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Olimpico di Roma |
13/01/1985 |
h.14.30 |
ROMA - TORINO 1-0 (1-0) Roma: Tancredi, Oddi, Bonetti (al 70' Lucci), Ancelotti, Righetti, Maldera III, Conti, Cerezo, Pruzzo (al 63' Iorio), Giannini, Buriani. A disposizione: Malgioglio, Di Carlo, Graziani F. All.: Clagluna e Eriksson. Torino: Martina, Danova, Francini (al 63' Corradini), Galbiati, Junior, Ferri, Zaccarelli, Sclosa, Schachner, Dossena, Serena (al 44' Comi). A disposizione: Copparoni, Beruatto, Pileggi. All.: Radice. Arbitro: Bergamo di Livorno. Reti: Pruzzo 38'. Spettatori: 55.240 di cui 22.217 abbonati e 33.023 paganti per 414.446.000 lire. Cronaca [Tratto da La Stampa del 14 gennaio 1985] La Roma torna fra le grandi a spese di un Torino che non ha giocato male, ma ha avuto soprattutto una gran sfortuna, perdendo prima Serena e dovendo poi rinunciare In modo drammatico anche a Francini. Più ancora del gol piuttosto avventuroso di Pruzzo, è stato lo scontro tra il centravanti glallorosso e il giovane difensore granata a caratterizzare la partita, a darle un thrilling che mai vorremmo vedere su un campo di calcio. A un quarto d'ora della ripresa In una delle azioni di alleggerimento romanlste, Burlanl conquistava un corner. Lo batteva corto Conti per Righetti, che di testa dava all'indietro. Pruzzo era pronto, Francini un po' meno, ma entrambi saltavano senza capire che andavano per rotta di collisione: il cozzo tra le teste era fortissimo e i due stramazzavano a terra tramortiti. Mentre il gioco fluiva dalla parte opposta, Martina invocava l'intervento del medici a gran voce, incapace di poter soccorrere compagno ed avversario. Poi l'uscita di entrambi i giocatori, accomunati in un applauso dal pubblico che per qualche momento ha dimenticato la faziosità propria del tifoso. Gol casuale quello romanista (37'), determinato da un clamoroso malinteso tra Martina e Francini (il portiere ha addirittura cinturato il compagno), con Pruzzo già oltre i due capace di mantenere la freddezza necessaria ad evitare l'intervento disperato di Galblati. La difesa granata aveva sbrogliato con molta fatica sei minuti prima una situazione analoga (pallone a ballonzolare nell'area piccola per quasi un minuto) segno inequivocabile che le manovre giallorosse erano penetranti e incisive. La Roma vista ieri assomigliava ancora di più a quella di Liedholm, con gioco per linee esterne, che fluiva al perno centrale Giannini, per proseguire poi di preferenza su Ancelotti, avviato ad una forma piena, e affondare con Conti, per i cross, o Pruzzo per lo smistamento verso i cursori che arrivavano da lontano. Ritmo alto, e qualche errore, anche per una errata scelta di tacchetti che poneva i romanisti in condizioni di equilibrio assai precarie. Si sarebbe rimediato nella ripresa con un notevole prolungamento dell'intervallo. Dall'altra parte il Torino rispondeva a tono giocando dalla metà campo in su in modo quasi perfetto. Junior sembrava quasi cercare il confronto personale con Cerezo che lo contrava assai bene con un accanimento difensivo che non gli à solito, ma l'azione fluiva continua da Zaccarelli, Sclosa e anche da Ferri, per uno Schachner mobilissimo e per Serena che fino al primo infortunio è stato pericoloso di testa e di piede. L'unico completamente fuori dalla partita era Dossena, incappato in una di quelle giornate di abulia totale che finora aveva solitamente riservato per le partite in azzurro. L'uscita di Serena, maltrattato oltre i limiti del lecito da Righetti e da Oddi, ha causato il primo contraccolpo per i granata. Radice ha fatto bene a non cambiare l'assetto in campo utilizzando Comi, vista la necessita di rimontare, invece di Caso che già aveva cominciato il riscaldamento. Ma il guaio era già stato fatto, quando è avvenuto l'avvicendamento, e la pressione costante esercitata nella ripresa non ha mai avuto lo sprazzo felice di una conclusione a rete pericolosa. Schachner, bravo in fase d'appoggio, addirittura di prima interdizione, è mancato nelle conclusioni e con il solo fantasma di Dossena in campo, Junior un po' provato col passare dei minuti, la rimonta granata è diventata sempre più improbabile. Il merito è stato anche della Roma che ha saputo cambiare gioco dopo il gol, senza arroccarsi in difesa, ma chiudendo molto gli spazi tra le proprie linee. Ecco, in questo c'è la Roma nuova di Erlksson, innestata sugli schemi vecchi di Liedholm, una squadra corta, capace di recuperi rapidi e anche di attuare in parecchie occasioni quel pressing che disturba particolarmente chi pratica dalla parte opposta la zona. Meno efficace il contropiede che pure avrebbe potuto svilupparsi in parecchie occasioni, ma a Buriani utilissimo in fase di battaglia non si può chiedere anche raffinatezze conclusive, che questa volta non sono riuscite nemmeno a Conti. Negativo ancora una volta l'inserimento di Iorio, che pure in spazi più larghi dovrebbe essere a suo agio. La giornata no del Torino, battagliero e testardo come nobiltà di clan impone, si è esaurita a due terzi della ripresa. Al 73' Tancredi si faceva sfuggire incredibilmente un passaggio all'indietro, determinando un calcio d'angolo e sul traversone del solito Junior, Cerezo liberava; la palla colpiva Oddi al capo per un tentativo di autorete di rimbalzo, mancato di poco. Tre minuti dopo corner corto su punizione, indecisione di tutti, uscita piena di autorità di Giannlnl palla incollata al petto, a ricordare una volta di più il maestro lontano Falcao. |
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