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Tardini |
13/04/2003 |
h.15.00 |
TORINO - PIACENZA 1-3 (0-0) Torino: Sorrentino, Galante, Fattori, Mantovani, Comotto, Conticchio (al 78' Osmanovski), Scarchilli (al 50' Donati), Castellini, Sommese, Ferrante, Omolade (al 69' Ronaldo Vanin). A disposizione: Fontana, Delli Carri, Frezza, Campo. All. Zaccarelli. Piacenza: Orlandoni, Gurenko (al 62' Ferrarese), Mangone, Abbate, Tosto, Di Francesco, Baiocco, Maresca (all'86' Campagnaro), Marchionni, De Cesare, Zerbini (al 46' Hubner). A disposizione: Franzone, Rinaldi, Cois, Patrascu. All. Cagni. Arbitro: Dondarini di Finale Emilia. Reti: Conticchio 59' (T), Maresca 60' (P), Di Francesco 83' (P), Ferrarese 91' (P). Spettatori: 12485 dichiarati, di cui 391 paganti per un incasso di 6.345 euro e 686 biglietti omaggio per un totale di 1077, e 11408 abbonati, di cui circa 300 realmente presenti, per un totale di circa 1.300 realmente effettivi. Note: Ammoniti Conticchio, Mangone e Comotto. Cronaca [Tratto da La Stampa del 14 aprile 2003] Plof. Oppure, se preferite, flop. La sostanza, comunque, non cambia perché il Toro che ieri dinanzi al Piacenza s'è sgonfialo su quel poco che rimane di se stesso dopo il sabato (fin troppo?) ruggente del derby ha anche completato il disastro stagionale. Dopo la 17a sconfitta (eguagliato il record negativo del 1950/51, 1958/59 e 1995/96), precipitato a -11 punti dalla quint'ultima, l'unico dubbio resta la data del verdetto di retrocessione in serie B: avanti (anzi, indietro) di questo passo la 5a condanna tra i cadetti nella storia granata dovrebbe diventare aritmetica tra due giornate, il 26 aprile a Bergamo. Come dire che per il 4 maggio, anniversario di Superga e giorno della marcia dell' orgoglio, il Toro sarà già ignominiosamente spacciato. Intanto, alla collana di "perle" stagionali ha aggiunto l'ultima mancante: la sconfitta in campo neutro. Lasciato il Giglio reggiano (dove tornerà per ospitare Udinese ed Empoli) per il Tardini parmigiano, ha concesso via libera al Piacenza, compagna di sventura decisamente più motivata. Impresa non da poco, quella firmata dai granata. Pensate un po': gli emiliani avevano perso le ultime 7 trasferte; il loro allenatore Cagni aveva centrato il suo unico successo esterno in 55 gare di serie A il 24 ottobre 1993. Era persino riuscito ad andare in vantaggio, il Toro, al 13' di una ripresa seguita a un primo tempo imbarazzante per la pochezza generale. Manovra nitida, elementare ma efficace (cross di Castellini, incornata sul 2° palo di Conticchio), quasi un miracolo per il Toro di quest'anno. Un 1-0 arrivato al culmine di uno squarcio di partita finalmente intenso, a spezzare il predominio sterile degli emiliani. Ebbene, dopo il gol s'è visto solo Piacenza. Toro seduto, senza energie, idee né attributi, votato a subire la rimonta che è poi puntualmente arrivata, pilotata da Enzo Maresca, migliore in campo, uno che segnando in extremis il 2-2 per la Juve nel derby e poi festeggiando con le dita a mo' di corna in testa già un anno fa dimostrò di avercela coni granata. Chi va in cerca di alibi per spiegare un'annata-patatrac, ieri qualcosa avrebbe potuto trovare. Mancavano gli squalificati Bucci, Mezzano, De Ascentis, Marinelli e Lucarelli. In più, capitan Vergassola, assente dell'ultima ora per una contrattura a un polpaccio. Tanta roba in meno, dunque. Ma anche l'occasione per vedere in campo gente nuova, teoricamente motivatissima, e soprattutto giovani da valutare. Per tacere dello stimolo più importante: vincere il derby dei disperati per continuare a sperare, per dare un senso alle ultime sei giornate. Invece, nulla. Il Toro, incapace di rubare palla e ripartire, è stato surclassato a centrocampo dove Scarchilli ha mostrato tutti i limiti di passo e tenuta di chi non giocava dal 10 dicembre. E a destra, con gli impresentabili Sommese e Comotto, è stato inesistente. In una squadra smorta con poche gambe e poco cuore, hanno dato quel che avevano soltanto Conticchio, Castellini e Galante. Note tutt'altro che confortanti anche dai giovani, quasi esordienti o poco più come Sorrentino, Mantovani, Omolade e Vanin, evidentemente penalizzati dalla mancanza di punti di riferimento solidi, da una squadra in sbandata prolungata. Nel 1° tempo la partita ha dato ragione alla classifica disarmante e agli assenti (319 paganti, non più di 800 spettatori, biglietti omaggio compresi) concentrando le poche emozioni tra il 15' e il 24': bel lancio di Maresca non sfruttato da Marchionni; fuga sulla destra di Omolade con cross per la testata di Conticchio neutralizzata con una mano da Orlandoni; diagonale di De Cesare deviato in corner da Sorrentino. Episodi in un tran-tran da sbadigli, con Piacenza comunque più vivo e qualitativo. Il pari non serve a nessuno, però. A inizio ripresa, con Donati al posto di Scarchilli, il primo a capirlo sembra il Toro che dal 6' al 13' cambia passo e atteggiamento. Omolade si rivela ancora acerbo negli ultimi 20 metri; Sommese è sciagurato sull'assist di Castellini; Conticchio, invece, è spietato e ritrova il gol dopo 5 mesi. L'illusione granata dura appena 2': la rasoiata su punizione da sinistra di Maresca, forse leggermente deviata, sorprende nettamente Sorrentino. Con Ferrarese per Gurenko e Marchionni dirottato a destra, il Piacenza adesso dilaga. Ci crede di più e accelera. Fattori salva alla disperata al 22' e subito dopo Tosto incorna addosso a Sorrentino. Il Toro barcolla (4-13 il conto finale dei corner) e capitola al 38', quando l'uscita momentanea di Mantovani lo lascia in 10 su azione di corner: è Di Francesco (in fuorigioco?) ad approfittare del "buco" correggendo un colpo di testa di Tosto smanacciato da Sorrentino. Il bolide di Ferrarese al 46' chiude il conto, portando il Piacenza a -7 dalla quota-salvezza. Sono gli emiliani, meritatamente, a poter credere ancora nel miracolo. Anche i giovani mandati in campo con un occhio al futuro sono stati travolti dalla sbandata collettiva. La condanna tra i cadetti (la quinta nella storia della società) potrebbe diventare matematica a Bergamo tra due giornate. |
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