente meritato. Chi sbaglia, è arcinoto, nel calcio paga e ben lo sanno i granata dopo il derby, talvolta a sbagliare sono stati i loro avversari, ma non si può tacere della grossa prova di orgoglio da parte di una squadra che perde costantemente per strada i suoi uomini migliori, che si improvvisa ogni volta e che nonostante tutto questo, presenta sempre un volto dignitoso, non si ritira di fronte ad avversità e disavventure. Non è il caso di cantare un Torino superlativo - visto che la sua partita è stata alla stregua delle ultime giocate negli ultimi tempi - ma va detto a chiare lettere che la squadra è andata in campo per ottenere il massimo, senza preoccuparsi del fatto che alle spalle di tutti giocava un centrocampista intelligente ma del tutto sprovvisto della conoscenza del ruolo. Radice ha osato e gli è andata bene, anzi benissimo, e stavolta nessuno pensa di contestare le sue scelte come è accaduto contro lo Stoccarda e nel derby: segno che nel nostro Paese calcistico è sempre il risultato quello che risolve tutto. Ma va detto che il Torino e il suo allenatore escono dalla partita di Perugia con le carte in regola per affrontare nuovamente il campionato, il loro pubblico ed i loro eventuali contestatori con assoluta sicurezza. Comunque, ben oltre al fatto che abbia vinto, il Torino deve essere giudicato per quello che ha fatto, per una condotta di gara intelligente ed estremamente pratica: non dimentichiamo che il Perugia aveva Paolo Rossi in netta ripresa, che Bagni resta sempre uno spauracchio, che il collettivo è indubbiamente di tutto rispetto. Se la squadra di casa è letteralmente scomparsa (il suo finale tendeva pateticamente a raddrizzare il risultato e ha visto il Torino a rispondere quasi con spavalderia) il merito non va esclusivamente a Salonicco e ai patemi per l'imbattibilità da difendere, ma anche al comportamento del granata. Mal la squadra di Radice è stata stretta in difesa, mai si è fatta prendere dall'affanno, mai ha dovuto ricorrere alle barricate, la lucidità e la freddezza hanno sempre accompagnato la sua azione. Probabilmente, è stata premiata oltre i suoi meriti effettivi, ma le due reti sono apparse regolarissime, da quella un pochino casuale di Vullo all'appoggio vincente di Pulici. Sono due punti importanti, visto che sono stati ''catturati'' sul campo di una delle grandi, ma arrivano, soprattutto, nel momento migliore per far tacere sussurri di critica contro la squadra ed il suo allenatore che stavolta ha impostato una partita capolavoro: questo successo non è stato casuale, ma studiato nei dettagli, analizzando attentamente le caratteristiche del singoli avversari, che sono sempre stati dominati negli scontri diretti. Danova ha cancellato Rossi - il Pablito che tutti temono - ed anche gli altri perugini hanno dovuto arrendersi. All'inizio, il Torino ha faticato un po' a prendere le misure, ma quando si è reso conto di come stavano realmente le cose, ha tenuto il campo con disinvoltura ed autorità. Quando Radice, nei giorni scorsi, affermava che la squadra c'era, nonostante i risultati sconfortanti, era nel giusto ed i suoi giocatori lo hanno ricambiato con una prestazione impeccabile sul plano dell'impegno e della determinazione. Anche se il Perugia potrà accampare delle scusanti che possono avere una loro validità (come l'infortunio a Casarsa) e la prima rete rocambolesca, bisogna dire che il successo del Torino non è nato da elementi casuali, ma è stato costruito con indubbia maestria: se il Perugia ha sbagliato, i granata sono stati bravissimi ad approfittarne. Chiaro che non tutti i problemi del Torino sono improvvisamente scomparsi, ma quello che conta per Radice è che la squadra gli abbia risposto ed abbia assorbito la sconfitta del derby. A Perugia si è visto un Torino vivo, deciso, combattivo, mentre si sarebbe anche potuta ipotizzare una squadra spenta, senza più voglia di lottare. Adesso tutte le strade le sono nuovamente aperte: c'è voluta la scalata ad un campo proibito che ha fatto probabilmente scattare la molla dell'orgoglio in una squadra che si sentiva in netto credito con la fortuna. Preferivo giocare a Perugia piuttosto che su un campo facile o addirittura in casa: la nostra reazione era inevitabile, ha detto Graziani. Adesso, ottenuto il successo storico il Torino non deve mollare. Se riesce a vincere anche con Pecci libero, lasciando a casa Zaccarelli, Carrera e Salvadori, è segno che le cose funzionano. |
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