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Comunale di Bergamo |
01/12/1993 |
h.20.30 |
ATALANTA - TORINO 0-3 (0-3) Atalanta: Ferron, Assennato, Codispoti, Sgrò, Pavan, Montero, Scapolo, Tacchinardi, Ganz (al 46' Poggi A.), Rodriguez, Saurini (al 63' Morfeo D.). All.: Valdinoci. Torino: Galli G., Annoni, Jarni, Mussi, Gregucci, Fusi (al 46' Sinigaglia), Francescoli, Fortunato, Aguilera, Osio (al 65' Poggi P.), Venturin. All.: Mondonico. Arbitro: Cesari di Genova. Reti: Francescoli 8', 13', Aguilera 35'. Spettatori: 2.243 paganti per un incasso di 35.585.000 lire. Note: Ammoniti Tacchinardi e Sgrò. Cronaca [Tratto da La Stampa del 2 dicembre 1993] Novembre, che mese magico per il Torino: ha portato alla banda Mondonico solo vittorie. Cinque partite, cinque trionfi (Reggiana, Lazio e Lecce in campionato, Aberdeen in Coppa Coppe e l'altra sera Atalanta in Coppa Italia): dodici gol segnati, due subiti. Davvero un periodo d'oro che ha rilanciato quella stessa squadra che alla vigilia dei Santi, dopo le consecutive sconfitte con Sampdoria e Cagliari, era scivolata nell'aurea mediocrità e aveva autorizzato titoloni tipo "Fine del miracolo granata". Invece, ecco la resurrezione, ecco alle porte il Milan, l'occasione per il Gran Colpo. Ottima salute fisica generale, il gioco che sgorga fluido, facilità nell'andare a rete: insomma, le condizioni per salvare la pelle, e forse combinare qualcosina in più, a San Siro ci sono tutte. Ovviamente Mondo e i suoi da quest'orecchio non ci sentono, o fingono di non sentirci, nelle loro parole ricorrono i sostantivi "realismo", "equilibrio" e l'elogio del Diavolo. Però, tutti, pur con il travestimento dell'umiltà e della prudenza, non riescono a celare ottimismo e allegra curiosità sul come andrà a finire. "Abbiamo spaventato i rossoneri? Non credo proprio" dice l'Emiliano aggiungendo: "E pensare che un mese fa ci davano in crisi". Mister, con l'Atalanta avete fatto le prove generali per il duello con Baresi e soci? Di nuovo la risposta è accompagnata dal sorriso: "Non credo proprio". Cioè, il Toro non affronterà il Milan con lo stesso assetto di Bergamo, scontato che l'offesa sarà affidata a Silenzi e Carbone, con Mussi di rinforzo al centrocampo e Francescoli in panchina. L'uruguagio è reduce dai suoi primi gol in granata e da una delle poche partite iniziate da titolare, l'idea di cominciare di nuovo come rincalzo non lo turba affatto: "L'allenatore decide, per me va tutto bene". L'assenza di polemiche in seno alla squadra è un'altra meraviglia del Toro. Pensate a che cosa accade altrove: a Parma, Meili ha posto l'aut-aut "A fine campionato o io o Scala", nel Diavolo Savicevic ha rifiutato la panchina, nella Juve si sono lamentati Moeller e Conte. Non parliamo poi della Lazio, dove le proteste degli esclusi erano ordinaria amministrazione sino al silenzio-stampa, della Roma o delle squadre il cui presente è grigio. In casa granata, invece, mai una protesta, un mugugno, e non solo adesso che le cose vanno bene. Anche un mese fa, quando, tra derby perduto e rovesci con Samp e Cagliari, arrivò solo il punticino con l'Inter. Come mai? "Se la societè è schierata con il tecnico, se non hai una spalla sulla quale piangere, se ti trovi senza appoggi e coperture, che cosa contesti a fare?" La spiegazione dell'Emiliano non sarebbe potuta essere più chiara: per il tecnico un anno fa i contestatori c'erano (Scifo in primis) perché c'era chi dava loro retta. Chissà se fischieranno le orecchie a Moggi. "Tratto i ragazzi sempre nella stessa maniera - aggiunge il Mondo, nell'occasione insolitamente chiaro e per nulla criptico -. Dite che forse mi odiano meno di una volta? Non lo so. So soltanto che con Goveani e Randazzo l'unione è perfetta". Se è così perché non rinnova subito il contratto, perché tutto questo valzer di voci, indiscrezioni, sussurri? Mondonico non fa spallucce, scherza sulle notizie lette sull'argomento. Intanto, se la squadra va bene, la società è alle prese con i problemi di sempre: la cassa piange, ci sono miliardi d'Irpef arretrato da versare, gli incassi sono miseri malgrado i successi, "Azione granata" non sta andando come sperava il Notaio che presentando l'iniziativa dichiarò: "Punto a 5 miliardi". L'operazione, il lancio promozionale è costato molto, terminerà a giugno: continuando così, sarà un successo il traguardo del miliardo. Insomma, non c'è una lira, e all'orizzonte non si profilano "soccorritori" di Goveani, l'unico nome ricorrente è quello solito: Vittorio Savoia. Anche su questa vicenda, tante voci-illazioni-cattiverie sintetizzabili così: a) non entra più nel Toro; b) vorrebbe entrare, ma la mamma, timorosa che scialacqui il patrimonio di famiglia, gliel'ha vietato; c) vuole entrare, ma a condizioni sue, cioè per fare il numero uno; d) ha già prestato quattro miliardi al Notaio, prima o poi guiderà con lui il club; e) Goveani non lo vuole. Ma finché il Mondo e i suoi fanno miracoli sul campo e l'amministratore delegato Giacomo Randazzo continua a farli in sede tenendo a galla la navicella granata, l'orizzonte non sarà nero. |
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