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Comunale |
02/04/1989 |
h.15.30 |
TORINO - PESCARA 1-1 (1-1) Torino: Marchegiani, Brambati, Catena, Ferri, Rossi, Cravero, Fuser, Sabato, Muller, Comi (al 56' Bresciani), Skoro. A disposizione: Lorieri, Benedetti, Gasparini, Landonio. All.: Sala. Pescara: Gatta, Camplone, Bergodi (al 45' Bruno), Ferretti, Junior, Ciarlantini, Pagano, Gasperini, Edmar, Marchegiani, Berlinghieri (al 74' Miano). A disposizione: Zinetti, Caffarelli, Zanone. All.: Galeone. Arbitro: Luci di Firenze. Reti: Skoro 14' (T), Edmar 27' (P). Spettatori: 25.434 di cui 13.826 paganti e 11.608 abbonati per un incasso di 418.110.824 lire. Note: Ammoniti Ferri, Ciarlantini e Muller. Al 62' Cravero ha fallito un calcio di rigore parato da Gatta. Cronaca [Tratto da La Stampa del 3 aprile 1989] E' d'obbligo, quando c'è di mezzo il Torino, sfoderare la commovente faccenda del cuore: su, vecchio cuore granata, scavalca l'ostacolo. E' una parola. Qui, diciamola francamente, non è più questione di cuore e forse, da quando si è iniziato questo mesto torneo, non lo è mai stata. E' una mera questione di piedi e di testa. I piedi sui quali posa la squadra granata sono, per la gran maggioranza, meglio adeguati alle passeggiate domenicali in riva al Po che a una partita di calcio, soprattutto se esiste l'obbligo di lottare per mantenere un posto in serie A. Due soli giocatori posseggono oggi le qualità indispensabili a militare nel campionato maggiore con la sicurezza di poterci vivere tranquillamente e sono il brasiliano Muller e lo jugoslavo Skoro. Non vogliamo dire, sia ben chiaro, che i Cravero e i Comi non conoscano il mestiere che praticano: lo conoscono, ma non riescono ad esprimersi come la situazione vorrebbe. Il resto è un mar morto nel cupo del quale Muller e Skoro portano in fronte - e ce ne vuole di pazienza - l'etichetta di rari nantes. Necessiterebbe in tale malinconica situazione, una mente tattica atta a compensare le deficienze tecniche degli attori. Ma dalla panchina non arriva, purtroppo, una direzione che sia non diciamo illuminante, ma almeno in piccola parte riparatrice. Sala fa. non c'è dubbio, quello che può. Il guaio è che gli sortono idee di una preoccupante stravaganza, come quella di utilizzare l'acerbo podista di scarpa sinistra Catena nella parte di ala destra, chiamando contemporaneamente il destro Fuser a cimentarsi sul settore sinistro. Vorremmo chiedere a Sala se nel complesso, per quanto cagionevole, delle sue truppe non esista qualcosa di meglio di Catena e di Brambati (Benedetti?). Ma dal momento che a questi due giovani di avventurose attitudini egli con costanza ricorre; la risposta è bell'e scontata. Continuare a porsi il quesito circa le possibilità di salvezza del Torino, costituisce ormai una sorta di abrasivo supplizio a lungo metraggio. Si prende coraggio dalle sfortune altrui: il Pisa ha perso, meno male; il Cesena ha perso, sia ringraziato il cielo; il Como le ha prese, che sollievo. E, intanto, un'occasione che non doveva essere assolutamente sprecata, va in fumo perché soltanto grazie ai miracoli, che avvengono assai di rado, si vincono le partite mettendo in campo una difesa che non è una difesa ma un parco per gli altrui divertimenti. Vediamo ieri. Le ali del Pescara iniziavano le azioni partendo da rampe arretrate. I terzini granata abboccavano giulivamente al richiamo dei loro avversari e non godendo delle doti necessarie a compiere decentemente la missione di andata e ritorno, consentivano ai centrocampisti avanzate a getto libero ed è così che è nata la rete del pareggio. Gasperini ha eseguito un viaggio turistico sino al momento di caricare Edmar, che ha tramutato Rossi in un pinguino al sole. All'inizio brillantemente illusorio del Torino ha replicato Gatta, un portiere elettrico, in eccezionale vena acrobatica. All'11' ha risposto a molla a una botta di Skoro, quindi ha respinto volando il colpo di ritomo di Comi. Al 14' Skoro, pescato mirabilmente da Muller, è riuscito a infilarlo, ma al 26' ha partorito un prodigio su una legnata di Fuser da fuori, ripetendosi al 29' quando ha messo i pugni contro la palla sparatogli da Muller su punizione. Infine, ha timbrato il suo pomeriggio a doppia corazza spazzolando via il rigore, tiepidino, di Cravero. Ma l'ammosciamento del Toro, la sua immersione, è cominciato con il gol di Edmar: la squadra si è dissolta e Cravero ha vibrato il tiro con la forza di chi è stanco di lottare. C'è da augurarsi che non sopravvenga anche la stanchezza di sperare e che Muller e Skoro non si stufino di costruire per chi non sa conservare e sciupa con insopportabile puntualità un lavoro encomiabile. Domenica i granata giocano di nuovo al Comunale. L'avvertimento a non gettare al vento un'altra occasione è, ce ne rendiamo conto, un facile e quasi ironico vangelo. Troppe volte s'è ripetuta la raccomandazione e troppe volte è rimasta inascoltata. |
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