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Artemio Franchi |
03/05/1992 |
h.16.00 |
FIORENTINA - TORINO 0-0 Fiorentina: Mareggini, Malusci II, Carobbi, Dunga, Faccenda, Pioli, Dell'Oglio (al 46' Maiellaro), Mazinho, Batistuta, Branca, Iachini. A disposizione: Mannini, Matrone, Fiondella, Borgonovo. All.: Radice. Torino: Marchegiani, Annoni (al 55' Mussi), Policano, Fusi, Benedetti, Cravero, Scifo, Lentini, Bresciani, Martin Vazquez (al 50' Venturin), Sordo. A disposizione: Di Fusco, Vieri, Sinigaglia. All.: Mondonico. Arbitro: Brignoccoli di Ancona. Reti: - Spettatori: 28.690 di cui 20.203 abbonati per una quota partita di 802.245.890 lire e 8.487 paganti per un incasso di 258.786.000 lire. Note: Ammoniti Benedetti, Fusi, Cravero e Marchegiani. Cronaca [Tratto da La Stampa del 4 maggio 1992] La Fiorentina ha provato a battere il Torino per consunzione, l'unico modo in cui la squadra viola, contestatissima dai tifosi, può arrivare credibilmente al successo con gli uomini che ha e per il gioco che pratica. Bisogna ammettere che il piano dei satanassi di Radice avrebbe anche potuto riuscire nel secondo tempo, quando il Toro ha cominciato a sentire nei polpacci la fatica per la partita contro l'Ajax. I granata cadevano come mosche stordite, ad ogni contrasto ne restava uno a terra ed era una fatica il vederlo rialzare. Uno, Mussi, entrato appena da due minuti, addirittura non si risollevava più. Ci volevano tre persone a sorreggerlo e a trascinarlo fuori e poi negli spogliatoi, lasciando i granata in dieci per l'ultima mezz'ora. Era il 57', ci si chiedeva come sarebbe arrivato il Toro alla fine. Invece, boccheggiando e con le giunture che scrocchiavano, la banda del Mondo ha ottenuto il pareggio (0-0) che voleva e che era scritto nel gran libro del campionato come altri pareggi delle ultime settimane. Anche così si arriva a conquistare il posto in Uefa. Il Toro tuttavia non avrebbe potuto fare molto di più, anche se ne avesse avuto la convenienza. L'energia che rimane dopo le ultime spremiture di Coppa è poca, qualcuno già vede il capolinea della stagione come un naufrago la terraferma all'orizzonte. Cravero, per esempio. O gli onesti tiratori di carretta come Fusi e Annoni e lo stesso Lentini, che ieri si è sobbarcato un secondo tempo di puro sacrificio difensivo, dopo 45 minuti di passeggio nel sole di maggio fiorentino. Semmai hanno stupito i risparmi di Policano e il volere-e-non-potere di Bresciani, due che non avevano nelle gambe le tossine dell'Ajax. Da loro mai un lampo nell'azione granata. E neppure dagli immobili bonzi del centrocampo: Martin Vazquez e Scifo. Mondonico voleva dai due stranieri una replica orgogliosa dopo le accuse del mercoledì. Non l'ha avuta. Chissà quando l'avrà. Vazquez lo si è notato quando è uscito dal campo per far posto a Venturin, in un cambio tattico imposto dall'abitudine di controllare Maiellaro, che ormai si marcherebbe da sé. Scifo invece si è perso in tocchi leziosi, con il risultato di regalare la palla agli avversari. E pesa sulla coscienza del belga il gol sprecato al 51', con un felicissimo controllo seguito da un tocco da bagnino. Insieme alla traversa colpita al 16' da Annoni, complice la deviazione di Batistuta, è stata la sola occasione dei granata. La fortuna del Toro è che bastava davvero poco per controllare la Fiorentina di ieri; che, ci dicono, è stata persino migliore della Fiorentina di altre volte. Si discute su Radice. A Firenze lo insultano in molti: i più gentili lo trattano come un vecchio zio rimbambito, i più crudeli come un incapace sbronzo. Gli uni e gli altri animavano ieri con cori sbeffeggianti, irridenti, di un'impotenza cattiva, un match che aveva pochissimo da offrire agli spalti. Una contestazione più acida che rabbiosa. La colpa di Radice ci pare invece quella di aver accettato un gruppo di presuntuosi e di mediocri, senza rivoltarli come calzini logori. L'uomo di vent'anni fa l'avrebbe fatto. Quello di oggi forse è troppo stanco per provarci. Di certo in questa squadra non si riconosce la sua mano. Non c'è profondità di azione, non c'è ritmo e aggressività nella manovra. E si vedono colpi da consegnare in blocco a "Mai dire gol". Roba da comiche, però multimilionarie, perché quanto a bussare a soldi i viola sono bravi come tutti gli altri. Certo c'è Dunga, povera anima in decadenza, che lotta. Ieri ha persino regalato ai nobili della tribuna Vip l'emozione di qualche parolaccia gridata ai compagni che non pressavano. Ma non si vive di solo Dunga e neppure di Batistuta, che nel primo tempo ha scherzato con Benedetti, finché, intorno al 20', non l'ha preso in carico Annoni. L'argentino, poi, ha perso colore, come un affresco troppo esposto alla luce. Lo si è rivisto nella zampata finale, all'85°, un colpo di testa su cross di Branca, che ha dato l'ultimo brivido a Marchegiani, molto bravo a respingere nel primo tempo una punizione di Dunga e un colpo di testa di Faccenda, sbucato da un grappolo in area per deviare di testa un calcio d'angolo di Mazinho. Il successo dei viola sarebbe stato chiaramente una beffa. Oltre che uno sfregio agli allibratori clandestini che avevano fiutato il pareggio tra una squadra stanca e un'altra che tira a campare. Non si sono sbagliati. |
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