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Partenio
26/11/2005
h.16.00
AVELLINO - TORINO 1-0 (1-0)
Avellino
: Cecere, Ametrano (al 76' Allegretti), D'Andrea, Criaco, Masiello, Moretti, Boudianski, Cinelli, Millesi, Rastelli (al 61' Leone), Danilevicius. A disposizione: Taglialatela, Puleo, Altobelli, Fusco, Belleri. All.: Colomba.
Torino: Taibi, Martinelli, Brevi, Doudou (al 46' Music), Nicola, Ardito, Edusei (al 66' De Sousa), Rosina, Gentile (al 76' Longo), Fantini, Muzzi. A disposizione: Pagotto, Orfei, Bongiovanni, Vailatti. All.: De Biasi.
Arbitro: De Santis di Roma.
Reti: Danilevicius 2'.
Spettatori: 5.899 di cui 2.255 paganti per un incasso di 18.140 euro più 3.644 abbonati.
Note: Pomeriggio ventoso con raffiche di vento che condizionano le traiettorie della palla. Ammoniti Ametrano e D'Andrea, terreno in buone condizioni nonostante le abbondanti pioggie. Calci d'angolo 9-6 per l'Avellino, recupero 1' pt, 3' st.
Cronaca
[Tratto da La Stampa del 27 novembre 2005]
Sembrava pronto, il Toro secondo in classifica, a giocare sul campo dell'Avellino penultimo, Aveva passato tutta la settimana a parlare dei trabocchetti, più mentali che altro, del match, e soprattutto nelle ultime esibizioni aveva dato prova di grande maturità e concretezza. Invece no. Il Toro al Partenio ha trovato esattamente quel che si aspettava (Lupi modesti ma tutto cuore e volontà) eppure ha perso. Nel modo peggiore: il gol decisivo subito con ingiustificabile leggerezza al primo tentativo rivale dopo 80", 92' (compresi i recuperi) a disposizione per tentare la rimonta e magari pure il sorpasso ma non più di 35' (i primi 10' dopo lo 0-1 e gli ultimi 25') giocati davvero con il piglio e l'autorità della squadra ben più forte. Risultato bugiardo, comunque. L'Avellino è tornato al successo dopo 7 turni grazie al guizzo in apertura di Danilevicius (cross di Rastelli, buco di Doudou, arresto e tiro del solitario lituano), ha colpito una traversa al primo affondo della ripresa con Millesi ma per il resto davanti è vissuto solo sui mancini micidiali di Moretti, che hanno costretto Taibi alle uniche due vere parate della sua partita. Il Toro, invece, ha incassato il suo terzo ko stagionale pur producendo almeno 6 palle-gol: la conta comprende il salvataggio a porta vuota di Criaco su Muzzi al 5'; quattro interventi decisivi di Cecere al 10' (testa di Fantini su lancio lungo di Brevi), al 51' (uscita sui piedi di Muzzi ispirato da Gentile), al 59' (punizione di Muzzi) e al 68' (d'istinto, sull'incornata da vicino di Martinelli); un clamoroso palo di Muzzi al 90', con un destro dal limite scoccato dopo la splendida rovesciata utile per liberarsi della guardia di Criaco. Roba sufficiente, di solito, per fare almeno un golletto. Ieri, invece, non è bastata. E, quando di fronte c'è la difesa più battuta del campionato, che chiude vergine per la terza volta in 17 turni, chiamare in causa la sfortuna o la giornata storta non funziona. Il Toro ha perso perché s'è complicato la vita da solo con un avvio decisamente sciagurato e autolesionista. Il gol omaggiato a Danilevicius è stato l'errore più evidente di una difesa che per almeno 20'-25' ha inanellato più svarioni e leggerezza che in tutto il campionato. Vero: con Martinelli a destra e Nicola a sinistra non aveva mai giocato e il forte vento qualcosa può avere disturbato, ma vedere Doudou così frastornato. Brevi lisciare due palloni e Nicola regalare ingenuamente un corner ha fatto impressione. Questione di testa, probabilmente. Ma anche di intensità e di peso atletico. L'Avellino in campo ha messo tutto ciò che aveva e forse anche di più, lasciando spesso Danilevicius a fare attacco da solo e difendendosi in 10. Il Toro, invece, torna a casa con la certezza di non aver fatto il possibile per evitare il flop. Indubbiamente ha pesato la mancanza della spinta di Balestri. Così come, tanto per rigirare il dito nella piaga, senza Stellone là davanti è stato tutto più difficile. Dei tre schierati a sostegno di Muzzi, c'è da salvare soltanto l'avvio di Fantini (ma chi l'ha visto nel 2° tempo?) e la volontà di Gentile, alla prima da titolare in un ruolo non suo e nel contesto più delicato. Rosina, marcatissimo e pure adeguatamente marchiato dai tacchetti irpini, è stato molto più fumo che arrosto. E così, preso atto anche dello scarso contributo offerto nel finale da De Sousa, ancora una volta il Toro d'offesa s'è aggrappato alla grinta leonina di Muzzi, che sull'uscita disperata di Cecere a inizio ripresa s'è pure fatto male al ginocchio sinistro. Non è bastato. E la frenata generale delle più dirette rivali per la promozione non può far altro che aumentare il rammarico granata per la grande occasione persa per allungare in classifica.