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Comunale |
23/10/1983 |
h.14.30 |
TORINO - JUVENTUS 2-1 (0-0) Torino: Terraneo, Corradini, Beruatto, Zaccarelli, Danova, Galbiati, Schachner (all'87' Comi), Caso, Selvaggi (all'84' Pileggi), Dossena, Hernanadez. A disposizione: Copparoni, Benedetti, Rossi. All.: Bersellini. uventus: Tacconi, Gentile (all'80' Bonini), Cabrini, Caricola, Brio, Scirea, Penzo (al 46' Vignola), Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. A disposizione: Bodini, Prandelli, Tavola. All.: Trapattoni. Arbitro: D'Elia di Salerno. Reti: Dossena 60' (T), Cabrini 67' (J), Selvaggi 76' (T). Spettatori: 64.303 di cui 9.708 abbonati e 54.595 paganti per un incasso di 50.749.000 lire. Note: Espulso Boniek. Cronaca [Tratto da Stampa Sera del 25 Ottobre 1983] ?Una squadra chiamata Torino ieri si è mentalmente vestita da Juventus, una squadra chiamata Juventus ieri si è mentalmente vestita da Torino, il derby è stato vinto da quella vestita da Juventus, cioè dal Torino. Mentre quella vestita da Torino ha fatto cose validissime, con grossa-umiltà, e ha perduto. L'arbitro D'Elia si è comportato con la Juventus come se fosse il Torino, in ciò perfettamente coerente al fregolismo della giornata:, ha espulso Boniek, il quale sanguignamente ma non troppo peccaminosamente aveva reagito a un fallo di Zaccarelli, esattamente come un giocatore granata avrebbe reagito nel passato a un fallo, mettiamo, di Boniek. Poi l'arbitro non ha più "colpito" la Juventus, cioè il Torino provvisorio, dandole anzi del contentini sapienti e non mal decisivi. Da notare che il travestimento delle due squadre è cominciato subito, l'espulsione di Boniek l'ha soltanto evidenziato e casomai completato. In superiorità numerica, il Torino aveva la forte tentazione di fare il Torino: aggredire, sbilanciarsi., diventare confuso. E invece ha giocato come una Juventus, che anche quando è in undici contro undici si trova in superiorità para-numerica, essendo formata da uomini più forti, così che con quel che "cresce" da ognuno di essi, rispetto all'omologo nell'altra squadra, si può mettere insieme un uomo in più. Dall'altra parte la Juventus, arrembante, vigorosissima, ha giocato come un Torino. E alla fine i tifosi del Torino erano contenti in maniera composta, juventina, mentre quelli della Juventus erano scontenti in maniera truculenta, granata: e alcuni di loro addirittura inseguivano l'auto di Boniek. Bisognerà ora vedere quel che accadrà nel resto del campionato: perché se il Torino continuerà a giocare con questa sicurezza juventlna (e lo ha fatto anche contro la Roma, che pure non era in dieci) avrà una bella classifica grassa, da Coppa Uefa sicura, mentre se la Juventus nuovamente riuscirà, qualora nuovamente in stato di necessità, a essere cosi umilmente "granata", vincer&eagrave; il campionato stesso: anche perché il Torino in campionato le capita due volte l'anno, e noi pensiamo che ieri la Juventus, pur in dieci, avrebbe battuto o almeno pareggiato qualsiasi squadra che non fosse quella granata. L'Immagine di due squadre che si sono scambiate ieri i vestiti vale anche per molti del loro giocatori. Hernandez nello sprazzo del secondo gol granata è sembrato un "chirurgo" bianconero di quelli che usano il bisturi solo per grandi operazioni, Rossi ha avuto affanni da proletario attaccante granata. Dossena ha cercato in granata di fare il Platini, riuscendovi ogni tanto, e Platini dall'altra parte cercava di fare il Dossena quando è insultato dalla curva Maratona. Oalbiati giocava come uno Sclrea (suo compaesano, fra l'altro). E la tifoseria granata, ancor prima di avvertire la vittoria, era composta nei cori, nelle musiche, persino negli striscioni. Mentre quella bianconera dopo il pareggio aveva esibito uno striscione che, come pasquinesca prontezza e inventiva, pareva piuttosto appartenere alla tradizione granata: "Subirete in eterno" (e anche la frustrazione per il gol patito poco dopo e la conseguente inutilità del cartello erano, di regola, cose più da bagaglio granata che bianconero). Bel derby, comunque, pieno, farcito, nutriente. Ne ha parlato cosi anche Gigi Riva, provvisoriamente lontano da Cagliari, definitivamente (pare) dal Cagliari, d'accordo anche lui nel riconoscere al Torino una juventinità di comportamento, alla Juventus una granatezza di reazione. Riva ha analizzato bene il match (i suoi pareri sono riportati altrove), e poi si è concesso un po' di nostalgia indiretta per se stesso, così: "La Juventus non ha giocato in dieci, ma in nove, perché oltre a Boniek le è mancato un altro giocatore. Sotto tortura ha poi fatto il nome di Rossi: "Manovrare come un Vignola, invece di attaccare come un Rossi". O come un Riva. Per concludere, i presidenti: Boniperti è stato ieri temperamentale assai e nell'intervallo, lasciando lo stadio, ha avuto un match verbale con un radiocronista; Rossi è stato chiamato a casa, dopo la vittoria, perché si calasse fra i suoi giocatori, e in taxi è arrivato allo stadio, come un lord inglese che visita le genti in festa nella sua tenuta. Il taccuino. Questione di gomito ieri, quando Boniek è stato espulso, qualcuno ha detto che l'arbitro inteso come Moloc gli ha fatto pagare di colpo, e per un peccato non vistoso, le accuse ad Agnolin e il gestaccio di Parigi, La remissività di Boniek quando gli è stato mostrato il cartellino rosso, anzi addirittura prima, è parsa a molti una conferma di un suo senso di colpa. Siamo nel campo delle interpretazioni contorte così di moda nel nostro calcio. Da notare fra l'altro che il Boniek di Parigi ha operato col gomito, come quello di Torino (interno destro là, esterno sinistro qui). L'anno scorso accusarono assurdamente il polacco di alzare il gomito, ora lo accuseranno di abbassarlo? |
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