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San Siro
29/01/1995
h.14.30
INTER - TORINO 2-1 (0-0)
Inter
: Pagliuca, Bergomi, M.Paganin, Berti, Festa, Orlando, Fontolan (al 77' Orlandini), Jonk, Delvecchio, Bergkamp, Sosa (al 61' A.Paganin). A disposizione: Mondini, Conte, Nichetti. All: Bianchi.
Torino: Pastine, Angloma (al 57' Osio), Sogliano (all'89' Lorenzini), Falcone, Pellegrini, Maltagliati, Rizzitelli, Pessotto, Silenzi, Abedì Pelé, Cristallini. A disposizione: Simoni, Sinigaglia, Marcao. All: Sonetti.
Arbitro: Collina di Viareggio.
Reti: Jonk 50' (I), Silenzi 78' (T), Orlandini 91' rig. (I).
Spettatori: 35.085 di cui 25.740 abbonati e 9.345 paganti.
Note: Ammoniti Delvecchio, Angloma, Orlando e Jonk.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 30 gennaio 1995]
Brutta partita. Bruttissima. In attesa di Moratti, il solco tra Inter e Toro lo traccia un rigore che Collina decreta al minuto 91, protagonisti Pastine e Bergkamp, e manda in bestia Sonetti. L'impatto c'è, e almeno dalla tribuna sembra tanto doloso quanto evitabile: l'olandese stava virando verso l'esterno dell'area, il giovane Pastine avrebbe potuto - e dovuto - affrontarlo con minor foga. Resta l'enormità del risultato, che premia la Beneamata al di là dei suoi sbrindellati meriti. Il Toro non ci crede, è questo il suo limite. La sbornia da derby ne spunta le lame e ne annacqua il furore. Per sgonfio che sia, è sempre e comunque più squadra dei rivali. Ci vuole poco, d'accordo, ma la rosa di Sonetti non pullula certo di Nembo Kid, come testimonia il bilancio delle trasferte (sei sconfitte su otto). Il bel gioco sta alla partita di San Siro come la neve alla Sierra Nevada. Atmosfera surreale, quasi lunare. Stadio mezzo vuoto. Contestazione soffusa e limitata a un mezzo chilo di volantini e a qualche lenzuolo (Moratti presente, Solo Moratti, Per il bene dell'Inter: chiarezza subito). L'Inter procede per scatti rabbiosi, confusa, tentennante, impaurita. I granata ne controllano i battiti con agio totale. Pessotto abbandona ben presto quella larva di Bergkamp a Sogliano, dal quale eredita Berti, largo a destra. Falcone non lascia a Sosa che un'opportunità, al 42', Maltagliati e Delvecchio danno vita a un duello molto fisico, molto macho. Pellegrini coordina e scandisce il fuoco di sbarramento. Cristallini si occupa di lumacone Jonk, Pelé è atteso da Orlando, su Fontolan vigila Angioma, mentre Festa e M.Paganin soffrono le digressioni di Rizzitelli e Silenzi. Indisponibile Bia, é Bergomi, il vecchio zio, a fare da libero e, ove possibile, da chioccia. L'impressione è che, se soltanto lo volesse, il Toro potrebbe fare strame di un'Inter così male in arnese. Ma non lo vuo- le. Affiorano le ruggini del glorioso mercoledì. Marcato a pressione, Pelé ne azzecca poche. Pagliuca e Pastine non raccolgono che innocue parabole. Il massimo della libidine sono un colpo di tacco di Orlando e qualche tumultuosa mischia, ora qui ora là. Alla ripresa, Jonk riserva a Pastine lo stesso trattamento che, in una finale Uefa, ai tempi dell'Ajax, aveva riservato a Marchegiani: gran destro dal limite e palla nel sette. Lo schiaffone sveglia il Torello. Sonetti richiama Angioma, schiera Osio a supporto delle punte e avanza il raggio d'azione di Pelé. Da parte sua, Bianchi toglie l'acciaccato Sosa e si copre: dentro A. Paganin, un difensore (per Rizzi). Adesso sono i granata a premere. L'Inter cerca il contropiede. Su Osio va Orlando; e su Pelé, Festa. Quando Lorenzini avvicenda Sogliano, e incrementa la spinta sulla corsia sinistra, presidiata da un disarmante Berti, si capisce subito che per la banda Bergomi sarà dura. Non che il Toro si ritagli occasioni strabilianti, ma è la risibile consistenza dei rivali a orientare gli eventi. La staffetta tra Fontolan e Orlandini toglie di mezzo uno dei guastatori meno accomodanti. Il pareggio è nell'aria, e dall'aria arriva al 33', su cross del ruvido Maltagliati e travolgente incornata di Silenzi. L'Inter va in barca, l'altalenante Rizzitelli costringe Pagliuca a una paratomi. Sarà la facilità con la quale vengono contenuti gli estremi spasimi di Delvecchio, e di una squadra comunque inguardabile, sta di fatto che il Toro allenta la presa e gli interisti, beccati dal popolo, raschiano il fondo del barile. Un'impennata di puro orgoglio. Il lancio parabolico da metà campo coglie Bergkamp defilato sul versante destro dell'arca, abbandonato dai suoi, braccato da un nugolo di secondini, in posizione tutt'altro che letale. Pastine potrebbe e dovrebbe chiuderlo con più malizia, invece di buttarglisi ai piedi e procurare, cosi, quel rigore che l'inflessibile (e bravo) Collina decreta dopo aver zittito il cicaleccio interessato di Bergomi. La trasformazione di Orlandini è un verdetto senza appello. La rabbia del Toro tracima. Meglio parlarci chiaro: sissignori, il rigore era evitabile. Soprattutto da Pastine.