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Via del Mare
07/05/2000
h.15.00
LECCE - TORINO 2-1 (0-0)
Lecce
: Chimenti, Juarez, Viali, Savino, Balleri, Conticchio, Lima, Piangerelli (al 46' Pivotto), Colonnello (al 55' Traversa), Sesa, Lucarelli (al 76' Bonomi). A disposizione: Lotti, Biliotti, Casanova, Marino. Allenatore: Cavasin.
Torino: Bucci, Bonomi, Mendez, Maltagliati, Tricarico (al 46' Ivic), Galante, Brambilla (al 76' Pecchia), Scarchilli (al 57' Calaiò), Sommese, Pinga, Ferrante. A disposizione: Pastine, Grandoni, Crippa, Minotti. Allenatore: Mondonico.
Arbitro: Collina di Viareggio.
Reti: Sesa 55' (L), Ferrante 67' (T), Conticchio 77' (L).
Spettatori: 25.753 di cui 9.414 abbonati e 16.339 paganti.
Note: Il Torino retrocede in B matematicamente dopo una sola stagione. Ammoniti Mendez, Piangerelli, Conticchio, Lima e Ivic; espulsi Sommese al 79' e Mendez all'83'.
Cronaca
[Tratto da La Repubblica dell'8 maggio 2000]
Il Toro se ne va in esilio per la quarta volta nella sua storia: più che la retrocessione in sé, preoccupa il fatto che l'evento sia ormai diventato un'agghiacciante abitudine. La seconda nel giro di quattro stagioni (e tre sono state di serie B), come se il povero vecchio Torello fosse ormai entrato in un'altra dimensione, diversa e lontana da quella della sua stessa gloria. Altre volte si era parlato di anno sabbatico, in fondo retrocedere è quasi come purificarsi. Ma adesso, chi la spiega alla gente questa nuova vita di estrema periferia, di umiliante emarginazione? Il Toro è retrocesso per mille motivi, e ben prima di Lecce: la fragilità granata affonda le radici nell'opera di demolizione che Calleri perfezionò fino al 1997, triturando l'anima della società e svendendo anche i sentimenti. Il successore Vidulich - che pure ha centrato la promozione dell'anno scorso - non aveva forza e risorse per ristabilire una continuità di programmi e così a certificare il nuovo rotolone verso la serie B è arrivata la nuova coppia di padroni: il tifoso juventino Franco Cimminelli (che ieri sorrideva, mah) e il presidente-tifoso Beppe Aghemo, subito finito dentro a una clamorosa lite con il tecnico leccese Cavasin. Il quale, espulso dopo il pareggio del Toro, è salito in tribuna in braghette corte e senza maglietta e ha cominciato a insultare senza senno (e senza senso) i dirigenti granata: "Siete dei ladri. Io quello che ho me lo sono sudato, io non rubo". Portato via a forza dalla polizia, l'invasato Cavasin si è ripresentato dopo il gol del 2-1, aggiornando la dose degli insulti e facendo una figura un po' ridicola e molto vergognosa. "Non permetto che dica certe cose", si è poi ribellato Aghemo. "Non pronunci mai più il nome del Toro. Se non è in grado di reggere allo stress, non faccia l'allenatore. Farò in modo che sparisca dal mondo del calcio". Tutto sarebbe nato da una frase pronunciata da Aghemo: "Facciamo la corsa sul Lecce". E su chi avrebbero dovuto farla, sulla Juve? Il Toro, quindi, scappa dalla serie A nel modo peggiore, stavolta non ci sono lacrime ma urla e strepiti, come se fosse l'eco della misera e squallida guerra Aghemo-Vidulich, che alla fine ha lasciato soltanto cadaveri. In questo clima il Toro si è perduto. La partita di ieri? Lecce e Torino si sono mossi come nelle sabbie mobili, inchiodati dalla paura di finire sotto anche con il naso. Poi, dopo un'oretta di agonia collettiva, lo svizzero Sesa ha mollato la compagnia e ha deciso di riemergere da solo: sassata su punizione da sinistra verso destra, il timbro sul certificato di cittadinanza in serie A. Il Toro ha avuto ancora un sussulto di ribellione, guadagnandosi un rigore con Ivic (fallo di Pivotto) e il pareggio con Ferrante. A quel punto poteva succedere molto, ma non sempre gli zombi tornano in vita. Così il Lecce ha retto a un paio di sussulti del Toro (un'anticamera del rigormortis) e poi ha colpito senza piet&eagrave;: fuga di Sesa (ma forse c'era un fallo in partenza su Maltagliati), tocco per Conticchio, 2-1. A quel punto i granata hanno perduto anche la testa: Sommese si è fatto espellere subito per proteste, più tardi la stessa sorte è capitata a Mendez, per doppia ammonizione. Eppure nel primo tempo il Torino aveva davvero messo in crisi il Lecce: Galante, di testa, ha avuto per due volte il match ball, ma prima (35') ha alzato la mira e dopo (41') ha obbligato Chimenti alla parata miracolo. Però troppo deboli erano le energie di questa agonia. Al Lecce - alla seconda salvezza della sua storia: prima di Cavasin c'era riuscito soltanto Mazzone - è stato sufficiente aspettare e colpire, tanto il destino era già stato deciso molto prima.