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Comunale |
15/12/1985 |
h.14.30 |
TORINO - ATALANTA 0-0 Torino: Copparoni, Corradini, Francini, Zaccarelli, Junior, Ferri I, Beruatto, Pusceddu (al 67' Lerda), Schachner, Dossena, Comi. A disposizione: Biasi, Cravero, Rossi E., Osio. All.: Radice. Atalanta: Malizia, Osti, Gentile, Perico, Soldà, Prandelli, Magrin (al 46' Strömberg), Bortoluzzi, Cantarutti, Peters (all'87' Rossi G.), Donadoni. A disposizione: Ghezzi, Valoti, Simonini. All.: Sonetti. Arbitro: Coppetelli di Tivoli. Reti: - Spettatori: 24.817 di cui 13.795 paganti e 11.022 abbonati. Cronaca [Tratto da La Stampa del 16 dicembre 1985] Sono molti gli argomenti per spiegare il pareggio di un Torino inchiodato in casa da un'Atalanta che mette da parte ogni ambizione estetica e si affida a soli concetti pratici. Innazitutto, la giornata grigia di Leo Junior, un eccezionale professionista che forse paga il lavoro, sempre straordinario sia sul piano qualitativo che quantitativo, che fino ad oggi ha imposto a se stesso. L'asso brasiliano si impegna, soprattutto nel primo tempo, in un frequente lavoro di assistenza a Schachner e Comi, ma non conferisce agli schemi la precisione e la misura che gli sono abituali, finendo per sbagliare disimpegni ed assist che per lui rappresentano ordinaria amministrazione. Il secondo motivo chiama in causa le punte, le quali, dopo un paio di tentativi iniziali, più velleitari che concreti, non danno pensieri all'esuberante portiere atalantino Malizia. La terza è una ragione obbiettiva, che riguarda l'avversario, dispostosi mentalmente e tatticamente proprio come Gigi Radice, con arguzia e con felice intuito, aveva anticipato alla vigilia. Una specie di bunker reso elastico da un buon pressing, dentro il quale è disagevole penetrare, se non dopo innumerevoli disagi e una pazienza certosina. Che la squadra granata si esalti in modo speciale quando è l'avversario ad aggredirlo non è una novità. Per cui, di fronte ad una squadra che pensa prima a non prenderle e poi, eventualmente, a darle, il Torino del primo parziale sembra solo un buon bicchiere di spumante dall'aroma gradevole, che fa venire il capogiro all'avversarlo, senza però piegargli le gambe e stenderlo a terra. Troppi errori, insomma, e idee neppure molto nitide. La giornata sembra nascere e svilupparsi sotto buoni auspici per i granata, poiché Prandelli, Magrin (sostituito nel secondo tempo da Stromberg), Bortoluzzi, Peters e Donadoni, corrono senza porre argine all'iniziativa del Torino, che ritrova Dossena in posizione centrale, e dunque più ispirato, che punta sul dinamismo di Pusceddu e sul suo sinistro, e che si affida al grande lavoro di Beruatto per imporre la propria supremazia. E poiché la difesa non corre rischi con il sempre stupefacente Zaccarelli, con Francini e Corradini si capisce da che parte soffia il vento. Ma le polveri sono bagnate: Schachner all'8' si fa respingere da Malizia un pallone d'oro, Comi cicca al 34' la conclusione dopo un tiro di Pusceddu e, infine, Ferri arresta la palla per poi calciarla di piede invece che deviarla di testa, e il Torino non sblocca il risultato. La squadra di Radice non ha per fortuna la peregrina idea di innervosirsi, anzi, continua a cucire il gioco con pazienza; e pazienza ha il pubblico nell'assistere la prova dei granata. Però non arriva il colpo che decide. Il tecnico manda a sinistra il tombarolo Pusceddu e cerca di aggirare meglio l'avversarlo con Dossena largo, sulla destra. Però è tutto inutile, anche perché il Torino si spegne, fatto impiegabile, in contrapposizione di un'Atalanta che, con l'inserimento dello svedese Stromberg, la crescita di Donadoni e di Peters, prende animo, tanto da sfiorare addirittura la rete prima con Cantarutti (59'), che in girata obbliga Copparoni ad opporsi con stupendo, volo a sinistra, poi (64') con Stromberg, il quale su corner di Donadoni si alza su tutti e colpisce di testa, con traiettoria appena sopra la traversa. Ancora un brivido per il Torino pochi secondi dopo: Cantarutti è bravo in contropiede e ancor più bravo con un assist al centro per un compagno che però non c'è. Sono episodi che, probabilmente, inducono il Torino alla cautela: dopo aver fallito l'opportunità di farne due, sembrano mormorare i granata, è meglio accontentarsi di uno piuttosto che perderli entrambi. Una filosofia forzata un po' dagli eventi e molto dalla giornata negativa di alcuni elementi base. Nel secondo tempo il Torino si fa insidioso solo al 47' con Comi, la cui deviazione di piatto destro trova pronto Malizia, e all'85 con Lerda (subentrato a Pusceddu: ultima carta in mano a Radice per risolvere il match), il cui colpo di testa va a lato. Ma è un secondo tempo che delude, annoia perfino, perdendosi in un trapestio sterile, monotono, senza che si trovi la strada di una conclusione chiara, di uno schema incisivo, di una soluzione originale, precisa e forte. Il Torino, che si comporta nell'occasione come i gamberi (dopo il 3-3 di San Siro), non deve comunque piangere troppo su questo 0 a 0, poiché in fondo la serie positiva, cominciata dopo la sconfitta con il Mllan al Meazza il 20 ottobre va avanti senza troppi patemi e con la sola delusione di ieri. |
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