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Partenio
02/12/1984
h.14.30
AVELLINO - TORINO 1-3 (0-2)
Avellino
: Paradisi, Ferroni (al 55' Faccini), Vullo (al 31' Garuti), De Napoli, Amodio, Zandonà, Barbadillo, Casale, Diaz, Colomba, Colombo A. A disposizione: Coccia, Pecoraro Scanio, Tagliaferri. All.: Angelillo.
Torino: Martina, Danova, Francini, Galbiati, Junior, Beruatto, Zaccarelli, Sclosa, Schachner (al 76' Corradini), Dossena, Serena. A disposizione: Copparoni, Pileggi, Caso, Comi. All.: Radice.
Arbitro: Longhi di Roma.
Reti: Dossena 3', 72' (T), Junior 33' rig (T), Amodio 61' (A).
Spettatori: 27.585 di cui 18.889 abbonati e 8.696 paganti.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 3 dicembre 1984]
Il campo Imprendibile è stato preso, e dunque sia gloria al Torino. L'Avellino non buscava In casa dal dicembre dell'anno scorso, 1-2 contro la Juventus: le grandi, prima di giocare al Partenio, bussavano con discrezione chiedendo permesso, e se lasciavano lo stadio con un punto ringraziavano pure, asciugandosi la fronte per lo scampato pericolo. Il Torino, invece, è arrivato, ha segnato, ha giocato gagliardo rendendo inutile l'abbozzo di rimonta di quelli dell'Avellino, che invero speravano di ripetere il miracolo di Bergamo, da zero a tre a tre pari e la città in delirio e Angelino In trionfo. E' stata una bella partita, tesa e vibrante e solo un poco macchiata, solito problema, dalle Infami condizioni del terreno, che pareva più un campo di patate che non il teatro di una grande sfida di calcio. Per la verità 1 tifosi dell'Avellino se la sono presa anche con l'arbitro Longhi, che a parer loro aveva macchiato rincontro più che non la palude del Partenio. L'Avellino ha perduto, e l'amarezza del tifosi va dunque capita. Ma il signor Longhi non ha sbagliato, semmai l'errore l'ha commesso alla fine quando non ha avuto il coraggio di espellere Paradisi per una cinica uscita fuori area su Serena solo in contropiede: il portiere dell'Avellino era già stato ammonito, la squadra di Angelillo giocava in dieci per l'espulsione di Zandona (77') colpevole una gomitata a gioco fermo à Serena, e l'arbitro deve aver pensato che il cartellino rosso per Paradisi sarebbe stata una punizione eccessiva per una squadra che comunque, malgrado limiti e carenze, si stava battendo sul campo con grande coraggio. In effetti il cuore dell'Avellino non è bastato, perché il Torino gli era pari In temperamento e superiore In tecnica. C'era inoltre, da parte del granata, la voglia vera di riscattare subito la sconfitta interna col Verona, una promessa che i ragazzi di Radice avevano fatto prima a se stessi che non al loro pubblico. Inutile aggiungere, classifica a parte, che la vittoria di Avellino è stata importantissima sul plano psicologico perché ha dimostrato che il Torino, insieme alla freschezza del suo gioco, possiede anche la capacità di reagire alle vicende non sempre fortunate di un campionato avvincente e ricchissimo di colpi di scena. L'avvio dei granata, sul campo di Avellino, è stato esaltante. Angelillo, che deve aver passato la settimana a studiare le marcature, dopo una decina di minuti non ci capiva più nulla perché il Torino aveva già segnato un gol al 4' (Dossena, splendido di testa su angolo di Junior) e ne aveva fallito un secondo al 9' (centro di Dossena e testa di Serena addosso a Paradisi). Non solo il Torino dava l'impressione di affondare i colpi con irrisoria facilità: Junior e Dossena dettavano Schachner correva e Serena eseguiva, bravissimo sul palloni alti, solita storia, nessuno in Italia (fermo Hateley) ci sembra più abile e leggero nello stacco. Il tecnico dell'Avellino, stordivo dal tourbillon granata, tentava di correre ai ripari e cambiava le marcature: Ferroni passava da Schachner a Dossena e Vullo, che controllava il regista granata, andava negli spogliatoi al 31' per far posto a Garuti che si piazzava di guardia all'austriaco. Ma il Torino volava nel fango e l'Avellino riusciva a rendersi pericoloso soltanto su ingenuità del difensori granata, come al 6' quando Galbiati scivolava liberando Barbadillo per il tiro, o come al 18' quando Beruatto serviva corto Martina permettendo l'inserimento di De Napoli, destro alle stelle. Al 10', inoltre, un tiro di Colombo rimpallato In mischia veniva respinto sulla linea, di testa, da Galbiati. Bella partita, crediamo siano sufficienti questi pochi cenni di cronaca a ribadirlo. Il Torino, in questa fase è dopo aver mancato con Serena il colpo del ko, ha agito prevalentemente in contropiede manovrato, svelti i granata e buona l'intesa, sicché al 32' Schachner ha stoppato di petto su lancio di Dossena e tutto solo ha puntato su Paradisi: destro in diagonale di un soffio, disperazione per l'austriaco per l'occasione buttata, reazione immediata, grande Torino al raddoppio. Al 84' Dossena ha aperto a sinistra per Serena, molto abile l'attaccante ad infilarsi negli spazi larghi, molto bravo il centrocampista a servire i compagni. Serena ha controllato, ha fintato in dribbling Amodio ed il difensore una volta superato ha allungato la gamba stendendo il granata in piena area. Rigore, proteste di Paradisi e ammonizione, Junior dal dischetto nell'angolo basso. In precendenza, a proposito di cartellini gialli, l'ammonizione era toccata a Casale (8', fallo su Beruatto), e in seguito sarebbe stata la volta di Serena (36', intervento duro su Amodio) e De Napoli (80', botta a Dossena). Partita nervosa, calcetti, calcioni e gomitate, ma cattiva non diremmo: la colpa è stata anche del terreno e dell'inutile rincorsa dell'Avellino, che nella ripresa ha tentato l'impossibile per ripetere il miracolo di Bergamo. Amodio, al 61'. Ha segnato di testa su angolo di Colomba il gol dell'1-2 e c'è stato ancora, al 65', un colpo di testa alto di Faccini, entrato al 65' al posto di Ferroni. Poi il Torino ha ripigiato sull'acceleratore, e il rombo pareva quello di una Ferrari. Serena in contropiede al 72', palla a destra dove Schachner era sul filo del fuorigioco e Dossena in posizione regolare. Il regista è entrato In area, ha seduto con una veronica Zandona e di sinistro ha messo in gol il pallone della sicurezza. Tutto finito, per quanto riguarda il calcio. Vale soltanto la pena, al termine della storia, di tornare per un secondo all'inizio, al gol di Dossena. Calcio d'angolo di Junior ancora una volta è stato magistrale, però il brasiliano non ha servito corto Serena bensì lungo Dossena, spuntato a sorpresa, e dunque solo sul palo opposto: uno schema che è frutto di abilità e di studio.