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San Siro
09/03/1980
h.15.30
INTER - TORINO 1-1 (0-1)
Inter
: Bordon, Canuti (al 73' Ambu), Baresi, Oriali, Mozzini, Bini, Caso, Marini, Altobelli, Beccalossi, Muraro. A disposizione: Cipollini, Pancheri. All.: Bersellini.
Torino: Terraneo, Volpati, Vullo (all'87' Mandorlini), Sala P., Danova, Salvadori, Greco, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Copparoni, Pileggi. All.: Rabitti.
Arbitro: Menegali di Roma.
Reti: Graziani 20' (T), Muraro 82' (I).
Spettatori: 48.004 di cui 33.137 paganti e 14.867 abbonati per un incasso di 235.523.000 lire più 67.525.000 di quota abbonati.
Note: Giornata serena, temperatura mite, terreno in buone condizioni. Scotri tra tifosi sugli spalti, in tribuna presente il tecnico della Nazionale Enzo Bearzot. Ammonito Volpati per proteste.
Cronaca
[Tratto da Stampa Sera del 10 marzo 1980]
La prima festa-scudetto (perché ormai sarà così sino alla fine del campionato per ogni esibizione milanese della squadra di Bersellini) per poco non è andata storta all'Inter. Il Torino, in salute, ha cercato e voluto il colpaccio, è andato in vantaggio dopo venti minuti con il lucidissimo Graziani, ha retto e replicato sino al 37' della ripresa quando Muraro, alzandosi più di tutti davanti a Terraneo, ha deviato in rete sulla destra del portiere una punizione di Caso. L'arbitro Menegali non ha considerato Beccalossi alle spalle di Terraneo, in fuorigioco certamente non passivo. Uno dei non rari errori nell'operato del direttore di gara che per altro, nel primo tempo, ha considerato involontaria una smanacciata di Volpati che poteva essere valutata diversamente. Con la differenza che la posizione di Beccalossi non era in dubbio, assolutamente, vista che la sua partecipazione al gol si è spinta sino ad abbassarsi per far passare il tocco di testa del compagno. Se il Torino meritava ormai il successo, concretizzato attraverso una manovra sempre attenta, spesso incisiva, con una condotta di gara serena anche al cospetto di certi momenti a senso unico di Menegali, l'Inter non meritava di venire punita con la sconfitta per una partita meno grintosa di altre. Non nerazzurri arrendevoli, ma come in difficoltà nel riprendere - se non a strappi - il discorso a toni alti di tante domeniche. Merito anche del Torino che, pur rallentando a volte il ritmo, prendeva alla gola l'avversario con marcature difensive molto strette, con manovre d'attacco larghe e veloci, con ottime realizzazioni del fuori gioco difensivo e con opportuni momenti di pressing sui terzini nerazzurri. Pecci reggeva bene le fila del ragionamento granata a centrocampo, in una zona in cui il gioco delle marcature ha scomposto e ricomposto coppie diverse per quasi tutta la partita. Un Pecci svelto, duro nei contrasti, sveglio, non troppo appoggiato in fatto di grinta da Greco (il vice-Sala ha giocato prevalentemente come interno, con buone idee ma scarso peso contro Oriali, Marini e colleghi) e da Zaccarelli, il quale è venuto fuori con maggiore autorità nella ripresa. Nessuno saprà mai - il calcio non offre controprove - se il Torino ha perso la partita perché Bearzot, era in tribuna, e perché Graziani al 36' della ripresa ha voluto concludere da solo (finendo bloccato) anziché porgere la palla al liberissimo Pulici. Il centravanti è uomo così onesto da non consentire di dubitare sulla sua affermazione di innocenza (Non ho visto Paolino), ma resta il fatto che dal possibile due a zero sul capovolgimento di fronte è arrivato l'uno a uno. Graziani, per altro, può vantarsi "di avere - e non succede a molti all'ex San Siro, ora Meazza, specie se la squadra di casa è in svantaggio - strappato una ovazione a tutto il pubblico quando, al 23' del secondo tempo, è partito da metà campo con progressione inarrestabile, ha saltato Mozzini e Bini, e ha fatto partire un bolide che ha rimbalzato con un suono secco contro la traversa. Ed è in reazione (al pericolo corso, agli applausi all'avversarlo) che l'Inter si è scatenata, e Altobelli a sua volta ha colpito il montante. Un botta e risposta emozionante, bello, la gemma di una partita che sia pure a ritmi non altissimi ha offerto del buon calcio, mantenendo le promesse. L'Inter temeva i granata, e ha avuto ragione. Rabitti ha impostato bene la partita, infoltendo la zona dove la squadra di Bersellini ha il motore (il quartetto Beccalossi, ieri troppo individualista, Marini, Oriali, Caso) e non scordando mai di far trovare qualcuno sulla strada di Baresi. Attorno a Pecci in vena, il Torino ha girato bene, piacevolmente, semmai è mancato in attacco dove Pulici non riesce a crescere di rendimento. Così, senza troppe sofferenze difensive, i granata parevano avviati a diventare la prima squadra vittoriosa a Milano sull'Inter del dodicesimo scudetto. Poi sono arrivati Muraro, Beccalossi e Menegali a negare la soddisfazione.