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Comunale |
01/02/1981 |
h.15.00 |
TORINO - PERUGIA 2-0 (2-0) Torino: Terraneo, Volpati, Salvadori (al 13' Cuttone), Sala P. (all'81' Sclosa), Danova, Masi, D'Amico, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. A disposizione: Copparoni, Bertoneri, Mariani. All.: Rabitti. Perugia: Malizia, Nappi, Lelj, Frosio, Pin, Dal Fiume, Goretti, Butti, Casarsa (al 67' Passalacqua), Di Gennaro, De Rosa (al 56' Bagni). A disposizione: Mancini F., De Gradi, Tacconi D. All.: Ulivieri. Arbitro: Longhi di Roma. Reti: Graziani 10', 34'. Spettatori: 20.487 di cui 8.796 abbonati e 11.691 paganti per un incasso di lire 46.889.500. Note: Nessun ammonito, giornata di sole, terreno in ottime condizioni. Cronaca [Tratto da La Stampa del 2 febbraio 1981] Altri punti preziosi arricchiscono la classifica del Torino che sembra uscire definitivamente dal complesso delle partite giocate al Comunale. Ne esce sereno e tranquillo, come dimostra la sua gara pulita e razionale, a testimonianza di un ritrovato equilibrio mentale dopo le note vicende in margine allo sfogo di Pulici in quel di Udine. In un solo concetto è possibile esprimere il succo di una vittoria (2 a 0) sul Perugia: il genietto calcistico di Vincenzino D'Amico apre la strada a Graziani, per tradizione puntuale con il gol (ieri ne ha messi a segno due) e poderosamente proiettato nella zona alta della graduatoria dei marcatori. Come tutti i genietti, D'Amico vive più di lampi che di continuità, più di fantasiose invenzioni che di lavori di artigianato. La sua azione è limpida, quasi mai geometrica, scompagina il dispositivo degli avversari e illumina i compagni di squadra. Ma ha durata limitata. Ieri, l'ex laziale ha condizionato il Torino, nel bene e nel male, per quarantacinque minuti. E la squadra ne ha seguito i disegni stupefacenti che egli regalava alla platea, ne ha imitato le ispirazioni alle quali si affidava per vanificare quel poco dì marcamento che il Perugia gli opponeva. Il Torino, quando trova il suo genietto incline allo spettacolo mai fine a se stesso, gioca in scioltezza e può chiedere il minimo indispensabile a lavoratori come Patrizio Sala, a diligenti rifinitori come Zaccarelli, ad architetti preziosi come Pecci. Troppo facile il compito del Torino, anche per la povertà dell'avversario, che soltanto nella ripresa ritroveremo alquanto vitale. Il Perugia si presenta con psicologia rassegnata, quasi la retrocessione rappresenti qualcosa di più di un'ombra pericolosa, e si dispone addirittura allegrissimo nelle marcature, soprattutto in quella riservata a D'Amico, con Nappi a scavallare in zone neutre. Il solo Butti, fedele soldato in perenne assolvimento del compito che gli allenatori gli affidano, dà fiducia, corre e rincorre. Il resto è vacuo carosello di fraseggi senza nerbo che non impensieriscono certo né Danova, né Masi, né Volpati. Il resto del Perugia dà la sensazione di giocare con sufficienza, non giustificata dal frangente disperato (la sua classifica è mortificante) e forse spiegabile con un disamore verso l'attuale conduzione tecnica, verso quell'Ulivieri contestato dai tifosi. Segna due volte il Torino, al 10' ed al 35', e in entrambe le circostanze il piede vellutato di D'Amico entra in gioco: nella prima occasione pesca Patrizio Sala in area di rigore; il centrocampista è altrettanto sollecito nel dirottare la palla sulla testa di Graziani, il cui colpo è fatale alle velleità del volante Malizia. Nella seconda, il genietto calcia con violenza, con traiettoria a rientrare, una punizione propiziata da Patrizio Sala, atterrato da Dal Fiume. La palla colpisce il montante sinistro di Malizia e ricade sull'accorrente Graziani. Il suo destro è infallibile e la partita si chiude. Sembrano tutti paghi, i granata. Ad eccezione di Paolo Pulici, il quale avrebbe voluto festeggiare con un gol questo suo ritorno in squadra dopo la ''rinuncia'' di Udine. I ''legni'' che proteggono Malizia sono invece nemici insormontabili per lui quando devia di testa la prima volta (18') un corner di D'Amico (ancora lui !) e la seconda quando inchioda la palla con rasoterra angolatissimo su passaggio sempre dell'ex laziale (29'). Pulici si dispera. La cronaca del primo tempo si esaurisce su questi episodi, anche se registra tentativi da lontano di Butti e Goretti, con Terraneo sempre sicuro. Ed è la cronaca del tempo migliore, per merito naturalmente del Torino e di D'Amico suo profeta. Il Perugia è troppo rassegnato ed impacciato, anche se si salva in Frosio, Butti e Dal Fiume. Non sì capisce perché Bagni se ne stia seduto in panchina. Ci dicono che ha avuto un diverbio con Ulivieri. Ma allora perché è utilizzato nella ripresa? Misteri impenetrabili, e magari spiegabili con certe classifiche.. Il Perugia pagherà molto questa rinuncia parziale, poiché Bagni è uomo pericoloso, ostinato, infastidisce continuamente il suo avversario e possiede doti di galvanizzatore. Entra nella ripresa, quando la frittata è fatta. Come scende di tonalità D'Amico, la partita del Torino si spegne. E' più difficile per il generoso Graziani trovare varchi; è meno facile per Pecci e Zaccarelli trovare il bandolo della matassa che comincia ad ingarbugliarsi. E sale un po' il Perugia, fors'anche perché vitalizzato dall'ingresso di Bagni e di Passalacqua, un piccoletto vivace ma alquanto confusionario, che finisce per incrementare la truppa dei portatori di palla di cui il Perugia è infarcito. E' probabile che il calo del Torino sia provocato più da appagamento che dall'incremento di cadenze dell'avversario. In caso contrario se fossimo in Rabitti ci preoccuperemmo. Tre o quattro granata, Inoltre, non ci sembrano al meglio della condizione. La ripresa si spegne come una candela senza stoppino. Non manda più fiamme per interessare il pubblico. Il Perugia prova la soluzione da lontano con Di Gennaro (56') e con Bagni di testa (58'). Il Torino recrimina per un atterramento su D'Amico da parte di Dal Fiume, sulla linea dell'area di rigore. Il regolamento direbbe penalty. Longhi, bravo nel complesso, dice punizione dal limite. Ed è tutto. Anche perché il genietto D'Amico, con le prime ombre della sera, cerca rifugi lontani. |
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