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Partenio |
18/04/1982 |
h.15.30 |
AVELLINO - TORINO 0-0 Avellino: Tacconi, Rossi, Ferrari, Tagliaferri (al 65' Pezzella), Venturini, Di Somma, Piga, Piangerelli (al 46' Esposito), Juary, Vignola, Chimenti. A disposizione: Di Leo, Facchini, D'Ottavio. All.: Tobia. Torino: Terraneo, Cuttone, Danova, Van De Korput, Zaccarelli, Beruatto, Bonesso (all'87' Ermini), Bertoneri, Dossena, Ferri, Pulici (al 76' Mariani). A disposizione: Copparoni, Sclosa, Esposito V. All.: Giacomini. Arbitro: Mattei di Macerata. Reti: - Spettatori: 11.901 di cui 5.036 abbonati e 6.865 paganti per un incasso di 33.028.000 lire. Cronaca [Tratto da La Stampa del 19 aprile 1982] Giacomini voleva un pareggio per consolidare la classifica e non correre rischi nel finale di campionato, e i granata, con una condotta di gara attenta ma mai completamente rinunciataria, hanno raggiunto un prezioso 0-0 sul campo dell'Avellino. E' stato un risultato logico per le tattiche delle due squadre, un ''nullo'' che piace ai torinesi, anche se lascia qualche rimpianto ai padroni di casa. I quali - sia ben chiaro - non hanno meritato di più anche se hanno attaccato con insistenza specialmente nel finale, dopo che Giacomini aveva chiamato indietro i suoi centrocampisti per evitare una sconfitta che avrebbe avuto il sapore di una beffa. Il Torino era quello delle ultime giornate. Una squadra prudente ma non arroccata. Davanti a Terraneo c'erano Cuttone, Danova e Van de Korput, sostenuti alle spalle da Zaccarelli non perfetto ma attento e preciso negli sganciamenti. Nel gioco di rimessa emergeva Beruatto, mentre lavoravano molto Ferri e Bertoneri, impegnati nel controllo di uomini forse non in grande forma ma sempre validi come Piangergli e Vignola. Dossena rimaneva arretrato pronto a suggerire. Correva, cercava spazio, manovrava con determinazione anche se con alterna fortuna. Toccava specialmente al ''granata-azzurro'' lanciare le punte, ma qui il Torino palesava i suoi limiti attuali. Però, nel giudicare Pulici e Bonesso, non si può dimenticare la scarsa penetrazione: del gioco collettivo dei torinesi. Ai due attaccanti arrivavano pochi palloni utili. Era certamente difficile fare meglio, anche se nell'economia del gioco le prestazioni di Bonesso e di Pulici sono risultate piuttosto modeste. Di contro, l'Avellino premeva. Voleva vincere, ma non con la rabbia di cui lo avevamo visto capace in altre circostanze. L'assalto era continuo ma fragile e con molti errori. Il giovane allenatore Tobia era tornato alle due punte inserendo Chimenti al posto dello squalificato Giovannelli, che è un centrocampista. A Chimenti e a Juary avrebbe dovuto affiancarsi sovente anche Vignola, ma il fragile e dinamico avellinese ieri non era in giornata felice. Si arrabattava in un gioco fatto di troppi personalismi e di molti errori. Lo controllava Ferri, e il granata ha quasi sempre avuto la meglio nei contrasti e nei recuperi, nelle azioni di sganciamento. Ferri ha retto bene il confronto, anzi in certe circostanze ha addirittura superato il decantato rivale messo sul mercato dal preslderte Sibilla per oltre due miliardi. Ed è proprio nell'insufficiente slancio dei centrocampisti che naufragava l'azione d'attacco degli avellinesi. La difesa irpina non aveva grande lavoro per la scarsa vena di Bonesso e di Pulici di cui abbiamo già detto. Bonesso correva anche indietro, forse era un ordine di Giacomini, e il ragazzo, obbediente, non rimaneva fermo. Ma non sempre la dinamica è amica del gioco bello, e Bonesso aveva per di più un custode acerrimo, il bravo Venturini. Sostituiva il titolare Favero, ma Venturini è stato l'autentico mattatore della difesa irpina sopperendo anche alle indecisioni di Di Somma. Non ha brillato neppure Rossi, il terzino che la Roma corteggia da tempo per sostituire Marangon che dovrebbe tornare al Nord. Per Rossi, Sibilla chiede cifre folli, ma il difensore avellinese ieri ha parzialmente deluso. Qualcuno in tribuna diceva che Sibilla dovrà ridurre le sue richieste che si aggirano ora sui due miliardi (metà in soldi metà in giocatori). La Roma ci ripensa. Con Vignola in leggera difficoltà, con Piangerelli bravo ma non eccelso, soltanto Piga e Tagliaferri - finché è rimasto in campo - hanno cercato di costruire gioco e lanciare Juary e Chimenti. Il brasiliano ha avuto spunti di alta classe ma ha anche svirgolato palloni facili. Chimenti dopo un buon inizio, si è perso in personalismi che sono l'antitesi del gioco del calcio. Comunque anche con un attacco soltanto parzialmente efficiente, l'Avellino ha giocato di più del Torino specialmente nel finale, quando gli ospiti hanno racchiuso gli spazi per cercare il ''nullo'' a cui tendevano. Da parte dell'Avellino è mancata la grande battaglia che ci si attendeva dopo le notizie della vigilia. L'informazione è ufficiale: il presidente Sibilla ha promesso un premio complessivo di 200 milioni se la squadra raggiunge 30 punti. Tredici milioni a testa per 16 giocatori. Dopo lo 0-0 l'Avellino ha 26 punti, ma nei programmi c'era una vittoria contro il Torino. Non c'è stato l'assalto perché è mancato lo slancio, ma il merito è specialmente del Torino che ha affrontato la prova con piena serenità chiudendo gli spazi davanti a Terraneo. I granata non hanno mai corso i rischi se si esclude nel finale quando una rapida azione Piga-Juary ha posto Vlgnola in condizione di battere a rete. Il tocco del negretto per Vignola era leggermente lungo, ed è stato bravo Terraneo a deviare il tocco ritardato del centrocampista irpino. Era il 76'. Sarebbe stato quasi impossibile recuperare. La gara non ha avuto cronaca. E' stata un continuo batti e ribatti con poche azioni da gol, con molti contrasti a centrocampo, con rare emozioni, tanto che Sibllia alla fine poteva dire: ''Non c'è stata partita''. Dichiarazione certamente dettata dal disappunto per la mancata vittoria. L'Avellino è rimasto deluso, ma il Torino no: voleva un pareggio e l'ha conquistato con pieno merito. |
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