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Olimpico di Roma
16/10/1988
h.14.30
LAZIO - TORINO 1-1 (1-1)
Lazio
: Martina, Marino, Beruatto, Pin, Gregucci, Gutierrez, Dezotti, Icardi, Di Canio, Sclosa (al 66' Rizzolo), Sosa. A disposizione: Fiori, Monti, Piscedda, Mauro. All.: Materazzi.
Torino: Lorieri, Rossi, Ferri, Sabato, Brambati, Cravero, Muller (all'89' Bresciani), Comi (al 46' Landonio), Zago, Edu, Skoro. A disposizione: Marchegiani, Benedetti, Fuser. All.: Radice.
Arbitro: Felicani di Bologna.
Reti: Aut.Pin 38' (T), Gregucci 45' (L).
Spettatori: 26.796 di cui 15.774 paganti e 11.022 abbonati.
Note: Ammoniti Gregucci, Zago e Cravero.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 17 ottobre 1988]
Il calcio vissuto come un dramma, un punto alla stregua di un miraggio, il gioco cancellato dalla memoria, il Torino ha pareggiato con la Lazio una partita che doveva giocare per vincere, o che quantomeno doveva giocare. In un domani meno (o ancor più?) nevrotizzato ci si troverà a recriminare su questa rinuncia a priori. Oggi si deve constatare semplicemente che i granata hanno adottato una mentalità da squadra pericolante, ed hanno giocato un confronto diretto con un'avversaria diretta per la zona bassa della classifica. E' la causa o l'effetto della contestazione dell'esordio in campionato? Chi legge quest'oggi avrà qualche sorpresa nel verificare che le informazioni radiotelevisive sono state perlomeno fantasiose. Non è vero, non c'è stata vivacità in campo, nemmeno i conclamati rovesciamenti di fronte, e mai e poi mai azioni che fossero frutti di schemi voluti e non di casualità.. E' stata una brutta partita, giocata senza grandi idee nemmeno da parte della Lazio, che più o meno deve aver vissuto lo stesso psicodramma dei granata. Siamo soltanto, alla seconda giornata e si confermano in pieno le pessimistiche previsioni di Sergio Campana sul torneo a diciotto squadre: la logica è quella tipica della serie B, sintetizzata nello slogan "muoviamo la classifica", e di spettacolo non è proprio il caso di parlare. Fin dal minuto di silenzio in ricordo del povero Coscarella, un uomo perso troppo presto dalla sua famiglia ma anche dal calcio, diciotto dei ventidue in campo si sono andati ad accoppiare, azzurro su granata, per non lasciarsi mai più per tutto l'incontro. Meglio non far giocare l'avversario che provare ad impostare, meglio naufragare assieme semmai. E dietro da un lato e dall'altro due liberi, per ragioni diverse insufficienti, e i portieri impegnati soltanto sui nervi nell'attesa dell'intervento magari unico e solo, ma decisivo. Martina deve aver rivissuto l'attimo Antognonl uscendo su Skoro (54') e non sul pallone; stavolta se l'è cavata con una punizione al passivo e lo slavo acciaccato ma vivo; a proposito Gutierrez dov'era? Lorieri ha salvato il pareggio granata uscendo alla disperata su Rizzolo (71'), e in questa come in altre occasioni Cravero avrebbe dovuto e potuto intervenire a intercettare il pallone. Nella vita e nel calcio chi non ha basi solide non sta in piedi e i guai granata sono venuti in primo luogo dalla difesa, forte soltanto di un Brambatl implacabile su Dezotti: gli altri tutti incerti, specchio fedele anche nel male dell'uomo guida, Cravero. Il centrocampo ha filtrato parecchio ma Edu è apparso sprecato in quella posizione costantemente arretrata, Sabato e Comi hanno rivelato limiti di condizione inspiegabili. Gli unici momenti di vivacità, le poche invenzioni, gli spunti anche pieni di autorità sono venuti dal ragazzino Zago, bravo dall'inizio alla fine, ma più a suo agio come regista nella ripresa, affiancato da Landonio fortunatamente subentrato a Comi. Skoro ha cucito discretamente nel primo tempo i larghi spazi che separavano dal povero Muller isolato là davanti, ma è poi sparito nella ripresa. Quanto al brasiliano, è innegabile che Gregucci lo abbia maltrattato, ma nell'unica occasione in cui la porta era davanti e In mezzo c'era un pallone ben calibrato (69') il difensore ha recuperato in velocità, e senza sgomitare vincendo definitivamente il confronto. Il quadro non è pessimista, anzi per essere reale deve ancora essere ritoccato al negativo. I granata hanno segnato il loro gol (38') con una punizione perlomeno fortunosa: ha battuto Edu non forte e non angolato e Pin in barriera ha allargato la traiettoria fuori dalla portata di Martina A questo punto quel poco di impostazione di gioco che s'era potuta vedere da parte granata è svanita. I laziali sono stati invitati ad avanzare da un'avversaria che si è rattrappita su se stessa, spaventata dall'ipotesi di una vittoria. Non aveva schemi validi la Lazio, con leardi troppo individualista, Sclosa confusionario e Pin perlomeno in difficoltà con Zago, e poi davanti con Dezotti e Ruben Sosa bloccati Eppure bastava qualche intuizione di Di Canio, e il premere disordinato di Beruatto in appoggio, per bloccare il gioco dentro e dintorno all'area granata. Era il panico vero e proprio, con Lorieri che nella confusione sbagliava persino un rinvio. Il gol arrivava a primo tempo scaduto, da un corner già respinto ma tenacemente rimesso in area per altre due volte consecutive: sull'ultimo cross di Sosa Gregucci andava a colpire in mezzo a due granata e la sua capocciata infilava Lorieri. Un brutto Torino, una Lazio mediocre. Viene il sospetto che il calcio italiano al di fuori del vertice non possa fornire molto di più.