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Marassi |
11/02/1996 |
h.15.00 |
SAMPDORIA - TORINO 1-0 (0-0) Sampdoria: Pagotto, Balleri, Sacchetti, Invernizzi, Mannini, Mihajlovic, Karembeu, Evani, Chiesa, Mancini, Maniero (al 71' Seedorf). A disposizione: Zenga, Lamonica, Bellucci, Bertarelli. All.: Eriksson. Torino: Caniato, Falcone, Milanese (al 75' Dionigi), Bacci, Maltagliati, Cravero, Cristallini, Bernardini, Rizzitelli, Angloma, Karic. A disposizione: Biato, Dal Canto, Sogliano, Minaudo. All.: Scoglio. Arbitro: Collina di Viareggio. Reti: Mancini 63'. Spettatori: 25.337 di cui 20.330 abbonati per una quota partita di 445.204.558 lire e 5.007 paganti per un incasso di 159.656.000 lire. Note: Ammoniti Bacci, Karic, Evani, Mancini e Cristallini. Cronaca [Tratto da La Stampa del 12 febbraio 1996] Un passo indietro, in tutti i sensi, per il Toro di Scoglio, trafitto da un'incornata del redivivo Mancini. Per il Professore un ritorno amaro a Marassi dove aveva vissuto, tra alti e bassi, quasi quattro stagioni sulla sponda genoana, come fiero ma leale nemico della Sampdoria. Ieri è stato tradito, forse per la prima volta da quando siede sulla panchina granata, da un Toro lontano parente di quello che aveva bloccato il Milan a San Siro e sfiorato il colpaccio all'Olimpico con la Lazio. Un Toro acefalo, cui è mancata la stessa determinazione di volere il risultato a tutti i costi, e la lucidità per conseguirlo, che aveva avuto sino a domenica scorsa. Toccato il top del rendimento individuale e collettivo con il Padova, la squadra ha accusato un calo, più psicologico che fisico, e la Sampdoria ne ha approfittato. Un rilancio firmato Mancini. Un gol importante per il tormentato capitano, in crisi d'identità. Non segnava da oltre tre mesi, dal 29 ottobre scorso, quando a Padova portò in vantaggio i blucerchiati, poi raggiunti dai padroni di casa. E questa rete, la terza in campionato, è sicuramente la più pesante por la classifica, perché allontana la Sampdoria dalla zona retrocessione, ed è importante per il morale di Mancini che deve decidere se il suo futuro calcistico sarà ancora italiano (Samp o Inter?) o se è giunto il momento di lasciarsi tentare dall'Inghilterra (Chelsea o Arsenal?). Eriksson aveva rispolverato il tridente più per necessità che per convinzione. Una mossa obbligata. L'indisponibilità di Salsano aveva costretto il tecnico svedese a inserire Maniero accanto a Chiesa, arretrando di una decina di metri il raggio d'azione di Mancini, in linea con Karembeu, Invernizzi e Evani. La velocità di Chiesa e il movimento di Maniero aprivano dei varchi per puntare a rete, ma Carnato era sempre piazzato e capitolava solo per un attimo di disattenzione della difesa sugli sviluppi di un corner. Prima di sbloccare la partita, la Sampdoria era apparsa un po' troppo sbilanciata. E aveva offerto U fianco al contropiede del Toro, che non ne aveva approfittato perché Angloma e Rizzitelli, tra i migliori in campo, non avevano trovato il colpo del ko. Più che mai avrebbero avuto bisogno della fantasia di AbedìPelè che, viceversa, li guardava, con occhi tristi, dalla tribuna. Non si può sempre regalare agli avversari, impunemente, uno come Pelè. Il Toro ha già fatto miracoli a mascherare, per ben sei partite, un'assenza cosi pesante. Urge il suo rientro. In settimana l'asso ghanese intensificherà le cure per cercare di assorbire la distorsione alla caviglia e c'è qualche speranza di rivederlo domenica prossima al Delle Alpi contro l'Inter. A Genova, il Toro ha giocato senza testa. Con meno frenesia, avrebbe potuto creare più problemi alla difesa blucerchiata. Ma Angloma è stato l'unico, tra i centrocampisti, ad appoggiare Rizzitelli e Karic. Il francese non è bastato. E, sulle fasce laterali, Milanese e Bernardini non hanno dato sufficiente spinta alle controffensive. Neppure la retroguardia è apparsa compatta come altre volte. Il rientro di Bacci, con l'esclusione di Dal Canto, non ha avuto gli effetti sperati. Ogni volta che Chiesa scattava erano dolori per Falcone. E il timore di scoprirsi impediva al Torino di ribaltare il gioco con la necessaria tranquillità. La sconfitta è maturata nel tempo. Si capiva che, prima o poi, la Sampdoria avrebbe sfondato. Così è stato. Una volta in svantaggio, per il Toro di ieri sarebbe stata un'impresa difficilissima rimontare. E sull'ennesimo corner, la testa di Mancini ha castigato i granata. Sull'1-0, la reazione è stata confusa. Neppure l'impiego di Dionigi, terza punta, è servito ad aumentare il peso dell'attacco torinista. Le offensive erano monotone, prevedibili e la Sampdoria poteva amministrare il successo senza correre grossi rischi. Perdere a Marassi non è delittuoso, ma al Toro è proibito avere altre cadute di tensione, altrimenti la salvezza si allontana. |
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