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Olimpico
10/05/2009
h.15.00
TORINO - BOLOGNA 1-1 (1-0)
Torino
: Calderoni, Franceschini, Natali, Pisano, Colombo, Dzemaili, Barone (al 76' Diana), Rubin, Rosina (al 76' Gasbarroni), Stellone (al 60' Vailatti), Bianchi. A disposizione: Fontana, Pratali, Rivalta, Abate. All.: Camolese.
Bologna: Antonioli, Zenoni, Castellini, Moras, Terzi, Valiani, Casarini (al 13' Amoroso), Volpi, Mudingayi (al 64' Osvaldo), Coelho (al 57' Marchini), Di Vaio. A disposizione: Colombo, Confalone, Adailton, Marazzina. All.: Papadopulo.
Arbitro: Morganti di Ascoli Piceno.
Reti: Rosina 37' rig. (T), Di Vaio 86' rig. (B).
Spettatori: 23.228 di cui 9.736 paganti per un incasso di 160.355 euro, più 13.492 abbonati per una quota partita di 242.617 euro.
Note: Record di presenze stagionali all'Olimpico per la stagione in corso; ammoniti Valiani, Amoroso, Stellone, Mudingayi, Marchini, Castellini, Bianchi, Volpi e Calderoni. Calci d'angolo 8-4 per il Torino, recupero 2' pt, 5' st.
Cronaca
[Tratto da La Repubblica online del 10 maggio 2009]
Che in coda alla classifica i rigori di un gelido inverno non siano finiti, per Toro e Bologna, è quasi un postulato. Ma che la sfida-spareggio dell'Olimpico, giocata sull'orlo di una crisi di nervi più dal Torino (in teoria in vantaggio) che dal Bologna (in teoria in svantaggio), fosse decisa dagli undici metri, non si poteva certo immaginare. Si erge insomma protagonista l'arbitro Morganti che vede gli estremi del penalty su intervento di Castellini ai danni di Rubin (molti dubbi) e nella ripresa decreta il tiro dagli undici metri per un più evidente fallo di Calderoni su Osvaldo. Non solo: davvero discutibile la gestione dei cartellini dell'arbitro marchigiano, evidentemente a sua volta convinto dall'emotività generale. Finisce 1 a 1. Finisce con granata e rossoblù, miseria e nobiltà, che restano sulla soglia della salvezza. Dentro il Toro, che recrimina soprattutto per la fulminea, prima mezz'ora e per una traversa figlia degli ultimi palpitanti istanti. Fuori il Bologna, la cui reazione, nella ripresa, ma anche l'impostazione della gara, convince maggiormente. L'avvio è di marca granata, la spinta emotiva di uno stadio che sente l'impegno e di gente che ha platealmente contestato la formazione anche in occasione delle celebrazioni per i 60 anni dalla tragedia di Superga - è palpabile. Il Toro morde sulle caviglie, corre a perdifiato, intimidisce. Il Toro schiaccia il Bologna che ha il pregio di non perdersi. Facile però impostare la gara, per gli ospiti: basta difendersi. Coelho non tiene una palla, Di Vaio è circondato, dall'altra parte Rosina costringe Valiani alla vecchia marcatura a uomo, Barone e Dzemaili (quest'ultimo è il migliore) garantiscono pressione su qualsiasi portatore di palla, Rubin è un attaccante aggiunto, Stellone ci mette più "materia grigia" di Bianchi: e si vede. Barone va a segno, ma per questione di cm. La rete viene annullata. Morganti gestisce il match sulle ali dell'emotività. Il Toro è frenetico, ma sul taccuino dell'arbitro finisce soprattutto l'ospite. Col passare dei minuti il Bologna guadagna campo. E subisce il rigore, davvero un fallo microscopico, quando la spinta granata ha perso smalto e lucidità. Il finale di tempo - dopo l'1 a 0 di Rosina - prelude alla ripresa. Il Toro ha speso, ecco il ... Torero. Il Bologna - che ha perso Casarini e ritrovato Amoroso - schiaccia i granata in difesa. Calderoni è più impegnato di Antonioli, salva il vantaggio su una prodezza di Marchini, stop a liberare in area il destro, gran balzo dell'estremo. Nulla può su Osvaldo (come si fa a tenerlo in panchina?) che viaggia fin dal suo tardivo inserimento su binari di alta velocità. Il portiere lo stende e Di Vaio (presenza assenza, ma gol di importanza capitale) ringrazia. Finale con traversa di Colombo che conferma: questo Toro forsennato è acefalo. Se avesse saputo sfruttare meglio le sue qualità non si sarebbe mai e poi mai trovato in queste sabbie mobili. Proprio come col Bologna: infinite praterie a disposizione e assoluta mancanza di sangue freddo. Quello che avrebbe potuto chiudere i conti prima.