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Olimpico di Roma
21/11/1993
h.14.30
LAZIO - TORINO 1-2 (1-0)
Lazio
: Marchegiani, Bacci, Favalli (al 20' Fuser), Di Matteo, Bonomi, Cravero, Winter, Doll, Boksic, Di Mauro (all'80' Bergodi), Signori. A disposizione: Orsi, Luzardi, Sclosa. All.: Zoff.
Torino: Galli, Annoni, Sergio, Cois (al 51' Francescoli), Gregucci, Fusi, Sordo, Fortunato, Silenzi, Carbone (al 65' Aguilera), Venturin. A disposizione: Pastine, Falcone, Sinigaglia. All.: Mondonico.
Arbitro: Collina di Viareggio.
Reti: Boksic 9' (L), Silenzi 68' rig (T), Gregucci 80' (T).
Spettatori: 44.121 di cui 36.005 abbonati e 8.116 paganti.
Note: Ammoniti Sergio, Annoni, Bacci e Gregucci.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 23 novembre 1993]
Alla gente laziale che a metà partita riparlava già dei tempi di Chinaglia, motivata dal gol a freddo e dall'ottima prestazione di Boksic, dalla giornata particolare dedicata al presidente Cragnotti (ma perché mischiare i fatti "aziendali" con il football?), il Toro ha risposto alla distanza con grande autorità, prendendo in pugno la partita appena dopo la mezz'ora di gioco e concedendo ai padroni di casa soltanto il logico e arrembante forcing finale. Quando, prima Silenzi su rigore (67'), quindi Gregucci (80'), con uno splendido gol in tuffo, avevano già cancellato sogni ed illusioni di casa. Un Torino che a lungo ha risposto con i ragazzi, Cois e Carbone, quindi con l'esperienza del duo uruguagio Francescoli-Aguilera. Hanno fatto pesare tutto il loro mestiere affondando i colpi e perdendo tempo per spezzare i tentativi di risposta della Lazio. Ancora una volta l'Olimpico biancazzurro terra di conquista per i granata, come un anno fa. Il merito maggiore dei torinisti, sotto la pioggia battente, è stato quello di non perdere la testa dopo lo svantaggio accusato quasi a freddo per merito di Boksic, il quale ha continuato ad essere un pericolo con la collaborazione saltuaria di Signori e quella abbastanza costante di Winter. Ma se la Lazio ha delle star, non ha un telaio adeguato in fatto di tenuta e di esperienza. Mondonico sa cambiare uomini e gioco a seconda delle esigenze che la gara gli impone. Partito con una formazione dettata dalla prudenza, un blocco tutto italiano impostato sullo schema di Aberdeen, il tecnico granata prima ha chiesto maggior spinta a difesa e centrocampo alle spalle della coppia di punta Carbone-Silenzi che ha pagato per almeno mezz'ora le marcature avversarie e un certo isolamento. Poi nel secondo tempo Mondonico ha accentuato la spinta offensiva scegliendo gli uomini adatti a muoversi tra la pioggia scrosciante e la crescente fatica nelle gambe avversarie. Prima Cois e Carbone hanno lavorato ai fianchi Doli e la retroguardia di Zoff, dopo il duo Uruguay ha sfruttato l'intelligenza che arriva da lunghe carriere. Francescoli è parso ritrovato sul piano atletico e Aguilera ha messo sul prato i colpi che la tecnica gli consente, anche o forse soprattutto quando il terreno diventa difficile e il pallone è una saponetta. La rimonta granata, quindi, è un misto di energia e di astuzia. Mondonico l'aveva detto, voleva ripartire in classifica, ha affrontato con la consueta lucidità tattica il nuovo confronto con un avversario che era più avanti in classifica prima della bordata di Silenzi dal dischetto (un rigore che vale il primato fra i cannonieri) ed il volo di Gregucci per il colpo di testa vincente. Il forcing finale degli uomini di Zoff è stato frutto della disperazione e della rabbia, più che di un recupero di energie. Era il Toro ad averne di più. Partita con il brio di una spider, la Lazio si è dovuta arrendere al motore diesel granata, che quest'anno qualche rimonta importante l'aveva già messa a segno. Ci sono anche le attenzioni alla gestione di un gruppo sin troppo folto fra i meriti di Mondonico. Il quale ieri ha trovato la risposta più importante da Francescoli, professionista capace di accettare la panchina. A Zoff, quando gli sarà passata la rabbia nei confronti dell'arbitro Collina (ma è troppo facile vedere le gare da una parte sola), rimarrà la consolazione di aver trovato un grande Boksic. Pur se Gregucci, sofferto il giusto contro il croato, ha dimostrato al tecnico biancazzurro di valere di più - grinta, spirito, potenza fisica - di qualcuno dei difensori che l'hanno sostituito.