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Dino Manuzzi
13/09/1992
h.16.00
BRESCIA - TORINO 0-0
Brescia
: Landucci, Paganin II, Rossi M., De Paola, Brunetti, Bonometti, Sabau, Domini, Saurini (all'89' Passiatore), Giunta, Raducioiu. A disposizione: Vettore, Bortolotti, Ziliani, Schenardi. All.: Moro e Lucescu.
Torino: Marchegiani, Bruno, Sergio, Fortunato (al 57' Mussi), Annoni, Fusi, Sordo, Venturin, Aguilera, Scifo, Silenzi (al 61' Casagrande). A disposizione: Di Fusco, Aloisi, Zago. All.: Mondonico.
Arbitro: Bazzoli di Merano.
Reti: -
Spettatori: 10.695 di cui 4.100 abbonati (dato parziale, la campagna abbonamenti del Brescia non è ancora terminata) e 6.595 paganti per un incasso di 198.025.000 lire.
Note: Partita disputata sul campo neutro di Cesena per la squalifica del campo del Brescia. Ammoniti Fortunato, Brunetti, Mussi, Rossi e Annoni.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 14 settembre 1992]
La domenica del gol non è stata celebrata a Cesena e con un filo di invidia abbiamo pensato ai colleghi, che, poche ore d'auto più a Sud, osservavano spettacoli più ardenti: le cinque reti di Ancona, le nove di Pescara, le trame sontuose e le emozioni a non finire. Troppa grazia per quest'angolo di Romagna dove il Brescia e il Torino hanno consumato la loro onesta partita in campo neutro, senza ferirsi. Leggerete, in altra parte, i commenti entusiasti raccolti negli spogliatoi dopo lo 0-0. Ma in questi casi è come andare a chiedere all'oste se il suo vino è buono. Vi dirà sempre che non ce n'è di migliore. In realtà il Toro ha giocato benino e il Brescia ha giocato come può, che non è gran cosa soprattutto quando gli manca l'unico uomo di talento, il romeno Hagi, fermato dalla squalifica. Il dio dei pareggi, poi, ci ha messo un po' del suo perché non si scompaginasse un match destinato a non scontentare nessuno: se il pallone calciato splendidamente da Aguilera al 13' fosse finito in porta, anziché contro il palo, oppure se Sordo fosse stato più freddo nel colpire al 26', il copione sarebbe necessariamente cambiato. A vantaggio del Torino, pensiamo noi. I granata infatti sono apparsi assai meglio del Brescia, che gioca un calcio di trent'anni fa, alla faccia dei santoni romeni. Lucescu si è difeso sempre con undici uomini nella propria metà campo e ha contrattaccato al massimo con quattro: marcature strettissime e rigorosamente a uomo su tutte le zolle, gran spazzate in avanti o in tribuna dalla difesa, un controllo asfissiante di Aguilera da parte di Brunetti che agisce come se ci fosse un conto aperto tra sé e il pallone, ma che alla fine ha domato l'uruguayano. Forse il piccolo Pato si era stancato di prendere botte. O forse lo ha atterrito il look dello stopper bresciano: pizzetto da tenente degli alpini e crapa acconciata come l'ultimo dei mohicani. Un pugno allo stomaco. L'altro marcatore, Paganin, fratello dell'interista, invece ha faticato assai meno, toccandogli la grazia di controllare Silenzi, attesissimo a una prova, purtroppo per lui fallita. Quando l'ha sostituito Casagrande, a mezz'ora dalla fine, si è percepita a occhio nudo la differenza di linguaggio che rende il brasiliano la spalla più giusta per Aguilera. Casagrande spizzica, controlla, duetta. Se gli si dà la palla sa che farsene anche quand'è marcato. Silenzi invece avrebbe bisogno di grandi spazi e di lanci in profondità, che al Toro ormai non concede più nessuno: perdipiù si è lasciato sfuggire l'occasione buona per segnare al 49'. Proprio questo problema dell'attacco, legato alla salute di Casagrande più di quanto non lo fosse l'anno scorso con i Lentini e i Bresciani, potrebbe diventare una palla al piede del nuovo Toro che pecca di fantasia. Per il Brescia invece l'incompatibilità con il gol esiste senza ricorrere al condizionale. Raducioiu si batte, ma è da consegnare alla Gialappa's; Saurini a ''Chi l'ha visto?''. E di questo passo Lucescu dovrà impostare tutte le partite per lo 0-0, come gli è riuscito finora, ottenendo punti pesanti. A Cesena comunque abbiamo osservato un Toro che non fa male (pur costruendo tre pallegol) ma che tatticamente funziona. In difesa i granata hanno corso l'unico rischio sull'uscita sbagliata di Marchegiani, al 35'. E abbiamo appuntato la sicurezza negli uomini cardine, da Fusi a Fortunato, uscito poi per un dolore all'inguine. Scifo, contrastato bene e con qualche rudezza da De Paola, ha fatto le cose di sua ordinaria gestione, con un paio di lampi, però. E se Annoni avesse concluso con più umiltà le sue avanzate, ai granata non sarebbero mancati tre o quattro assist dalla destra, visto che dall'altra parte Sergio trovava quasi sempre la strada sbarrata da Sabau. Nell'insieme un Toro che ha piacicchiato.