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Comunale |
02/12/1979 |
h.14.30 |
TORINO - CATANZARO 0-0 Torino: Terraneo, Volpati, Mandorlini, Sala P., Danova, Masi, Sala C. (al 52' Greco), Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Copparoni, Mariani. All.: Radice. Catanzaro: Mattolini, Sabadini, Groppi, Ranieri, Menichini, Zanini, Nicolini, Orazi, Borelli, Majo, Palanca (all'87' Chimenti). A disposizione: Trapani, Marchetti. All.: Mazzone. Arbitro: Benedetti di Roma. Reti: - Spettatori: 21.396 di cui 11.583 abbonati e 9.813 paganti. Note: Giornata molto fredda, foschia che si tramuta a tratti in nebbia nel secondo tempo rendendo problematica la visibilità dagli spalti. Terreno leggermente scivoloso. Ammoniti Borelli, C.Sala, Groppi e Nicolini. Cronaca [Tratto da La Stampa del 3 dicembre 1979] E' la quinta volta in questa prima fase della stagione che il Torino rientra negli spogliatoi del Comunale con l'amaro sulle labbra. A riprova di una cattiva disponibilità verso gli incontri casalinghi, vive un pomeriggio caratterizzato dalla sterilità e dall'abulia pressochè totali. Nella circostanza è il vigoroso e quadrato Catanzaro a bloccare le velleità, peraltro fievoli, del Torino. Il match si conclude sullo zero a zero dopo essersi sviluppato attraverso novanta minuti scialbi, confusi, monotoni, senza la minima ispirazione e senza alcun bagliore che potesse rischiarare un po' lo scenario. Il gioco è risultato quasi sempre spento e soltanto un paio di conclusioni di Palanca verso Terraneo lo hanno provvisoriamente riacceso. Dopodichè tutto riprecipitava, irrimediabilmente, nell'oscurità. Il calcio italiano attraversa un momento critico, delicato: la partita dei granata col Catanzaro ne è la riprova, il Torino di oggi è una squadra scolorita nelle tonalità, rallentata nei ritmi, priva di intenzioni collettive di incisività e di capacità di aggirare l'avversarlo; questi limiti attuali si ingigantiscono maggiormente se il pensiero corre a quei granata che vinsero lo scudetto nel 75/76 e ai granata che accumularono 50 punti l'anno successivo. Quelle sono immagini irripetibili, di fronte alle quali ogni raffronto avvilisce, rendendo ancor meno digeribile la situazione attuale. Il Catanzaro ha presentato difficoltà obiettive alla squadra di Radice, rafforzando il tessuto di centrocampo e disponendo marcature spietate per Pulici e Oraziani. Ma di là da questi dettagli restano le cadenze insufficienti di chi viaggia a scartamento ridotto, di chi ha innestato tristemente le marce basse e di chi gioca al calcio come redigesse semidolosamente un tedioso compitino. Uomini come Pecci, Danova, Patrizio e Claudio Sala, Graziani e Pulici naufragano davanti alle più elementari situazioni; figuriamoci quando l'avversario gli complica l'esistenza. Quelle che furono le colonne di una squadra tremenda per volontà e determinazione sono pedine ininfluenti in un gioco senza idee precise. Zaccarelli rientra dopo due mesi e mezzo e, pur con i limiti che devono essergli riconosciuti, tenta di costruire azioni di primo getto, senza trovare riscontri in un solo compagno. Il centrocampo è irretito dalla trama tessuta da Mazzone con il cursore Nicolini, con l'irriducibile Zanini, con gli ingenui ma efficienti Borelli e Maio, che ruotano attorno ad Orazl, vero coordinatore e protagonista dei calabresi. Pulici e Graziani non riescono mai a liberarsi dei diretti avversari Groppi e Menichini e mai vedono la luce della porta difesa da Mattolini. Dalle retrovie parte spesso Mandorlinl, ma il suo dribbling a rientrare lo porta sempre nell'imbuto e mai sul lungo linea. Il lungo linea è la zona che meno è stata utilizzata dal Torino (che per la prima volta porta sulle maglie il marchio della Superga). Soprattutto la fascia destra del campo, ove avrebbe dovuto operare un Claudio Sala (limitato forse da vecchi acciacchi), meno personalizzato del solito ed arretrante fino all'inverosimile in un settore (vicino a Terraneo) ove non può rendersi utile che in azioni di alleggerimento. E dove finisce e si avvilisce allora il suo talento un tempo messo al servizio delle punte? Un Torino cosi è solo un Torino da routine, che non ferisce, che non può dunque raccogliere punti e che riempie di tanta amarezza i tifosi che da lui si aspettano sempre giocate vincenti. E qui si innesta il discorso sul Catanzaro, squadra che intende alleviarsi i giorni uscendo anzitempo dalle insidie dei bassifondi della classifica e ad ogni partita esterna cerca di spremere, con tattiche difensive ma non rinunciatarie, perlomeno un pareggio, come la formica più laboriosa. Il Catanzaro assolve bene ai compiti assegnatigli da Mazzone, soffoca sul nascere le poche e povere idee granata e replica con quel suo furetto dell'area di rigore Palanca. Proprio da Palanca partono i due tiri più pericolosi della partita, di cui uno è deviato bene da Terraneo. Ed a favore del Catanzaro ci sta anche un calcio di rigore per fallo molto palese in area di Masi ai danni di Nlcolini. Benedetti dice di no e la partita non può schiodarsi da uno squallido zero a zero. E' mai possibile che il calcio italiano possa offrirci solo questo? Il discorso coinvolge tutto il campionato. Non resta che sperare in un domani meno grigio. |
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