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San Paolo |
10/04/1996 |
h.20.30 |
NAPOLI - TORINO 1-0 (1-0) Napoli: Taglialatela, Baldini, Tarantino (al 72' Policano), Pari, Colonnese, Ayala, Imbriani (all'82' Di Napoli), Boghossian (al 69' R.Longo), Agostini, Pecchia, Pizzi. A disposizione: Di Fusco, Taccola. All.: Boskov. Torino: Caniato (al 14' Biato), Sogliano (al 72' M.Longo), Mezzano, Angloma, Maltagliati, Falcone, Milanese, Simo, Rizzitelli, Bernardini, Karic. A disposizione: Dal Canto, Sommese, Dionigi. All.: Vieri. Arbitro: Braschi di Prato. Reti: Boghossian 30'. Spettatori: 66.912 di cui 19.005 abbonati per una quota partita di 367.000.000 lire e 47.907 paganti per un incasso di 726.220.000 lire. Note: Ammoniti Angloma, Agostini, Sogliano, Baldini e Ayala. Cronaca [Tratto da La Stampa del 11 aprile 1996] Ci sono molti modi per perdere una partita, il Toro ieri sera al S. Paolo ha sperimentato il più beffardo e demoralizzante: ha perso per 1-0 meritando di pareggiare se non addirittura di vincere per quanto ha fatto nel primo tempo, con un palo colpito sullo 00, tre prodigiose parate di Tagliatatela e un gol che i granata hanno, subito da Boghossian nel modo fanciullesco che è nel loro repertorio di autolesionisti. Una squadra viva, però. Capace di lottare anche in dieci contro undici dopo l'espulsione di Milanese al 12' della ripresa (fallo su Ayala, alle spalle) finché il cartellino rosso al napoletano Lnogo non ha ristabilito la parità in campo. Il Toro dunque non è stato la marmellata nauseante che si era fatta piegare nel derby da una Juve quasi buonista. Può essere una consolazione da niente, perché la classifica non s'è mossa e anche il Napoli si è riallontanato, superando una crisi che durava da otto partite nelle quali aveva raccolto appena tre punti segnando un solo gol (ultima vittoria il 4 febbraio contro l'Atalanta). La sfida di domenica prossima a Piacenza s'è fatta ancora più drammatica, tuttavia se i granata manterranno di giorno la verve che ci hanno messo ieri notte, chissà che non afferrino l'ultimo pezzo di corda per tirarsi su. Ma devono segnare. Boskov si lamenta del Napoli che non inquadra la porta nemmeno se gliela gonfiano, ma il problema del Toro non è da meno. Segna come se il gol fosse aceto balsamico da usare a gocce. Ormai gli avversari l'hanno capito. Controllano al meglio Rizzitelli (ieri con Colonnese e il capitano s'è visto poco), perché sanno che bloccandolo svanisce l'80 per cento dei pericoli. Che abbiano spazio i Karic, i Bernardini, persino quel bravo figlio d'Africa che è Simo, mandato all'esordio in A in un match tanto delicato e sparito nella ripresa dopo un primo tempo interessante. Da loro danni ne vengono pochi, come ha dimostrato Karic, sprecando al 23' una palla gol da ragazzini, dopo che il palo aveva respinto il tiro di Bernardini deviato da Ayala. Sarebbe stata probabilmente la svolta della partita e magari del campionato. Perché se il Toro si era presentato con le stimmate sanguinanti del derby perso e della contestazione dei tifosi, il Napoli di Boskov non aveva meno paura. Una squadra a precipizio verso la zona pericolosa: questi erano gli azzurri. Lo zio Vuja, prima che pensare a vincere, voleva tamponare l'emorragia di punti e di entusiasmo. Una sola punta di ruolo (il contestatissimo Agostini), Di Napoli in panchina, imbriani e Pizzi sulle fasce presi in consegna da Mezzano e Sogliano. Insomma, non si intuiva nel Napoli la vocazione a prendere più rischi del necessario. E quando, dopo il 20', il Toro ha mostrato i denti le iniziative partenopee si sono raffreddate. Infatti a scorrere il taccuino troviamo una conclusione di Mezzano a fil di traversa al 33', una capocciata di Karic buona per appagare le smanie acrobatiche di Tagliartela (37') e subito dopo una sferzata sempre di testa di Rizzitelli su cross di Angloma. La prova di una pericolosità che il Toro ha mantenuto a lungo, controllando il gioco con un miglior palleggio del Napoli e più volontà negli anticipi. Pochi appunti, invece, sul Napoli: un rasoterra diagonale di Pecchia sullo 0-0 sul quale Biato non avrebbe potuto arrivare. Nella ripresa una fuga solitaria di Agostini, così insicuro da voler scavalcare pure il portiere, per finire impapocchiato e fischiato dai napoletani che lo odiano. E il palo di Ayala all'ultimo secondo. Ma c'è un dettaglio che divide vincitori e perdenti: il gol. Di Boghossian, francese mediocre, uno che in serie A aveva realizzato in tutto due reti. Ieri sera ha fatto la terza, su una punizione di Ayala da quaranta metri che è andato a pescarlo libero in area. Fermi i difensori, fermo Biato: colpo di testa nell'angolo, gol e tre punti pesanti. Un film che il Toro ha visto spesso, ma che questa volta almeno ha interpretato. |
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