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Tardini
19/09/1993
h.16.00
PARMA - TORINO 3-0 (0-0)
Parma
: Bucci, Benarrivo, Di Chiara, Minotti, Apolloni, Grun (all'85' Matrecano), Melli (al 57' Zoratto), Brolin, Crippa, Zola, Asprilla. A disposizione: Ballotta, Balleri, Pin. All.: Scala.
Torino: Galli, Sergio, Jarni, Gregucci (al 62' Sordo), Annoni, Fusi, Mussi, Fortunato, Poggi, Venturin, Osio (al 56' Carbone). A disposizione: Pastine, Cois, Sinigaglia. All.: Mondonico.
Arbitro: Beschin di Legnago.
Reti: Asprilla 58', 67', 91'.
Spettatori: 26.771 di cui 20.836 abbonati per una quota partita di 801.961.533 lire e 5.945 paganti per un incasso di 211.264.000 lire.
Note: Ammoniti Annoni, Grun, Minotti, Fusi e Zola.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 20 settembre 1993]
Nel linguaggio che usano i carabinieri per definire in codice le loro operazioni, il progetto che il Torino aveva in mente ieri al Tardini si ci rimava "punto", un vocabolo di moda. Per quasi un'ora e poiuù i granata sembravano non inseguire altro che quello: il punto, il mattoncino da sistemare nel muricciolo tirato su con fatica fino a ieri. Della capoclassifica il Toro non aveva proprio nulla. Né la baldanza, né la superbia. Davanti al Parma la banda Mondonico si comportava da provinciale vera e forse non poteva essere che così, ce ne convincevamo scorrendo le due formazioni e poi guardando in campo cosa combinava Asprilla e cosa realizzava Poggi. C'è un fossato tra il Parma e il Toro ancora più grande di quanto non dica la classifica che da ieri, dopo il 3-0, vede gli emiliani avanti di una lunghezza. Uno come Asprilla il Torino non ce l'ha. E forse se l'avesse avuto l'avrebbe già venduto. Ce l'ha il Parma e ieri si è capito quanto la sua presenza sia dirompente. Il Toro aveva eretto uno steccato, bruttissimo a vedersi, ma che reggeva. Di testa, poi di destro, poi di sinistro, in mezz'ora Asprilla ne ha fatto un cumulo di segatura. Il Toro ha lasciato Parma con la prima sconfitta del campionato. Era nell'aria. Le ambizioni di testa non potevano durare all'infinito per una squadra che vale il confine tra la zona Uefa e la mediocrità. Senza Aguilera e Francescoli, Mondonico doveva rinunciare anche a Silenzi, che in attacco avrebbe dato respiro alla difesa. Cosa che Poggi, e soprattutto Osio, non hanno mai saputo fare. L'ex di Parma scorrazzava con i capelli al vento, ma se la palla schizzava dalle sue parti non vi restava che per una frazione di tempo e poi finiva a piedi emiliani. Dargli fiducia e sacrificare Carbone, che un po' di vivacità la offre sempre, è stato un errore. Così l'azione del Parma poteva riprendere mentre sembrava destinata a spegnersi. Solo per i primi 10' c'era nel Toro la capacità di penetrare dalla sinistra con qualche combinazione tra Jarni e Mussi. Poi finiva lì. Un tempo intero giocato a una sola porta. Era come se il Parma martellasse su un chiodo, che penetrava sempre più nel muro: soltanto che i colpi non erano perfetti. Scala ha dovuto cambiare molto del vecchio assetto: ora gioca con due punte (Melli e Asprilla), due mezzeali (Brolin e Zola) e tre difensori che avanzano in appoggio. Ne ricava una manovra insistita, ma al momento poco fluida. Crippa al posto di Zoratto è la stessa cosa. Gli emiliani sbagliavano anche moltissimo nell'ultimo tocco e il Toro poteva salvarsi giocando sui rinvii potenti e gli interventi decisi di Fusi, e sull'abnegazione di Gregucci su Melli e di Annoni su Asprilla, in versione giocoliere, tanto fumo e poco arrosto. All'intervallo il Parma poteva contare sul palo colpito da Brolin al 13' e su 3-4 situazioni pericolose nate soprattutto dai calci da fermo di Zola. Ma nella ripresa, mentre il Toro sembrava uscire dal guscio (al 53' Sergio scagliava il primo e unico tirogol dei granata), il Parma colpiva. Anzi più del Parma, Asprilla: si può discutere fino al Duemila di qual è il calcio migliore, ma ogni calcio è buono se lo lasci interpretare ai fenomeni. Dopo aver sbagliato per egoismo un'occasione facilissima in contropiede, al 58' il colombiano saliva come con l'ascensore a colpire di testa: il suo zompo da fermo era da pallavolista, e nessuno del Toro pensava a contrastarlo. Da quel gol nasceva tutto il resto. Si creavano quegli spazi larghi perché il Parma potesse sciorinare il proprio palleggio e perché Asprilla andasse a colpire ancora due volte.